PORTICUS MAXIMAE

PROBABILI RESTI DEL PORTICO

Si ritiene che i resti in foto, che si trovano in via del Banco di Santo Spirito a Roma, siano quelli del Porticus Maximae (′′ portici massimi ′′), un'arcata costruita a Roma nel VI secolo d.c.. Il portico è stato costruito lungo la strada che collegava il circo Flaminio al Ponte Elio, ora Ponte Sant'Angelo. Proprio come le colonne, sono state riutilizzate.

Le Porticus Maximae (i portici massimi) erano infatti un porticato di Roma antica ubicato nella IX regione augustea, la regius Circus Flaminius, ora non più esistente, che prese il nome dal circo Flaminio, che lì appunto sorgeva. Le Porticus Maximae furono costruite verso il 380 d.c..

Il nome dei portici risuona però nel nome della Chiesa di Sant'Ambrogio della Massima (de Maxima), per il fatto che tale chiesa si trovava nelle vicinanze dell'inizio dei porticati, ma pure nel Monasterium Sanctae Mariae de Maxima, fondato nel 353 nelle vicinanze della chiesa e pertanto dei portici.


Il sistema del portico, passaggio colonnato e coperto che costeggiava una via, si sviluppò soprattutto durante l'Impero, soprattutto nel principato di Augusto. Tutti i portici costruiti in questo periodo furono eretti nel Campo di Marte, eccetto il Portico di Livia sull'Esquilino. Naturalmente tutti i fori avevano poi i loro portici.

Vi sono anche citazioni del 1192 e del 1320 circa che riportano rispettivamente il nome del Monasterio Maximae e del Monasterium Sanctae Mariae de Maximae per i quali si veda: "Alberto Danti, Una lastra a rilievo altomedievale dal Monsatero di Sant'Ambrogio alla Massima, in: Bollettino dei Musei comunali di Roma. Nuova serie, Volume 6, L'Erma di Bretschneider, 1992 ".

Il portico fu costruito lungo la strada che collegava il circo Flaminio al Ponte Elio (Pons Aelius oggi ponte Sant'Angelo) e secondo alcuni si tratterebbe della Via Tecta. Le viae tectae erano dei lunghi deambulatori coperti, insomma dei portici.

Sin dall'età repubblicana uno degli assi principali della viabilità di Roma era la strada che in Campo Marzio correva da nord-ovest a sud-est, dal Terentum al Circo Flaminio e che si ritiene fosse conosciuta come Via Tecta, riportata poi per corruzione in età medievale come Via Recta.


Una attestazione dell'esistenza di questa via tecta è stata individuata da Rodriguez-Almeida, il grande archeologo spagnolo profondo conoscitore della Forma Urbis, nel frammento 252 che riporta due linee parallele che corrono lungo tutto il tratto di una strada, identificata come vicus Aesculapii; queste linee sono fiancheggiate ad intervalli regolari da semplici punti che probabilmente indicano colonne, elementi che la connotano come una via tecta.

Attraverso l'indicazione dei punti sono state individuate diverse Viae Tectae, come la via Tecta suddetta, ma secondo altri le Porticus Maximae riguarderebbero il tratto urbano della Via Trionfale il cui
percorso, tuttora riconoscibile, è quello che passa per via del Portico di Ottavia, via di S.Maria del Pianto, via dei Giubbonari, via dei Cappellari (poi il percorso è probabilmente coincidente con Corso Vittorio Emanuele II), giungendo infine al Ponte Sant'Angelo.

In Via dei Cappellari, nei pressi di Piazza Farnese, in Piazza del Pianto e in Via della Reginella sono stati rinvenuti frammenti di colonne di granito che potrebbero appartenere a questa struttura. Sono anche stati rinvenuti molte colonne e frammenti architettonici (capitelli in marmo) tra Corso Vittorio Emanuele II e le vie Sora e del Pellegrino.



L'ARCO DI GRAZIANO, VALENTINIANO E TEODOSIO

L'Arco di Graziano, Valentiniano e Teodosio, ricordato nelle fonti medioevali, che ne trascrivono l'iscrizione, fu eretto tra il 379 e il 383 presso l'attuale Ponte Sant'Angelo, come parte terminale delle Porticus Maximae, i portici che fiancheggiavano la via Trionfale, nella via che oggi corrisponderebbe alla via del Banco di Santo Spirito. 

L'arco sorgeva dunque sulla frequentatissima via di pellegrinaggio verso la Basilica di San Pietro e venne inglobato nel campanile della vicina chiesa dei Santi Celso e Giuliano, ma crollò all'epoca di papa Urbano V (1362-1370). 

I resti dell'opera dovettero scomparire con la sistemazione di uno slargo antistante Ponte Sant'Angelo, voluto da papa Niccolò V dopo la morte di 200 persone accalcate all'imbocco del ponte durante il Giubileo del 1450. Sicuramente ne vennero asportati i marmi, utilizzati secondo alcuni nella ricostruzione di San Pietro in Vaticano voluta da papa Giulio II nel 1503.


"Nell'eseguire il cavo per la fogna, che dalla via e piazza del Pianto si dirige verso la fronte dei portici d'Ottavia, si è incontrato, alla profondità di m. 3,10 un basamento di colonna in marmo, che poggiava sopra un letto di lastroni di travertino. 

Parte della colonna era tuttora al posto; ma talmente guasta e calcinata per incendio, che poco dopo scoperta andò tutta in frantumi. Era di granitello, ed aveva il diametro di m. 0,35. Alla distanza di m. 3,40 è tornato in luce un altro simile basamento; e nella medesima direzione e ad eguale distanza sono apparsi altri avanzi dei fondamenti che sostenevano il colonnato. 

Questo non spetta ai portici di Ottavia; ma assai probabilmente è parte di quel tratto delle Porticus maximae, che congiungeva i portici pompeiani con quelli di Filippo e di Ottavia. Tra il Teatro di Pompeo ed il Circo di Flaminio, si scopre dunque il Portico Maximæ, di cui si indovina il tetto blu di fianco al Teatro di Pompeo e che copre una buona parte della via pubblica."


BIBLIO

- Tito Livio - Ab Urbe condita libri -
-  Porticus Maximae . Samuel Ball Platner (completato e rivisto da Thomas Ashby) - A Topographical Dictionary of Ancient Rome . Oxford University Press - Londra - 1929 -
- Antonio Nibby - Roma antica di Fabiano Nardini - Stamperia De Romanis - Roma - 1818 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -

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