SOTTO SANTA PRISCA

SANTA PRISCA

SANTA PRISCA MARTIRE TREDICENNE

Le Terme Surane, presso cui si trovava il nuovo tempio, dovevano essere subito a ovest della chiesa di Santa Prisca, vicino al tempio di Diana, con le arcate dell'Acqua Marcia, che le alimentavano, passanti proprio lungo il sito dell'attuale chiesa. Nella Forma Urbis a nord delle terme compare un tempio di identificazione incerta, secondo alcuni è il tempio di Luna, secondo altri è il tempio di Vertumno, entrambi repubblicani.

A S. Prisca si riferisce l'epigrafe funeraria del V secolo, conservata a S. Paolo fuori le mura, ma gli Acta S. Priscae, che ne fissano il martirio sotto Claudio II (268-270) e la sepoltura in via Ostiense, donde poi  sull'Aventino, non sono più attendibili della leggenda in cui sarebbe stata battezzata a tredici anni da S. Pietro, e denominata "Prima" (Prisca) in quanto fu la prima donna in Occidente a testimoniare col martirio la sua fede in Cristo. 

Sarebbe stata decapitata durante la persecuzione dell'imperatore Claudio, verso la metà del I secolo, ma è falso, perchè in quest'epoca le persecuzioni non esistevano nè contro i cristiani nè contro altri. I Romani non hanno mai avversato le religioni altrui a meno che non tentassero di negare quelle che i Romani seguivano.

I romani avevano si una religione di stato, ma non nel senso che fosse l'unica ammessa, bensì che fosse invece l'unica sovvenzionata con i soldi pubblici. Per il resto chi voleva altri Dei era libero di onorarli purchè lo facesse a sue spese.

MITREO DI S. PRISCA

IL MITREO

Accedendo agli ambienti del mitreo, posto nel sotterraneo della chiesa cristiana, la prima stanza che s'incontra è una specie di vestibolo d'ingresso, nella quale si trova un recinto. Esso era probabilmente destinato ad accogliere le vittime sacrificali anche se le sue ridotte dimensioni non fanno pensare al classico toro della maggior parte dei mitrei, ma ad animali di taglia più piccola come galli, pecore o maialini. 

In un angolo dello stesso, sulla parete perimetrale, si notano i resti di una statua: una coscia, e frammenti di un serpente che probabilmente avvolgeva la figura dalle gambe fino su alla cintola. Da alcuni identificata con il Dio Saturno, signore  del Tempo: le spire del serpente sarebbero le spire del tempo che tutto inghiotte, come fece il Dio con i suoi figli. Spesso Saturno presenta la testa di leone e prende il nome di Leontocefalo.
SANTA PRISCA CON I RESTI DEL TEMPIO E DEL MITREO

GLI SCAVI

Il mitreo di Santa Prisca venne accidentalmente scoperto nel 1934, dai Padri Agostiniani, che intrapresero l'opera di scavo per il suo recupero. L'ambiente del mitreo si trova adiacente alla cripta della chiesa di Santa Prisca, dove si trovava già un'aula a due navate che aveva costituito il primitivo nucleo della chiesa, il titulus Priscae.

L'apice del culto di Mitra, nel III sec. d.c., coincise anche con l'inizio della sua discesa perchè il Cristianesimo proibì ogni altro culto e la chiesa di Santa Prisca venne edificata sopra al mitreo e sopra al tempio di Vertumno.

Gli scavi effettuati tra il 1953 e il 1966 ad opera di una squadra archeologica dei professori olandesi M.J. Vermaseren e C. Van Essen, secondo cui il mitreo venne realizzato all'interno di un'abitazione privata preesistente nella parte settentrionale della chiesa, nell'area del giardino e del cortile adiacente. 

La casa, databile alla fine del I sec. d.c. sarebbe la domus di Licinio Sura, grande amico di Traiano, mentre per altri si tratta della casa privata di Traiano prima di diventare imperatore. Secondo altri ancora si tratterebbe in parte del tempio di Vertumno.

TAUROCTONIA E SATURNO SDRAIATO

DESCRIZIONE

L'ambiente principale del mitreo è una sala rettangolare di 11,25 metri di lunghezza per circa quattro di larghezza. Ai due lati si trovano dei banconi sui quali prendevano posto i fedeli e dove si consumava il pasto sacro. Ai lati dell'ingresso stavano i due dadofori, i portatori di fiaccole, una sollevata e una abbassata, nei cicli consecutivi della vita e della morte.

In questo mitreo si nota chiaramente che la nicchia di destra, rivestita di stucco dalla calda colorazione giallo-ocra, doveva accogliere la statua di Cautes, l'annunciatore del giorno, mentre quella di sinistra, rivestita di stucco annerito, ospitava l'altro Dadoforo, Cautopates, il principio della notte. Parte della statua di Cautes era anch'esso rivestito di stucco e di colore giallo ocra. Ai piedi un gallo, simbolo del risveglio iniziatico.

A metà della sala troviamo due interruzioni dei banconi, sul lato destro si trovano i resti di un grosso orcio interrato che doveva contenere l'acqua, su quello sinistro invece è posta una piccola nicchia quadrangolare dove ardeva probabilmente una lampada: l'acqua e il fuoco, i due elementi principali dei misteri mitraici.



GLI AFFRESCHI  

Sulle pareti laterali si trovano i resti di grandi scene affrescate: nella prima metà di destra una processione di adepti, ciascuno recante un dono o un animale da sacrificare per il banchetto rituale, tutti rivolti verso il Pater, il grado iniziatico massimo. Nella metà successiva si notavano sette figure divine, ognuna tutelare di un grado iniziatico. Sul capo di ognuno erano poste delle scritte, alcuni frammenti delle quali sono ancora visibili.

- La prima figura è quella del Corvo (Corax), sotto la tutela di Mercurio.
- La seconda figura che reca in mano una coppa di colore rosso, è il Nymphus, o Ninfo, tutelato da Venere.
- La terza figura, che tiene il mantello di quella precedente e stringe a sé un elmo, è il Miles, o Soldato, protetto da Marte.
- La quarta il Leo, ossia il Leone, patrocinato da Giove.
- La quinta il Perses o Persiano, legato alla Luna.
- La sesta l'Heliodromus, o Eliodromo, tutelato dal Dio Sole.
- La settima il Pater, o Padre, legato al Dio Saturno.

Sulla parete sinistra abbiamo una successione di Leones, identificabili dall'iscrizione che ne cita il grado ed il nome proprio. L'ultima scena, in fondo a sinistra, rappresenta il Dio Sole, vestito di rosso e con il capo circondato dai raggi che banchetta insieme a Mitra, dopo l'uccisione trionfante del toro. È il culmine dell'iniziazione.



TAUROCTONIA

La parete di fondo mostra l'uccisione rituale del toro da parte di Mitra con il berretto frigio e il mantello svolazzante su cui si poggia un corvo. Scomparsi del tutto due degli animali che di solito accompagnano il Dio, lo scorpione e il serpente, mentre compare il cagnolino, nella parte inferiore destra.

La figura umana sdraiata, che occupa tutto il fondo della nicchia, è come già detto la statua del Dio Saturno, dal volto barbuto, realizzata con frammenti di anfore unite da stucco. simbolo della morte e della rinascita. Dietro la nicchia è stata trovata una scritta, che testimonia la nascita iniziatica di un adepto, il 20 novembre del 202 d.c., nell'anno in cui furono consoli Settimio Severo e Caracalla, nel giorno di Saturno (sabato), luna XVIII. 

A sinistra della nicchia  si accede ad altri tre ambienti destinati alle cerimonie preliminari. Nella stanza centrale sulla parete è addossata una nicchia sulla quale è rappresentato lo zodiaco, in forma di sette cerchi concentrici, ciascuno riferito ad un pianeta, attorno al quale erano disposte le figure zodiacali.

S. PRISCA LE COLONNE ROMANE DI SPOGLIO. FORSE DEL TEMPIO DI VERTUMNO


PRISCA MOGLIE DI AQUILA
 
Nel secolo VIII si cominciò ad identificare la martire romana con Prisca, moglie di Aquila, di cui parla S. Paolo: "Salutate Prisca e Aquila, collaboratori in Gesù Cristo, che hanno esposto la loro testa per salvarmi la vita. Ad essi devo rendere grazie non solo io, ma anche tutte le chiese dei gentili" (Rm 16,3). La chiesa di S. Prisca, sorta su una casa romana che secondo la leggenda avrebbe ospitato S. Pietro, conserva nella cripta un capitello cavo, usato dall'apostolo per battezzare i catecumeni.

Si narra pure che la santa subì il martirio sotto Claudio II, nel III secolo, per essersi rifiutata di adorare la statua di Apollo; ma ai cristiani si chiese solo e sempre di offrire un sacrificio all'imperatore, mai agli Dei, i pagani temevano la rivolta contro lo stato romano non gli Dei stranieri.

Prisca venne poi sepolta sulla Via Ostiense e traslata in seguito sull’Aventino.  Ma Nemmeno Claudio II, che tra l'altro fu uno dei migliori imperatori mai avuti, giusto e generoso come pochi, operò persecuzioni e tanto meno ai cristiani.



L'ANTICO TEMPIO

CAUTES
Si sa che la chiesa venne edificata sulle rovine di un antico tempio romano, con tutta probabilità dedicato a Diana. secondo altri era il tempio di Vertumno. 

Nello stesso luogo la leggenda vuole si trovasse la grotta di Fauno e Pico, dove era collocata la fonte che il re Numa riempì di vino per ubriacare i due fauni e farli prigionieri.

Ma per i cristiani San Pietro aveva abitato in questo luogo e qui celebrò le sue prime messe impartendo il battesimo ai fedeli convertiti. 

Quando nel III sec. venne ritrovato il corpo della martire Prisca, il vescovo lo fece trasportare in questa chiesa già intitolata a Sant'Aquila, per cui divenne chiesa di S. Aquila e Prisca. 

Nei documenti si hanno notizie di un titulus Priscae già nel V sec., ma nell'Alto Medioevo troviamo anche un titulus Aquilae et Priscillae. 

Aquila e Priscilla, rispettivamente marito e moglie, sono i nomi dei primi due martiri romani, e Prisca potrebbe essere stata la loro figlia. I due coniugi potevano essere i proprietari della domus che aveva ospitato i locali della primitiva chiesa cristiana.

La chiesa venne restaurata nel 772 da Adriano I, nel 1455 da Callisto III; nel 1600 dal cardinale Giustiniani , nel 1735 da Clemente XII ha reso la chiesa così come oggi la vediamo. L'interno della chiesa ad impianto basilicale è diviso in tre navale, separate tra loro da una fila di colonne ioniche, che sono in numero di sette per ogni lato, sette è il numero dei gradi di iniziazione del culto di Mitra per cui le colonne sembrerebbero asportate dal mitreo.



TEMPIO DI VERTUNNO

RESTI DELL'ANTICO TEMPIO
Però nella chiesa di S. Prisca vi sono parecchi resti romani di un tempio che potrebbe riferirsi a quello del Dio Vertunno (o Vertumno).

Poichè era presso le terme Surane, e poichè venne eretto su un Mitreo ove si adorava anche il Dio Apollo e le sue immagini, si creò la leggenda di Prisca che non aveva voluto adorare Apollo-Elios.

Inoltre negli scavi del santuario dell'area sacra di Sant'Omobono a Roma, è stata rinvenuta la base di un donario (dono votivo), identificato dall'iscrizione di dedica del console Marco Fulvio Flacco dopo la conquista e la distruzione della città etrusca di Volsinii, l'attuale Orvieto, avvenuta nel 264 a.c..

Infatti sull'Aventino venivano solitamente accolte le divinità straniere provenienti dalle città conquistate con il rito dell’evocatio.

Il poeta Orazio parla della sua statua eretta in fondo al vicus Tuscus (da qui la presunta origine etrusca). a cui, nel suo tempio tempio sull’Aventino, il 13 agosto veniva offerto un sacrificio all'antico Dio Vertumno:

"Mi piace questa gente, e non m'allieto d'un tempio d'avorio,
è sufficiente per me poter vedere il Foro romano.
Un tempo per di qui scorreva il Tevere e dicono
che si udiva il tonfo dei remi sulle acque percosse;
ma dopo che esso cedette tanto ai suoi figli,
sono chiamato il dio Vertumno per la deviazione del fiume;
oppure poichè v'è l'uso di recarmi i primi frutti al mutare delle stagioni,
credete che da qui derivi il culto del dio Vertumno
".
(Orazio)


BIBLIO

- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana - LXVIII -
- Corpus Inscriptionum Latinarum - in Theodor Mommsen - Berolini - 1863 -
- Historia Augusta - Tres Gordianae -- Historia Augusta - Divus Claudius -
- Cataloghi regionari - REGIO XIII AVENTINVS -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -

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