Sembra che il nome derivi dal ricordo locale di una grande villa imperiale (II-V secolo), occupata successivamente dal monastero di San Pietro a Villamagna (IX-XIII secolo). Si trattava probabilmente di una villa rustica di epoca tardo repubblicana che alla fine del I sec. d.c. era annoverata tra le proprietà imperiali.
Secondo alcuni storici, la splendida villa sarebbe stata di proprietà del condottiero romano Pompeo Magno, passando dopo la sua morte, avvenuta nel 49 a.c., e quella dei suoi figli Gneo e Sesto, al demanio di Roma, divenendo località di riposo degli imperatori romani della famiglia degli Antonini.
In una lettera del 144-145 al suo precettore Frontone, Marco Aurelio (121 - 180) descrive, all'età di 23 anni, la sua visita di due giorni nella residenza, dove soggiornava anche l'imperatore Antonino Pio (86 - 161), suo padre adottivo:
" Siamo usciti a caccia, abbiamo fatto grandi cose; abbiamo sentito che erano stati catturati dei cinghiali, ma non abbiamo visto nulla. Abbiamo scalato una collina abbastanza ripida; poi nel pomeriggio siamo tornati a casa, io ai miei libri. Quindi, togliendomi gli stivali e i vestiti, ho letto sul mio letto per due ore l'orazione di Catone Sulla proprietà di Pulchra e un'altra in cui metteva in dubbio un tribuno. È inutile mandarmi dei libri, perché questi mi hanno seguito fin qui....
Noi stiamo bene. Ho dormito un po' troppo, a causa del mio leggero raffreddore, che sembra essersi calmato. Dalle cinque alle nove ho letto l'Agricoltura di Catone e ho scritto, meno male, grazie a Dio, di ieri. Poi ho reso omaggio a mio padre....Pulitomi la gola sono andato da mio padre e l'ho assistito nel sacrificio. Poi sono andato a pranzo.
Cosa pensate che abbia mangiato? Solo un pezzetto di pane, ma ho visto altri divorare fagioli, cipolle e aringhe ripiene di bottarga. Poi ci siamo dati alla vendemmia, e abbiamo sudato insieme ed eravamo gioiosi e così via, e come dice l'autore "abbiamo lasciato alcuni grappoli alti sulle viti". Alla sesta ora siamo tornati a casa.
Ho studiato poco e male. Poi con la mia piccola madre seduta sul letto chiacchieravo molto... Il gong suonò, cioè fu annunciato che mio padre andava ai bagni. Poi ci siamo lavati, abbiamo mangiato nella stanza della spremitura dell'olio - non ci abbiamo fatto il bagno, ma abbiamo cenato dopo aver fatto il bagno, e abbiamo sentito volentieri i contadini scherzare. "
(Lettera di Marco Aurelio a Frontone)
URNA CINERARIA DELLA VILLA |
LA DECADENZA
Peraltro nei documenti il sito è citato come castrum (1301 e 1333), di cui è successivamente attestata la rovina (castrum dirutum) in un documento del 1478 e l'incendio (Villa magna combusta est) nel 1498..I resti furono visitati nel Settecento dall'archeologo scozzese Gavin Hamilton, che riportò la presenza di alcune statue.
GLI SCAVI
A partire dal 2006 e fino al 2010 il sito è stato oggetto di scavo archeologico, sia per il periodo romano che per quello medievale:
- da parte del Museo di archeologia e antropologia (sezione mediterranea) dell'Università della Pennsylvania,
- della British School at Rome,
- della International Association for Classical Studies e della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, con il finanziamento di base della Fondazione 1984, del Comune di Anagni e del BancAnagni Credito Cooperativo.
Lo scavo è stato diretto da Elizabeth Fentress, Andrew Wallace Hadrill e Sandra Gatti. Gli scavi hanno permesso di rimettere in luce una cantina per il vino che era anche riccamente ornata di marmi, il quartiere degli schiavi e una serie di insediamenti e cimiteri del periodo altomediovale.
DESCRIZIONE
I resti della villa romana si estendono per circa 17 ettari. Parte delle strutture erano occupate da un casale ottocentesco che è stato scavato e che ha restituito le cantine dove si pigiava l'uva e dove il vino era invecchiato in dolia interrati nel pavimento.
Sotto Settimio Severo (146 - 211), nel 207, la strada che da Anagni conduceva alla villa venne lastricata, come apprendiamo da un'iscrizione oggi conservata nella cattedrale di Anagni. Dopo l'abbandono le rovine della villa furono a più riprese occupate da piccoli insediamenti produttivi (VI e IX secolo).
Un documento del 23 ottobre del 976 descrive l'occupazione del sito ad opera del monastero di San Pietro, da parte di tre nobili di Anagni, quando ebbe la grande tenuta di Villamagna. Il monastero poi decadde e venne soppresso nel 1297 da papa Bonifacio VIII e i resti vennero usati come fortilizio per una piccola guarnigione.
Peraltro nei documenti il sito è citato come castrum (1301 e 1333), di cui è successivamente attestata la rovina (castrum dirutum) in un documento del 1478 e l'incendio (Villa magna combusta est) nel 1498..I resti furono visitati nel Settecento dall'archeologo scozzese Gavin Hamilton, che riportò la presenza di alcune statue.
LA CISTERNA DELLA VILLA |
A partire dal 2006 e fino al 2010 il sito è stato oggetto di scavo archeologico, sia per il periodo romano che per quello medievale:
- da parte del Museo di archeologia e antropologia (sezione mediterranea) dell'Università della Pennsylvania,
- della British School at Rome,
- della International Association for Classical Studies e della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, con il finanziamento di base della Fondazione 1984, del Comune di Anagni e del BancAnagni Credito Cooperativo.
Lo scavo è stato diretto da Elizabeth Fentress, Andrew Wallace Hadrill e Sandra Gatti. Gli scavi hanno permesso di rimettere in luce una cantina per il vino che era anche riccamente ornata di marmi, il quartiere degli schiavi e una serie di insediamenti e cimiteri del periodo altomediovale.
I GROTTONI DI VILLAMAGNA |
DESCRIZIONE
Lo scavo ha identificato l'edificio dove si svolgeva il banchetto, con un grande doliario che giaceva nel pavimento della pressatura, dove i lavoratori pestavano l'uva. Il doliario era pavimentato con marmo prezioso, così come la sala del banchetto di fronte ad esso, dove evidentemente l'imperatore e i suoi ospiti avrebbero guardato il lavoro.
Dopo la morte di Antonino Pio e Marco Aurelio la proprietà rimase in mani imperiali. Un'iscrizione, ora conservata presso la Cattedrale di Anagni, attesta la pavimentazione da parte di Settimio Severo di una strada che conduce da Anagni alla villa nel 207. Resta da determinare quanto tardi la proprietà rimase in mani imperiali dopo questo momento all'inizio del III secolo.
LA CHIESA
A nord-est c'era un grande peristilio pertinente alla villa, sul cui lato meridionale si installò la chiesa del monastero di San Pietro a Villa Magna, di cui sono ancora in piedi le pareti.
Negli scavi sono emersi anche i resti delle successive rioccupazioni delle strutture romane con numerose sepolture (VI secolo, IX secolo e monastero). La chiesa, ricostruita nel VI secolo con l'aggiunta di un nartece (atrio della chiesa sporgente dall'edificio) sopra un precedente edificio di tardo IV-V secolo, oltre a un campanile e un chiostro, con ampia cisterna sotterranea.
Si trattava del monastero benedettino, S. Pietro di Villamagna. Il periodo più ricco della sua storia va dal X al XIII sec., quando il monastero si ingrandisce e diviene fulcro locale del processo di incastellamento della zona. Attorno all'edificio sorge un castrum. Verso la fine del Duecento, dopo un lungo periodo di splendore, subì una forte ed improvvisa decadenza in seguito alla quale fu soppresso e annesso da Bonifacio VIII alla cattedrale di Anagni.
A nord della cantina è stato scavato un edificio del III secolo in uso fino alla fine del V secolo, costituito da due ali separate da un corridoio scoperto, ciascuna con una serie di piccoli ambienti, pavimentati in terra battuta e in alcuni casi con piccoli doli interrati. Si tratta probabilmente delle stanze degli schiavi che lavoravano nella villa, tra cui, in base ai materiali rinvenuti, si ipotizza anche un'ampia presenza femminile.
GLI SCAVI |
IL PORTICATO
L'edificio era fiancheggiato sul lato sud da un porticato lungo una strada basolata, privo di accessi dagli ambienti interni. Ad est della strada moderna si trovano altri ambienti, forse pertinenti ad un piccolo complesso termale e relative cisterne.
I RESTI
Il sito della villa oggi mostra poco del suo antico splendore, anche se gli scavi stanno portando alla luce le grandi quantità di marmi, mosaici e affreschi che un tempo la decoravano. I resti visibili in superficie, che coprono almeno una dozzina di ettari, consistono in:
- tre serie di cisterne alimentate da un acquedotto che probabilmente conduce da una sorgente alla base della collina boscosa,
- una serie di sottostrutture (sottostanti un casale del XIX secolo) che erano le sostruzioni per una parte dell'antica villa,
- varie tracce di altre sostruzioni sul lungo crinale che scende dal casale verso la strada.
- M. De Meo, "S. Pietro di Villamagna presso Anagni: una villa romana si trasforma in abbazia - Quaderni di architettura e restauro - Rome - 1998 -
- E. Fentress, S. Gatti, C. Goodson, S. Hay, A. Kuttner, M. Maiuro - "Excavations at Villa Magna" - Fasti Online Documents & Research: 68 - 97 -
- E. Fenress, C. Goodson, M. Maiuro, M. Andrews, A Dufton - Villa Magna. An Imperial Estate and its Legacies. Excavations 2006-2010 - Archaeological Monographs of the British School at Rome 23.
- G. Giammaria - Monumenti di Anagni 3 - ed. "Villamagna"Anagni - 1999 -
- G. Giammaria - Monumenti di Anagni 3 - ed. "Villamagna"Anagni - 1999 -
- C. D. Flascassovitti - Le Pergamene del Monastero di S. Pietro di Villamagna (976-1237) - Lecce - 1994 -
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