PONTE DI CECCO (Marche)




Appena fuori il centro storico di Ascoli Piceno, nella zona di Porta Maggiore, sul fiume Castellano sorge un bellissimo ponte romano edificato nel I sec. a.c., il primo ponte in muratura della città, che consentiva all’antica Salaria di proseguire fino all'importante centro di “Castrum Truentinum”, sulla costa adriatica. 

Durante diverse campagne di scavo svoltesi dal 1991 al 1995, è infatti tornata alla luce la città romana di Castrum Truentinum (oggi Martinsicuro. prov. di Teramo), in particolare il quartiere portuale e commerciale, il macellum e una strada basolata, ma tutto è stato poi disgraziatamente e totalmente ricoperto.

Molto a lungo questo ponte è stato erroneamente identificato, come un'opera di epoca medioevale. Infatti il Ponte sarebbe stato edificato in una notte dal poeta e astrologo Cecco d’Ascoli che l'avrebbe realizzato con arti magiche e con l'aiuto del diavolo. 

In realtà fu Mastro Cecco Aprutino che nel 1349 restaurò il ponte piuttosto malridotto e, su commissione di Galeotto I Malatesta, lo collegò al Forte Malatesta e alla “cittadella” dove lo stesso Malatesta fece erigere la sua residenza.



GIAMBATTISTA CARDUCCI
 
Il ponte venne realizzato in travertino e pietra e come tutti i ponti romani era stato costruito per durare in eterno. L'architetto archeologo Giambattista Carducci che si affermò come architetto innanzitutto nell'area fermana, per poi estendere il suo operato al territorio nazionale, affiancò al lavoro di progettazione, soprattutto nella nascente area urbanistica di Fermo, il lavoro di autore, pubblicando nel 1853 una guida della città di Ascoli Piceno.

La fama e il suo lavoro gli garantirono una buona posizione economica, grazie alla quale poté dedicarsi al collezionismo di reperti archeologici e di opere d'arte di ogni genere, oltre all'opera di beneficenza a favore di istituti di istruzione. 

Fu proprio Giambattista Carducci a riconoscere il ponte, fino ad allora ritenuto medievale, come sicura costruzione romana dell'età repubblicana, riscontrando affinità di fabbricazione con altri ponti coevi realizzati lungo la strada consolare Salaria.




DESCRIZIONE

Il ponte è realizzato in opera quadrata (opus quadratum) a murazione liscia, seguendo il canone architettonico dell'orizzontalità e della uniforme altezza degli strati. Le pietre utilizzate sono ordinatamente posizionate in modo che ogni fila verticale poggi sul pieno della pietra sottostante.

La struttura del ponte è costituita da due campate ad arco, la maggiore, centrale, con una luce di 14,50 m; la minore, laterale, con una luce di 7,5 m. L'altezza del piano stradale dal pelo dell'acqua è di 25 m.
Nella zona centrale si trova una costruzione a forma di casupola, detta "casetta del dazio", che era utilizzata come alloggiamento per incardinare il portone d'ingresso alla città.



LA RICOSTRUZIONE

Il ponte ha tutta l'aria di un' opera di collegamento tra le due sponde del Castellano, costituendo l'uscita orientale della strada Salaria che un tempo attraversava trasversalmente tutta la città di Ascoli, consentendo il passaggio tanto ai traffici commerciali quanto alle legioni romane.

Comunque il ponte attuale è la ricostruzione integrale e puntigliosa dell'originario, avvenuta negli anni 60, con l'impiego preciso dello stesso materiale recuperato con tenacia e pazienza dalle acque del torrente sottostante. Il vecchio ponte venne infatti distrutto, nel corso della seconda guerra mondiale, dai guastatori tedeschi.


BIBLIO

- Giambattista Carducci - Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno - Arnaldo Forni Editore - Fermo - 1853 -
- Antonio De Santis - Ascoli nel Trecento, vol. I (1300 - 1350) - Collana di Pubblicazioni Storiche Ascolane - Grafiche D'Auria - Ascoli Piceno - 1999 -
- Antonio Rodilossi - Ascoli Piceno città d'arte - "Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei - Grafiche STIG - Modena - 1983 -
- Giuseppe Marinelli - Dizionario Toponomastico Ascolano - La Storia, i Costumi, i Personaggi nelle Vie della Città - D'Auria Editrice - Ascoli Piceno - 2009 -



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