Secondo una lista stilata nel 1995, dall’archeologo Vittorio Galliazzo, i ponti romani conosciuti sono circa 900, sparsi in tutte le antiche Province del grande Impero Romano. Notevoli architetti questi romani visto che bene o male questi ponti sono durati circa 2000 anni.
Il Ponte di Tiberio, o meglio il Ponte di Augusto e Tiberio, è tra questi, un ponte romano posto all’ingresso nord della città di Rimini (Ariminum), eletto a monumento nazionale dal 1885 e costituisce il primo tratto della via Emilia. È situato a nord del centro storico principale e congiunge le due zone storiche di Rimini.
Sulla struttura del ponte sono presenti gli strumenti simbolici di propaganda imperiale tanto cara ad Augusto dal ruolo di sacro svolto dall’imperatore come garante della Pax Deorum tra Romani e divinità a garante della Pace dei popoli garantita dalle armi: tempietti stilizzati, una brocchetta per le abluzioni, un piatto per le offerte, il lituo ricurvo dei sacerdoti e dei magistrati, un grande scudo e una corona di quercia.
LE ANTICHE BANCHINE
Fungeva da ponte sul fiume Marecchia quando il suo corso non era ancora stato deviato. La sua costruzione iniziò nel 14 d.c. sotto il dominio di Augusto e venne ultimato nel 21 d.c., sotto il dominio di Tiberio. Questo ponte romano sul fiume Marecchia, l'antico Ariminus intorno al quale era sorto il primo insediamento, crea ancora oggi il collegamento tra la città e il suburbius, ovvero borgo San Giuliano.
Da qui iniziano le vie consolari, Emilia e Popilia, dirette al Nord. La via Emilia, voluta nel 187 a.c. dal console Emilio Lepido, collegava Rimini a Piacenza; attraverso la via Popilia, invece, si raggiungeva Ravenna e si proseguiva fino ad Aquileia.
Costruito in pietra d'Istria, con 5 arcate a tutto sesto intervallate da edicole cieche tra le imposte degli archi e sulla sommità bassi parapetti in pietra. La grandezza di questi archi varia in maniera crescente man mano che ci si sposta verso il centro, dove si trova l'arco più grande, ma tutte poggiano su massicci piloni immersi nell’acqua, sostenuti da un sistema di pali di legno isolati dall'acqua.
Realizzato tutto in stile dorico, il suo percorso, leggermente incurvato a schiena d’asino, in origine doveva essere più lungo degli attuali 74 metri. Lastricato con i tradizionali basoli di trachite, aveva una larghezza di 4,80 metri ed era fiancheggiato da marciapiedi sopraelevati di ca. 30 cm e ampi ca.60 cm., ancora oggi percorribili.
Ai bordi della pavimentazione presenta alcune lastre di pietra con iscrizioni latine. Poco dopo il ponte, in località Le Celle, si diramavano due vie consolari: la via Emilia che arrivava fino a Piacenza e la via Popilia-Annia che arrivava sino ad Aquileia.
IL PONTE DEL DIAVOLO
La presenza di due tacche somiglianti all'impronta di piedi caprini, sulla balaustra posta sul lato del monte, dette luogo alla leggenda di un ennesimo "Ponte del Diavolo", in questo caso costruito dal maligno ingannato da San Giuliano. L'Italia è piena di ponti del diavolo, perchè nel medioevo non sapevano più fare i ponti pertanto tutto ciò che era complesso era opera del diavolo, perennemente in lotta coi santi locali.
Ovviamente doveva trattarsi di incavi per fissaggio di carrucole utilizzate per issare materiale dalle barche che arrivavano fin sotto il ponte. Tuttavia secondo la tradizione San Giuliano fu un giovane cristiano appena diciottenne che rifiutatosi di sacrificare all'imperatore, dopo essere stato torturato, venne condannato a morte, rinchiuso in un sacco insieme a serpenti velenosi e gettato in mare. Non si capisce lo scopo dei serpenti velenosi visto che sarebbe annegato prima dell'effetto del veleno.
La presenza di due tacche somiglianti all'impronta di piedi caprini, sulla balaustra posta sul lato del monte, dette luogo alla leggenda di un ennesimo "Ponte del Diavolo", in questo caso costruito dal maligno ingannato da San Giuliano. L'Italia è piena di ponti del diavolo, perchè nel medioevo non sapevano più fare i ponti pertanto tutto ciò che era complesso era opera del diavolo, perennemente in lotta coi santi locali.
Ovviamente doveva trattarsi di incavi per fissaggio di carrucole utilizzate per issare materiale dalle barche che arrivavano fin sotto il ponte. Tuttavia secondo la tradizione San Giuliano fu un giovane cristiano appena diciottenne che rifiutatosi di sacrificare all'imperatore, dopo essere stato torturato, venne condannato a morte, rinchiuso in un sacco insieme a serpenti velenosi e gettato in mare. Non si capisce lo scopo dei serpenti velenosi visto che sarebbe annegato prima dell'effetto del veleno.
I SIMBOLI DEL PONTE
Sulla struttura del ponte sono presenti gli strumenti simbolici di propaganda imperiale tanto cara ad Augusto dal ruolo di sacro svolto dall’imperatore come garante della Pax Deorum tra Romani e divinità a garante della Pace dei popoli garantita dalle armi: tempietti stilizzati, una brocchetta per le abluzioni, un piatto per le offerte, il lituo ricurvo dei sacerdoti e dei magistrati, un grande scudo e una corona di quercia.
LE ANTICHE BANCHINE
La deviazione del Marecchia prima e, più recentemente, i lavori per la predisposizione di un bacino chiuso, hanno messo in luce i resti di banchine in pietra a protezione dei fianchi delle testate di sponda; recenti sondaggi hanno poi rivelato che la struttura del ponte poggia su un funzionale sistema di pali di legno, perfettamente isolati.
Il ponte è sopravvissuto alle tante vicende che hanno rischiato di distruggerlo: dai terremoti alle piene del fiume, dall’usura del tempo agli episodi bellici della guerra greco-gotica quali l’attacco inferto nel 551 dal generale bizantino Narsete, durante la guerra fra Goti e Bizantini di cui restano i segni nell’ultima arcata verso il borgo San Giuliano, e, nella III Guerra Mondiale, il tentativo di minarlo da parte dei Tedeschi in ritirata. E' ben degno rappresentante di tanta storia e tanta gloria che vanno preservate in ogni modo.
Il ponte è sopravvissuto alle tante vicende che hanno rischiato di distruggerlo: dai terremoti alle piene del fiume, dall’usura del tempo agli episodi bellici della guerra greco-gotica quali l’attacco inferto nel 551 dal generale bizantino Narsete, durante la guerra fra Goti e Bizantini di cui restano i segni nell’ultima arcata verso il borgo San Giuliano, e, nella III Guerra Mondiale, il tentativo di minarlo da parte dei Tedeschi in ritirata. E' ben degno rappresentante di tanta storia e tanta gloria che vanno preservate in ogni modo.
ISCRIZIONI LATINE SUL PONTE |
IL PROGETTO TIBERIO
Nel 2014 è stato approvato il Progetto Tiberio, una serie di interventi, divisi in 5 comparti, che hanno riorganizzato la viabilità nei pressi del ponte e riqualificando l'intera area di San Giuliano a mare; l'ultimo comparto prevede la pedonalizzazione definitiva del ponte di Tiberio, iniziata in via sperimentale il 30 Maggio 2020:
“Una riorganizzazione che accompagnerà la pedonalizzazione definitiva del Ponte di Tiberio e che rientra nell’intervento strutturale sulla mobilità del quadrante urbano tra Statale e le due sponde del Marecchia fino al mare – commenta l’assessore alla Mobilità Roberta Frisoni – allo scopo di raggiungere uno degli obiettivi contenuti nel Pums e cioè alleggerire la mobilità veicolare privata delle auto nei pressi del centro storico allontanando il traffico di attraversamento. La riorganizzazione che interesserà via Bastioni Settentrionali e via Circonvallazione Occidentale va in questa direzione, nell’ottica di una città circolare, con una viabilità più fluida, organica e sostenibile”.
BIBLIO
- Ponte di Tiberio | Comune di Rimini, su www.comune.rimini.it. 2021.
- Ponte di Tiberio - Rimini turismo - su riminiturismo.it - 2021 -
- Rimini, un comparto dopo l'altro si realizza il Progetto Tiberio -
- Ponte di Tiberio - Rimini turismo - su riminiturismo.it - 2021 -
- Rimini, un comparto dopo l'altro si realizza il Progetto Tiberio -
- Enrico Baccarini, La prodigiosa "traversata" dell'Arca di san Giuliano - Lidia Parentelli - Acheomisteri - I quaderni di Atlantide - 2002.
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