Della stessa, circa un secolo fa, nel 1922, era stata messa in luce una superficie di circa 270 metri quadrati del settore residenziale (la pars dominica), con varie stanze splendidamente pavimentate a mosaico.
Una serie di trincee ha permesso di individuare alcune strutture inedite, appartenenti sicuramente a un settore di servizio (la pars rustica), e finalmente è venuto in luce il limite nord dello scavo del 1922, con la riscoperta di una porzione della pavimentazione a mosaico di quello che l'archeologa Tina Campanile interpretò come il lato meridionale di un lungo portico colonnato, forse aperto su un giardino interno.
1887 rinvenimento casuale - Venne scoperto, a m 1,25 di profondità, un tratto di mosaico pavimentale e, con la prosecuzione dello scavo, ne emersero almeno altri tre che furono acquistati dal Comune di Verona.
Una serie di trincee ha permesso di individuare alcune strutture inedite, appartenenti sicuramente a un settore di servizio (la pars rustica), e finalmente è venuto in luce il limite nord dello scavo del 1922, con la riscoperta di una porzione della pavimentazione a mosaico di quello che l'archeologa Tina Campanile interpretò come il lato meridionale di un lungo portico colonnato, forse aperto su un giardino interno.
RICOSTRUZIONE DELLA VILLA |
Le tessere di pietra dai vivaci colori, bianche, rosse, rosa, arancio, viola, gialle, disegnano sulla superficie del mosaico dei motivi geometrici, i “nodi di Salomone” e “nodia otto capi”, inscritti in ottagoni alternati a rombi.
Grazie ad un ulteriore finanziamento ministeriale, le ricerche archeologiche, al momento sospese per non intralciare l'attività di viticoltura, riprenderanno in autunno a vendemmia conclusa e saranno estese anche ad aree vicine che potrebbero custodire altri resti della villa romana, in modo da identificare i limiti del sito archeologico da sottoporre ad adeguata tutela.
Stavolta per la salvaguardia dell'antico e del nuovo si tende a salvare l'antica villa e il buon vino locale, anch'esso parte delle attrattive turistiche del luogo che dovrà essere organizzato in tal senso.
LA STORIA DEL SITO
Conseguenza: reinterro
1922 scavi (parziali) Soprintendenza alle Antichità delle Venezie – In seguito al rinvenimento di un altro lacerto musivo, nel corso di lavori agricoli, nel 1922 fu condotto uno scavo da parte della Soprintendenza alle Antichità, che mise in luce nuovi ambienti pavimentati a mosaico.
1975 scavo (parziale) Soprintendenza alle Antichità del Veneto – Nel 1975 lo sbancamento per l'edificazione di un’abitazione privata, in un’area adiacente, permise di individuare un’ulteriore ambiente con pavimentazione musiva.
Sembra trattarsi di una villa rustica, a carattere residenziale e produttivo di media età imperiale (III sec. d.c.), di cui fu esplorata solo una parte del settore residenziale (pars urbana), con la messa in luce di una grande sala rettangolare, affiancata da altri ambienti laterali e un lungo portico settentrionale.
Un ulteriore finanziamento del Ministero della Cultura e del Bacino Imbrifero Montano dell’Adige hanno consentito di riprendere lo scavo archeologico in estensione, che è in corso anche grazie al protocollo d'intesa per lo studio e la valorizzazione del sito stipulato con l'Università di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà.
L’ubicazione di questa villa romana in una splendida posizione sopraelevata, a breve distanza dall’abitato di Negrar di Valpolicella, immersa tra i filari dei vigneti di uve Valpolicella destinate alla produzione dei celebri vini, costituisce un valore aggiunto alla potenzialità attrattiva del sito.
Adeguatamente valorizzato con strutture e percorsi attrezzati per la visita, l’area archeologica, oltre che un nuovo luogo della cultura straordinariamente evocativo del paesaggio antico, potrà diventare un ulteriore volano per lo sviluppo culturale, turistico ed economico della valle, rafforzando a livello nazionale e internazionale l’attrazione di un territorio già celebre per i suoi vini.
Il soprintenedente Vincenzo Tiné ha spiegato:
Il tentativo è quello di raccogliere disponibilità e risorse da parte di tutti gli attori in campo. Per la fase di "valorizzazione" sarà un po' più complesso rispetto a quella iniziale, perché finito lo scavo estensivo, si spera per la primavera dell'anno prossimo, dovrà essere scattata con il contributo del ministero della Cultura la fase di allestimento delle strutture.
Con qualche difficoltà rappresentata dal fatto che lo Stato dovrà investire importanti fondi su un'area privata, ma l'interesse è proprio quello di riuscirci senza snaturare questa modalità sinergica di collaborazione che non tende ad espropriare, non tende a mettere per forza tutto nella mano pubblica, ma a lasciare ai privati, non solo la proprietà, bensì anche qualche forma di gestione del sito.
Perché l'interesse qui è mettere insieme l'archeologia ed il prodotto caratteristico della Valpolicella: il vino. Che è un prodotto culturale, sono filoni interconnessi anche solo dal punto di vista culturale, perché il vino vale quanto l'archeologia e viceversa, qui abbiamo due filoni da coltivare».
1922 scavi (parziali) Soprintendenza alle Antichità delle Venezie – In seguito al rinvenimento di un altro lacerto musivo, nel corso di lavori agricoli, nel 1922 fu condotto uno scavo da parte della Soprintendenza alle Antichità, che mise in luce nuovi ambienti pavimentati a mosaico.
Conseguenza: reinterro
1975 scavo (parziale) Soprintendenza alle Antichità del Veneto – Nel 1975 lo sbancamento per l'edificazione di un’abitazione privata, in un’area adiacente, permise di individuare un’ulteriore ambiente con pavimentazione musiva.
Conseguenza: reinterro
LA VILLA RUSTICA
Sembra trattarsi di una villa rustica, a carattere residenziale e produttivo di media età imperiale (III sec. d.c.), di cui fu esplorata solo una parte del settore residenziale (pars urbana), con la messa in luce di una grande sala rettangolare, affiancata da altri ambienti laterali e un lungo portico settentrionale.
Tutti gli ambienti presentano una pavimentazione decorata a mosaico. Nella sala centrale vi erano cinque quadri figurati inseriti in riquadri geometrici: un emblema con una scena mitologica al centro, putti in veste d'auriga nei quattro riquadri laterali. I pavimenti degli altri ambienti presentavano invece pregevoli decorazioni geometriche.
Sono stati rinvenuti inoltre:
- numerosi lacerti di intonaco dipinto,
- varie monete tra cui un sesterzio di Lucio Vero (161-169 d.c.),
- un piccolo braccialetto,
- un anello
- un ago da cucito in bronzo,
- un campanello
- i piedi di una piccola figura in terracotta con tracce di doratura.
Come spiegato in una nota del Comune di Negrar di Valpolicella, infatti, l'intervento di scavo è ripreso, nonostante l’emergenza Covid, grazie ad un accordo di collaborazione pubblico-privato tra la Soprintendenza e i proprietari dei terreni, l'Azienda Agricola La Villa di Benedetti Matteo e Simone e la Società Agricola Franchini srl.
Come spiegato in una nota del Comune di Negrar di Valpolicella, infatti, l'intervento di scavo è ripreso, nonostante l’emergenza Covid, grazie ad un accordo di collaborazione pubblico-privato tra la Soprintendenza e i proprietari dei terreni, l'Azienda Agricola La Villa di Benedetti Matteo e Simone e la Società Agricola Franchini srl.
I proprietari dei terreni «si sono dimostrati particolarmente sensibili e collaborativi, mettendo a disposizione le aree da poco acquisite dai precedenti proprietari, rinunciando a indennità di occupazione e premi di rinvenimento e sostenendo parte delle spese per lo scavo dei livelli romani».
Un ulteriore finanziamento del Ministero della Cultura e del Bacino Imbrifero Montano dell’Adige hanno consentito di riprendere lo scavo archeologico in estensione, che è in corso anche grazie al protocollo d'intesa per lo studio e la valorizzazione del sito stipulato con l'Università di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà.
Altri finanziamenti saranno necessari per il completamento dello scavo in estensione e per la valorizzazione del sito come area archeologica attrezzata per la pubblica fruizione.
L’ubicazione di questa villa romana in una splendida posizione sopraelevata, a breve distanza dall’abitato di Negrar di Valpolicella, immersa tra i filari dei vigneti di uve Valpolicella destinate alla produzione dei celebri vini, costituisce un valore aggiunto alla potenzialità attrattiva del sito.
Adeguatamente valorizzato con strutture e percorsi attrezzati per la visita, l’area archeologica, oltre che un nuovo luogo della cultura straordinariamente evocativo del paesaggio antico, potrà diventare un ulteriore volano per lo sviluppo culturale, turistico ed economico della valle, rafforzando a livello nazionale e internazionale l’attrazione di un territorio già celebre per i suoi vini.
Il soprintenedente Vincenzo Tiné ha spiegato:
Il tentativo è quello di raccogliere disponibilità e risorse da parte di tutti gli attori in campo. Per la fase di "valorizzazione" sarà un po' più complesso rispetto a quella iniziale, perché finito lo scavo estensivo, si spera per la primavera dell'anno prossimo, dovrà essere scattata con il contributo del ministero della Cultura la fase di allestimento delle strutture.
Con qualche difficoltà rappresentata dal fatto che lo Stato dovrà investire importanti fondi su un'area privata, ma l'interesse è proprio quello di riuscirci senza snaturare questa modalità sinergica di collaborazione che non tende ad espropriare, non tende a mettere per forza tutto nella mano pubblica, ma a lasciare ai privati, non solo la proprietà, bensì anche qualche forma di gestione del sito.
Perché l'interesse qui è mettere insieme l'archeologia ed il prodotto caratteristico della Valpolicella: il vino. Che è un prodotto culturale, sono filoni interconnessi anche solo dal punto di vista culturale, perché il vino vale quanto l'archeologia e viceversa, qui abbiamo due filoni da coltivare».
STORIA DELLO SCAVO
(Fonte)
Nel 1886 nella frazione di Villa nel Comune di Negrar di Valpolicella (Verona), nel podere Cortesele, furono scoperte le tracce di una grande villa di epoca romana. Venne in luce anche un mosaico, che fu acquistato dal Comune di Verona ed è attualmente esposto al Museo Archeologico del Teatro Romano.
Nel 1922 l’archeologa Tina Campanile (prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene), per incarico della Soprintendenza ai Musei e agli Scavi del Veneto, indagò un'area di circa 270 mq pertinente alla parte residenziale (pars urbana) di una villa rustica databile alla media/tarda età imperiale (II-III d.c.)
Nuovi mosaici pavimentali policromi, di straordinario pregio ed eccezionale stato di conservazione, vennero in luce anche in questa fase, insieme a frammenti di intonaci parietali dipinti a vivaci colori. Nel 1975 in una proprietà adiacente fu rinvenuto un altro ambiente con pavimento a mosaico, oggi interpretabile come pertinente all’ingresso della villa, il vestibulum.
Dal 2016 la Soprintendenza è tornata ad operare nell’area al fine di rintracciare il sito e documentarne lo stato di conservazione. Un progetto di indagine sistematica, curato dal funzionario incaricato delle ricerche dr. Gianni De Zuccato, è stato presentato nel 2017 all'amministrazione comunale di Negrar di Valpolicella, che ha immediatamente affiancato la Soprintendenza nella sua realizzazione.
Dal 2016 la Soprintendenza è tornata ad operare nell’area al fine di rintracciare il sito e documentarne lo stato di conservazione. Un progetto di indagine sistematica, curato dal funzionario incaricato delle ricerche dr. Gianni De Zuccato, è stato presentato nel 2017 all'amministrazione comunale di Negrar di Valpolicella, che ha immediatamente affiancato la Soprintendenza nella sua realizzazione.
Le indagini sono quindi proseguite nel 2018 con una campagna di prospezione geofisica e con sondaggi stratigrafici nel 2019 e nel 2020, resi possibili da un finanziamento del Ministero della Cultura. La scoperta di nuove strutture murarie e pavimentali della villa, attigue alle precedenti e probabilmente pertinenti alle parti rustica e fructuaria della villa, ha rivelato la sua notevole ampiezza e complessità planimetrica.
Sulla scorta di queste nuove acquisizioni della ricerca il Ministero della Cultura ha dichiarato l’interesse culturale particolarmente importante del sito con provvedimento di vincolo (ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera a del Codice dei Beni Culturali).
Sulla scorta di queste nuove acquisizioni della ricerca il Ministero della Cultura ha dichiarato l’interesse culturale particolarmente importante del sito con provvedimento di vincolo (ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera a del Codice dei Beni Culturali).
Appariva, però, evidente che solo la realizzazione di veri e propri scavi stratigrafici in estensione avrebbe consentito di estendere le conoscenze all’articolazione dell'insediamento, alle sue fasi costruttive e alle vicende che ne hanno caratterizzato la frequentazione, l’abbandono e la distruzione oltre a i riportare alla luce le diverse evidenze monumentali e le splendide pavimentazioni musive.
BIBLIO
- L. Crema - L’architettura romana - Torino - 1959 -
- Procopius - De Aedificiis - 3.5.8.11. -
- Procopius - De Aedificiis - 3.5.8.11. -
- Pierre Grimal - Les villes romaines - PUF - Que sais-je nº 657 - I édition - 1954 - VII éd. en 1990 -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli - Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica - L'Erma di Bretschneider - 1997 -
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