LIGURI |
– Tito Livio, Ab Urbe condita, XXVII, 39; 48
I LIGURI
Prima del 173 a.c., l’anno della battaglia di Carystum, i Liguri piemontesi dovevano aver vissuto in pace con i Romani e pure con le altre popolazioni del centro Italia. Infatti i ritrovamenti archeologici rilevano una fitta serie di commerci, sviluppata soprattutto dai Bagienni, un'antica popolazione ligure che si insediò nell'alta Valle del Tanaro, e in tutto il Piemonte sud-occidentale.
La loro capitale fu chiamata Julia Augusta Bagiennorum (ora Bene Vagienna) all'epoca degli Etruschi, che è la popolazione che compare più spesso nelle cronache degli storici romani, segno di una certa prosperità economica e influenza politica anche al di fuori del loro territorio.
I Liguri compaiono nella storia romana con la grande minaccia di Annibale che attraversò le Alpi con gli elefanti (facendoli morire quasi tutti) e giunse in Piemonte dove arruolò come mercenari dei guerrieri celto-liguri piemontesi indipendenti dai Romani.
Infatti fra gli alleati italici dei Romani presenti della famosa battaglia di Canne figurano, citati nello scritto in versi "Punica" di Silio Italico, proprio i Bagienni che dunque probabilmente avevano buoni rapporti con la Repubblica romana fin dal 216 a.c. data della battaglia.
La grande opera storica di Tito Livio, qui riporta il racconto della battaglia di Carystum, ricca di particolari, qui come altrove, sulle guerre combattute nello stesso periodo per imporre il dominio romano in Grecia, con la narrazione dettagliata di ambasciate e scontri diplomatici oltre che militari.
Purtroppo Livio non ci spiega per quale motivo le legioni del console Marco Popilio Lenate arrivano di fronte a Carystum spingendo l’esercito degli Statielli (popolo ligure) a scendere in battaglia, per cui l’azione del console sembra provocatoria di questo scontro.
Il combattimento tra i due eserciti per circe tre ore (un tempo lunghissimo e devastante per una battaglia) era apparso in equilibrio, poi la cavalleria romana ebbe il sopravvento e gli Statielli persero in battaglia 10.000 combattenti, mentre i romani tremila.
La grande opera storica di Tito Livio, qui riporta il racconto della battaglia di Carystum, ricca di particolari, qui come altrove, sulle guerre combattute nello stesso periodo per imporre il dominio romano in Grecia, con la narrazione dettagliata di ambasciate e scontri diplomatici oltre che militari.
Per gli antichi romani la conquista della Grecia era una vittoria, oltre che militare, sulla massima civiltà che era considerata faro di cultura e erudizione nel mondo dell'epoca. Al di fuori di questo c'era solo la barbarie, una visione del mondo che resterà nel popolo romano anche nel periodo imperiale.
Ma Roma fu davvero un faro nel mondo, visto che fu l'unica, a parte la Grecia ad avere leggi che tutelassero i cittadini ma pure leggi che assicurassero la correttezza dei comportamenti anche in politica estera. E questo tratto emerge proprio in occasione dello scontro presso Carystum.
ELMO LIGURE |
GLI ALLEATI DI CARTAGINE
Roma fin dal 238 a.c. affrontò più di una volta i Liguri in battaglia, ma si trattava delle popolazioni che vivevano in Liguria e in Toscana. Soprattutto li affrontò durante le guerre puniche, essendo buona parte di queste alleate da tempo con Cartagine e dunque nemiche di Roma (anche se nel 205 a.c. cercarono di smarcarsi in qualche modo da questa scomoda guerra). La Repubblica romana invece poteva contare sull’appoggio dei Taurini e dell’antica Genua (oltre ai Bagienni).
Tuttavia fino al 173 a.c. non si hanno notizie di interventi delle Legioni romane in territorio piemontese e l’episodio che viene riportato da Tito Livio è tragicamente bizzaro ma anche illuminante sui rapporti delle popolazioni piemontesi preromane con la Repubblica. E fu qui che avvenne il bizzarro episodio dello scontro militare avvenuto fra le legioni di Marco Popilio Lenate, Console della Repubblica romana.
Roma fin dal 238 a.c. affrontò più di una volta i Liguri in battaglia, ma si trattava delle popolazioni che vivevano in Liguria e in Toscana. Soprattutto li affrontò durante le guerre puniche, essendo buona parte di queste alleate da tempo con Cartagine e dunque nemiche di Roma (anche se nel 205 a.c. cercarono di smarcarsi in qualche modo da questa scomoda guerra). La Repubblica romana invece poteva contare sull’appoggio dei Taurini e dell’antica Genua (oltre ai Bagienni).
I LIGURI |
Purtroppo Livio non ci spiega per quale motivo le legioni del console Marco Popilio Lenate arrivano di fronte a Carystum spingendo l’esercito degli Statielli (popolo ligure) a scendere in battaglia, per cui l’azione del console sembra provocatoria di questo scontro.
Gli Statielli (o Liguri Statielli o anche Liguri Stazielli) erano un’antica popolazione appartenente al gruppo più ampio dei Liguri. La loro capitale era Carystum, dove sorge l’odierna città di Acqui Terme.
Si trattò dunque di una battaglia terribile con un'infinità di morti e feriti. Comunque ciò che restava dell’esercito ligure si radunò a Carystum nuovamente.
Qui si accorsero di essere rimasti in 10.000 e si resero conto di non avere speranze, così si arresero senza combattere ulteriormente. Il console romano fu spietato. prese tutte le loro armi e i loro beni, li fece prigionieri, vendendoli come schiavi, e distrusse completamente il centro di Carystum.
IL SENATO ROMANO |
IL SENATO ROMANO
Il suo rapporto venne letto nel Senato romano, che deteneva nella Repubblica il potere decisionale, dal pretore Aulo Atilio e l’assemblea romana non fu affatto felice dell’impresa. Censurò il comportamento provocatorio del console e il suo atteggiamento vessatorio verso il nemico che si era arreso senza opporre resistenza. Una frase del testo di Livio risulta illuminante sull’atteggiamento degli antichi romani:
“Tante migliaia di persone innocenti, che invocavano la leale protezione del popolo romano, erano state messe in vendita, deportate in ogni parte, ridotte all’impotenza e fatte schiave di genti che un tempo erano nemiche dichiarate del popolo romano: ben triste esempio, tale da togliere a tutti, in seguito, la voglia di consegnarsi ai Romani”.
In base a queste considerazioni il Senato decise che il Console avrebbe dovuto restituire la libertà e i beni confiscati ai Liguri, insomma che nel limite del possibile la situazione tornasse allo stato precedente la battaglia.
Marco Popilio Lenate, che si attendeva elogi pubblici, e magari anche un trionfo, non riusciva a credere alla decisione del Senato. Tornò a Roma convinto di riuscire a portare l’assemblea dalla sua parte, ma ricevette di persona lo stesso trattamento riservatogli in sua assenza.
Il caso si trasformò l’anno successivo in un clamoroso scontro fra Senato e consoli. Infatti il posto di Marco fu preso da Gaio Popilio Lenate, suo fratello, che convinse il collega Publio Elio Ligure a sostenere le ragioni del parente, ma il Senato era irremovibile, tanto da non affidare gli incarichi militari per quell’anno finché la deliberazione sui Liguri (il Senatoconsulto) non fosse stata rispettata nella sua interezza.
Il suo rapporto venne letto nel Senato romano, che deteneva nella Repubblica il potere decisionale, dal pretore Aulo Atilio e l’assemblea romana non fu affatto felice dell’impresa. Censurò il comportamento provocatorio del console e il suo atteggiamento vessatorio verso il nemico che si era arreso senza opporre resistenza. Una frase del testo di Livio risulta illuminante sull’atteggiamento degli antichi romani:
“Tante migliaia di persone innocenti, che invocavano la leale protezione del popolo romano, erano state messe in vendita, deportate in ogni parte, ridotte all’impotenza e fatte schiave di genti che un tempo erano nemiche dichiarate del popolo romano: ben triste esempio, tale da togliere a tutti, in seguito, la voglia di consegnarsi ai Romani”.
In base a queste considerazioni il Senato decise che il Console avrebbe dovuto restituire la libertà e i beni confiscati ai Liguri, insomma che nel limite del possibile la situazione tornasse allo stato precedente la battaglia.
Marco Popilio Lenate, che si attendeva elogi pubblici, e magari anche un trionfo, non riusciva a credere alla decisione del Senato. Tornò a Roma convinto di riuscire a portare l’assemblea dalla sua parte, ma ricevette di persona lo stesso trattamento riservatogli in sua assenza.
Il caso si trasformò l’anno successivo in un clamoroso scontro fra Senato e consoli. Infatti il posto di Marco fu preso da Gaio Popilio Lenate, suo fratello, che convinse il collega Publio Elio Ligure a sostenere le ragioni del parente, ma il Senato era irremovibile, tanto da non affidare gli incarichi militari per quell’anno finché la deliberazione sui Liguri (il Senatoconsulto) non fosse stata rispettata nella sua interezza.
A confermare le ragioni dell’assemblea ci fu un nuovo episodio di scontro fra Marco Popilio, diventato proconsole, e gli Statielli, che aveva messo in agitazione le popolazioni piemontesi, ormai stanche di queste continue vessazioni.
IL PROCESSO
Il Senato fece approvare un plebiscito che autorizzava l’avvio di un’inchiesta sulla battaglia di Carystum. si trattava in sostanza di un’accusa vera e propria contro l’ex console, che venne salvato da Gaio Licinio, incaricato di seguire la faccenda. Questi con un sotterfugio fece cadere l’accusa, diremmo oggi, “in prescrizione”.
Ma il plebiscito andava oltre la prescrizione perchè all'epoca il popolo romano contava. Per cui grazie ad un plebiscito popolare (una specie di referendum) agli Statielli vennero ridati i beni e la libertà e ottennero anche della terra a nord del fiume Po (per evitare che sorgessero ulteriori tensioni con una popolazione che comunque aveva ora buoni motivi di ostilità contro i Romani). Anche la zona di Carystum venne ripopolata.
Il Senato fece approvare un plebiscito che autorizzava l’avvio di un’inchiesta sulla battaglia di Carystum. si trattava in sostanza di un’accusa vera e propria contro l’ex console, che venne salvato da Gaio Licinio, incaricato di seguire la faccenda. Questi con un sotterfugio fece cadere l’accusa, diremmo oggi, “in prescrizione”.
Ma il plebiscito andava oltre la prescrizione perchè all'epoca il popolo romano contava. Per cui grazie ad un plebiscito popolare (una specie di referendum) agli Statielli vennero ridati i beni e la libertà e ottennero anche della terra a nord del fiume Po (per evitare che sorgessero ulteriori tensioni con una popolazione che comunque aveva ora buoni motivi di ostilità contro i Romani). Anche la zona di Carystum venne ripopolata.
Qui gli storici però sono in dubbio su quale centro ne abbia preso il posto. Potrebbe essere Cartosio il cui nome chiaramente rimanda a origini liguri, ma anche la stessa Acqui Terme, ai tempi di Plinio il Vecchio nota col nome di Aquis Statiellorum (più tardi Aquae Statiellae).
A posteriori si può giudicare quanto sia stata corretta la tenacia del Senato romano in quell’occasione. Non sono noti altri scontri fra i Romani e i Liguri piemontesi nei decenni successivi e la romanizzazione della regione avvenne in età augustea in maniera piuttosto morbida, limitando l’uso della forza il più possibile. Roma era davvero il faro della civiltà nel mondo di allora.
A posteriori si può giudicare quanto sia stata corretta la tenacia del Senato romano in quell’occasione. Non sono noti altri scontri fra i Romani e i Liguri piemontesi nei decenni successivi e la romanizzazione della regione avvenne in età augustea in maniera piuttosto morbida, limitando l’uso della forza il più possibile. Roma era davvero il faro della civiltà nel mondo di allora.
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe Condita Libri -
- Aulo Gellio - Noctes Atticae - IV -- Appiano di Alessandria, Guerra illirica - 11 -
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