MARCO VELLEIO PATERCOLO - M. VALLEIUS PATERCULUS



Nome: Marcus Velleius Paterculus
Nascita: Aeclanum o Capua 19 a.c. circa 
Morte: 31 d.c. circa
Antenato: Decio Minazio Magio per parte di madre
Antenato: Minato Magio
Nonno paterno: Gaio Velleio Patercolo
Padre: Gaio Velleio Patercolo
Fratello: Magio Celere Velleiano
Professione: storico e militare

Marco Velleio Patercolo è stato un militare ma soprattutto uno storico romano, autore di un'opera intitolata "Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo".



IL PRIMO PERIODO IMPERIALE

La storiografia del periodo riporta due posizioni opposte:
- c'erano coloro che contestavano il nuovo ordine imperiale, come Aulo Cremuzio Cordo, rimpiangendo ed esaltando il periodo repubblicano;
- e coloro che invece celebravano il nuovo governo sotto la dinastia giulio-claudia come portatrice di benessere e di pace, come Quinto Curzio Rufo e Velleio Patercolo.

- Curzio Rufo, nell' "Historia Alexandri Magni regis Macedonum", elogiava la monarchia macedone, sostenendo che la morte di Alessandro Magno ne aveva provocato la frantumazione dell'impero, che avrebbe potuto reggersi solo sotto il comando di una forte personalità. Contemporaneamente affermava che i Romani dovessero essere grati al nuovo princeps (Claudio), per il fatto di tenere unito un impero tanto vasto come quello romano.
 
- Velleio Patercolo solo nel XX secolo venne rivalutato come storico, ma pure come scrittore per l'umanitas con cui riusciva a rendere i suoi personaggi, dopo che da tempo infinito era stato considerato come un asservito adulatore dell'imperatore Tiberio.

Ma Patercolo per molti anni aveva militato sotto il comando di Tiberio, il quale, bisogna riconoscerlo, era un bravissimo generale e pertanto molto apprezzato dai soldati, e fu proprio l'imperatore a concedergli la pretura.



LE ORIGINI

Di origine campana, il praenomen Marcus è attestato da Prisciano; alcuni storici moderni lo identificano però con Gaio Velleio Patercolo, il cui nome appare su una pietra miliare africana. 

Il nonno paterno, Gaio Velleio Patercolo, fu comandante del genio con Gneo Pompeo Magno e aiutò, dando la vita, Tiberio Claudio Nerone (padre del futuro imperatore Tiberio) e la moglie Livia Drusilla durante la loro fuga. 

Il padre, Velleio, era stato il comandante della cavalleria di Tiberio mandato da Augusto in Germania fra il 19 a.c. e il 14 a.c.

Probabilmente nato ad Aeclanum o a Capua in quanto discendente diretto - per parte materna - di Decio Magio, sannita, esponente di punta del partito fedele a Roma, il principale oppositore all'alleanza fra la sua città e i Cartaginesi.

Quando Annibale entrò in Capua accolto festosamente dalla fazione filocartaginese, Decio Magio rifiutò di rendergli omaggio, venne arrestato e Annibale ordinò di tradurlo a Cartagine ritenendo pericoloso e controproducente giustiziarlo davanti ai suoi concittadini.

Magio si salvò grazie ad una tempesta che spinse la nave fuori rotta. Approdato a Alessandria fu liberato dal re Tolomeo IV e rimase per il resto della vita in Egitto. Era antenato della madre di Velleio Patercolo.

Altro antenato di Velleio fu Minato Magio, durante la "Guerra Sociale" (99 a.c. - 91 a.c.) quando tutta l'Italia entrò in guerra contro i romani, poiché avevano ucciso il pretore dei romani e i suoi ambasciatori. 

Molta gloria deve essere attribuita a Minato Magio, che, nipote di Decimo Magio, sovrano dei campani, uomo famosissimo, assicurò tanta fede ai romani, che con una legione che aveva arruolato nella stessa Irpinia, prese Ercolano, espugnò Pompei e occupò Cosenza. 

Il popolo romano, grato di tanti servigi gli concesse la stessa cittadinanza e la nomina dei suoi due figli a pretori. Per queste benemerenze gli fecero inoltre iscrivere la sua gente alla ben più illustre tribù Cornelia anziché alla tribù Galeria come il resto del territorio.



IL CURSUM HONORUM

- Prestò servizio in Tracia come tribunus militum negli anni successivi all'anno 1.

- Dal 4 al 6 anche Velleio Patercolo fu magister equitum di Tiberio.

- Nel 7, per rimanere con il suo comandante, come egli stesso racconta  rinunciò persino a diventare governatore di una provincia romana, di cui non ci è stato tramandato il nome.

- Inviato in Pannonia come legatus Augusti, alla guida di rinforzi a Tiberio, impegnato a sedare la rivolta, rimase con lui fino al 12.

- Fu eletto questore, poi pretore, e poi senatore. Divenne pure tribuno della plebe.

Nel 14, assieme al fratello Magio Celere Velleiano legatus al seguito di Tiberio nella guerra in Dalmazia, partecipò al trionfo di Tiberio per le vittorie sui Pannoni e sui Dalmati.

Dall'anno 14, quando Tiberio lo nomina pretore, al 30 non si hanno più notizie di Velleio Patercolo.



STORIA ROMANA

La nomina di Vinicio a console forse inaspettata fece si che Velleio dovesse pubblicare la sua opera dedicata ancora da rivedere, ma questa revisione o non è stata pubblicata o non si è conservata. Così Velleio nel 30, pubblicò la sua Storia romana (Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo) dedicata a Marco Vinicio, console in quell'anno.

Velleio conosceva Vinicio anche perché, con il grado di tribunus militum, nell'anno 1 aveva operato agli ordini di suo padre Publio Vinicio in Macedonia in Tracia e in una missione diplomatica presso i Parti. Vinicio nel 37 fu poi nominato commissario da Tiberio. Tra il 38 e il 39 divenne proconsole della provincia d'Asia e nel 45 fu console per la seconda volta.



IL SILENZIO

Dopo il 30 Velleio Patercolo scompare nuovamente dalle cronache e se ne perdono le tracce definitivamente. Nessuno storico, nessun autore contemporaneo o di poco successivo lo cita, nonostante abbia condotto una vita brillante sia nell'esercito, sia nel campo della politica, sia come autore per 30-35 anni.

Forse a causa della di lui morte relativamente precoce (attorno ai cinquant'anni); o forse per i legami con Seiano (da Patercolo definito «uomo pieno di zelo e leale») a cui lo storico era probabilmente legato. Per Henry Dodwell (1641-1711) Velleio Patercolo, venne coinvolto nella caduta di Seiano o magari prudentemente, si sia limitato a condurre una vita ritirata di storico e letterato.



LA RISCOPERTA

La sua opera fu rinvenuta nel 1515 in un'abbazia da Beatus Rhenanus che ne curò e pubblicò i manoscritti nel 1520 a Basilea. 

Rispetto al servilismo Patercolo era stato per molti anni soldato al servizio di Tiberio, che era un grande e capace comandante, e che l'aveva infine anche fatto eleggere alla pretura. Si è riconosciuta, inoltre, una buona capacità nel tratteggiare i personaggi.

Nella sua opera storica, Patercolo è un deciso conservatore che inneggia a Pompeo e Seiano mentre  odia i sobillatori come i fratelli Gracchi. La valutazione così negativa deriva dalla supposta adulazione di Velleio verso l'imperatore Tiberio, giudicato da Tacito un pessimo imperatore. Gli storici contemporanei, invece, rivalutano in parte la figura di Tiberio e quindi l'ammirazione di Velleio per l'imperatore può apparire in certi casi giustificata.


BIBLIO

- Henry Dodwell, Annales Velleiani, Quintilianei, Statiani, 1698.
- Albino Garzetti, L'impero da Tiberio agli Antonini, in Storia di Roma dell'Istituto Nazionale di Studi Romani, n. 6, Bologna, Cappelli, 1960.
- Italo Lana, Velleio Patercolo o Della propaganda, Torino, Giappichelli, 1952.
- Velleio Patercolo, Historia romana, Antuerpiae, Ex Officina Plantiniana, apud Ioannem Moretum, 1600.
- Spiridione Petrettini (a cura di), Della Istoria Romana di Cajo Vellejo Patercolo a M. Vinicio console, Venezia, Giuseppe Antonelli, 1839 -

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