LE CARINAE

CARINAE

- Le Carinae erano quella parte della città di Roma, e propriamente dell'Esquilino, che avea il suo punto più culminante nell'odierna chiesa di s. Pietro in Vincoli, e che in discesa si estendeva nella vallata ad occidente verso il foro Romano, comprendendo così a un dipresso: lo spazio tra la Suburra al nord e il Colosseo al sud, e le terme di Tito ad est e il vicus Ciprius ad ovest ( Varro 1. 1. 5, 47. 48. Dionys. 3, 22 ; 8, 79. Liv. 26, 10. Dio Cass. 48, 38 etc). 

Nella divisione Serviana della città in tribù, apparteneva alla seconda, la Suburana; in quella di Augnsto in regioni, alla terza, Isis et Seraphis. Ivi sorgevano, oltre al tempio di Ceres e Tellus (v. Aedes p. 186), le case di Cicerone (ad Q. fr. 2, 3) e di Pompeo (Veil. 2, 77. Auct. de vir. ill. II luogo è ricordato da una lapide urbana: C. VI 9718: Olla L, Cluvi L. l{iberti) oleari de Carinis, II "custos carinorum" di una iscrizione dell'età cristiana (C. VI 9318) forse è da riferire ad esse. -

(Rodolfo Lanciani)

CARINAE, ERA IL QUARTIERE A DESTRA DEL TEMPIO DI VENERE E ROMA

Le Carinae ("carene") erano un quartiere dell'antica Roma corrispondente al settore occidentale del pendio meridionale dell'Esquilino. Era uno dei suoi quartieri più esclusivi, includeva il Fagutal, la parte nordoccidentale dell'Oppio, che si estendeva tra la Velia e il Clivus Pullius, dove vivevano molti della classe senatoria. Floro scrisse delle Carinae che erano "la più famosa parte della città" (celeberrima pars urbis).

Secondo Servio (grammatico e scrittore romano), il nome del quartiere deriva dal fatto che alcuni edifici posti in prossimità del Tempio di Tellus avevano i tetti che rappresentavano le carene (carinae) delle navi. Qui vi abitarono Marco Tullio Cicerone e Gneo Pompeo Magno, la cui casa in seguito fu di proprietà di Marco Antonio e poi del demanio imperiale, infatti vi abitò Tiberio per un periodo prima di diventare imperatore.

Il quartiere era attraversato dal vicus Cyprius, dove secondo la tradizione romana, Tullia avrebbe ucciso il padre Servio Tullio, travolgendolo con il suo carro trainato dai cavalli. Dallo stesso passo di Livio, si conosce l'esistenza di un tempio dedicato a Diana nelle Carinae.


Il quartiere probabilmente incorporava il precedente Fagutal, con la punta settentrionale del colle Oppio sul suo lato occidentale; tra il colle Veliano e il Clivus Pullius era attraversato anche dal Murus Terreus che nel IX secolo a.c., sulle pendici nord-orientali del Palatino, andò a sostituire le capanne che furono distrutte intorno al 750 a.c., 

La città arcaica, molto prima che Servio costruisse le sue mura che circondavano i sette colli, era chiusa da terrapieni fortificati che proteggevano solo quattro colli e sull'altura della Velia venne poi eretto il Murus Mustellinus, muro della donnola, che fronteggiava il Murus Terreus Carinarum, a baluardo dalle invasioni delle tribù etrusche che si erano insediate sulle exquiliae.

Via delle Carine va oggi da via Vittorino da Feltre a via del Colosseo, e fa parte del Rione Monti, Roma, ma ricorda una antica contrada romana che gli archeologi pongono tra il Colosseo e l'attuale via di San Pietro in Vincoli, dove c'erano anche la Pretura Urbana, il Tempio di Tellure, la sontuosa villa di Spurio Cassio dove Tiberio abitò prima di salire al trono, e la fastosa dimora di Pompeo Magno, è probabile che qui vi dimorassero o avessero delle proprietà la gens Carina, dalla quale discendono due imperatori romani, Marco Aurelio Caro, Imperatore dal 282 al 283, e suo figlio Marco Aurelio Carino, imperatore dal 282 al 285. 


Qui c'era la Chiesa di Santa Maria in Carinis, scomparsa, che ricordava la contrada delle Carine, e che venne incorporata nella casa ad angolo tra via del Colosseo e via del Tempio della Pace. C'era pure la chiesa di San Salvatore de Ludo, anch'essa scomparsa, e forse così chiamata per la vicinanza del Ludus Magnus, dove si allenavano i gladiatori che combattevano nel Colosseo.

La zona delle Carinae nota alle fonti letterarie latine veniva identificata alle pendici del monte Oppio, dall’area occupata dalla basilica di San Pietro in Vincoli verso la attuale via del Colosseo. Recenti scavi archeologici hanno evidenziato il percorso del Vicus ad Carinas, dalla via Sacra al quartiere delle Carinae; la strada, che correva a ovest della Velia, era racchiusa, nel tratto verso il Foro, tra il Templum Pacis e gli Horrea Piperataria, poi sostituiti dalla Basilica di Massenzio. 

Nel riassetto voluto da Augusto, la Velia, insieme con le Carinae, venne compresa nella IV Regione Templum Pacis, mentre nella divisione repubblicana le Carinae appartenevano alla Regione I Suburana e la Velia alla Regione IV Palatina. Negli strati inferiori, inoltre, si rinvennero resti di un teschio di Elephans antiquus e di altri animali preistorici.



BIBLIO

- Servio Onorato - ad Aeneid -
- Filippo Coarelli - Rome and Environs: An Archaeological Guide - University of California Press - 2014 -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I -
-  Marco Terenzio Varrone - De lingua latina -
- Floro - Epitomae -
- Cicerone - Ad Quintum fratrem - III -

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