Nascita: 1223
Morte: Nicea, 11 dicembre 1282
Regno: I gennaio 1259 - 11 dicembre 1282
Padre: Andronico Paleologo
Madre: Teodora Angelina Paleologina
Moglie: Teodora Ducaina Vatazina (1240 - 1303) nipote dell'imperatore Giovanni III Vatatze (1192 – 1254)
Figli:
- Manuele Paleologo (1254 – 1259)
- Andronico II Paleologo (1259 – 1332)
- Constantino Paleologo (1261 – 1306)
- Irene Paleologa, sposa all'imperatore Giovanni Asen III di Bulgaria (1259 – 1303)
- Anna Paleologa, sposa a Demetrios Angelos
- Eudokia Paleologa (1265 – 1302), sposa a Giovanni II Megas Comneno, imperatore di Trebisonda (1262 – 1297)
- Teodora Paleologa, che sposò nel 1254 Davide VI Narin (1225 – 1293), re della Georgia e dell'Imerezia
Figli illegittimi:
- Eufrosina Paleologa, che sposò Nogai Khan (†1299), condottiero dell'Orda d'Oro e discendente da Gengis Khan;
- Maria Paleologa, che sposò Abaqa Khan (1234 – 1282), sultano mongolo della dinastia Ikhan
Michele VIII Paleologo (in greco Μιχαήλ Η΄ Παλαιολόγος, Mikhaēl VIII Palaiologos) è stato un imperatore bizantino e basileus dei romei dal I gennaio 1259 fino alla sua morte. Questi fu il fondatore della dinastia dei Paleologi, che governò l'Impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453.
Michele era figlio del megas domestikos Andronico Paleologo e della seconda cugina Teodora Angelina Paleologina, nipote del Basileus Alessio III Angelo ed imparentata con la famiglia dei Lascaris. Egli fu affidato alle cure della sorella maggiore, Marta, moglie di Niceforo Tarcaniote e poi seguì il padre Andronico ottenendo una valida carriera militare fino a diventare governatore delle città di Mělník e Serres.
L'ORDALIA
L'ordalia era spesso "del fuoco" o "dell'acqua": generalmente metallo incandescente nel primo caso e acqua bollente nel secondo. Tuttavia per i religiosi esisteva un'ordalia diversa: l'ordalia del pane cioè un pezzo di torta, di pane o di formaggio (chiamato "boccone maledetto"), che veniva posto sull'altare dove l'ecclesiastico accusato recitava una preghiera, con l'effetto che Dio avrebbe inviato l'arcangelo Gabriele a bloccare la sua gola e farlo soffocare se colpevole. Naturalmente risultavano sempre innocenti.
Michele si sottrasse alla prova, condannando la pratica come barbarica ed estranea al diritto bizantino, dichiarando inoltre che si sarebbe sottoposto alla pratica soltanto se un uomo di provata rettitudine quale il Metropolita di Filadelfia avesse preso per primo in mano il ferro rovente per passarglielo. Il prelato, colto nel vivo, dichiarò l'origine straniera di quella pratica giuridica, priva di una comprovata tradizione, facendo crollare le accuse contro Michele.
TEODORO II |
TEODORO II
Giovanni III così non solo lo scagionò ma gli promise la mano della nipote e il titolo di megas konostaulos, cioè del comando delle truppe mercenarie latine al servizio dell'impero di Nicea. Però alla morte dell'imperatore e all'ascesa al trono di Teodoro II Lascaris, i rapporti con la corte e coll'imperatore si guastarono per cui, insieme ad alcuni parenti e amici, si trasferì alla corte del sultano d'Iconio Kaykaus II presso cui prestò servizio militare.
Dopo due anni Michele, ottenuto un salvacondotto da parte di Teodoro II e dietro un giuramento di fedeltà, tornò a Nicea ma, pochi mesi dopo, per dei sospetti dello stesso imperatore, fu incarcerato insieme a molti funzionari e militari, tra cui il generale Alessio Strategopulo.
Il 18 agosto del 1258, Teodoro II Lascaris morì di epilessia a soli 36 anni e gli successe al trono il figlio Giovanni IV Lascaris (1258-1261), un bambino di otto anni affidato alla reggenza all'amico Giorgio Muzalon. Quest'ultimo venne assassinato durante la messa funebre in onore dell'imperatore, dove nessuno dei presenti si mosse per salvarlo. Michele divenne megas doux ("gran comandante"), poi, nel novembre 1258, despotes (equivalente di Dominus), e infine di co-imperatore.
Giovanni III così non solo lo scagionò ma gli promise la mano della nipote e il titolo di megas konostaulos, cioè del comando delle truppe mercenarie latine al servizio dell'impero di Nicea. Però alla morte dell'imperatore e all'ascesa al trono di Teodoro II Lascaris, i rapporti con la corte e coll'imperatore si guastarono per cui, insieme ad alcuni parenti e amici, si trasferì alla corte del sultano d'Iconio Kaykaus II presso cui prestò servizio militare.
Dopo due anni Michele, ottenuto un salvacondotto da parte di Teodoro II e dietro un giuramento di fedeltà, tornò a Nicea ma, pochi mesi dopo, per dei sospetti dello stesso imperatore, fu incarcerato insieme a molti funzionari e militari, tra cui il generale Alessio Strategopulo.
Il 18 agosto del 1258, Teodoro II Lascaris morì di epilessia a soli 36 anni e gli successe al trono il figlio Giovanni IV Lascaris (1258-1261), un bambino di otto anni affidato alla reggenza all'amico Giorgio Muzalon. Quest'ultimo venne assassinato durante la messa funebre in onore dell'imperatore, dove nessuno dei presenti si mosse per salvarlo. Michele divenne megas doux ("gran comandante"), poi, nel novembre 1258, despotes (equivalente di Dominus), e infine di co-imperatore.
PRESA DI COSTANTINOPOLI
Michele riuscì a riconquistare la città di Durazzo e l'odierna Albania, consolidando il confine occidentale di Nicea. Ora occorreva armarsi contro il pericolo rappresentato da Manfredi, re di Sicilia, che aveva occupato Durazzo e l'isola di Corfù, firmando un'alleanza con il despota epirota Michele II e con Guglielmo II di Villehardouin, principe franco dell'Acaia.
Michele nel 1260 tentò di assediare Costantinopoli via terra ma la flotta veneziana, alleata dell'imperatore latino Baldovino II, continuò a garantire i rifornimenti alla città, così infine dovette stipulare una tregua. Allora firmò il trattato di Ninfeo con la repubblica di Genova ottenendo 50 galere, armate ed equipaggiate da Genova in cambio della concessione di privilegi commerciali.
Comunque il 25 luglio del 1261 un esercito bizantino di 800 uomini in avanscoperta, guidato dal generale Alessio Strategopulo occupò la città senza incontrare resistenza, mentre l'imperatore latino Baldovino II riuscì a fuggire, ponendo fine al dominio latino dell'impero.
L'USURPATORE
Fece maritare all'estero le sue sorelle affinchè non rivendicassero il trono e fece poi ferocemente accecare il legittimo e giovanissimo sovrano Giovanni IV, ricoverato poi in un monastero, ragione per cui il patriarca Arsenio Autoreiano lo scomunicò. Quando dopo sei anni Michele fece deporre il patriarca questi divenne capo di una fazione che avrebbe tentato sempre di destituirlo.
LA MOGLIE TEODORA |
RICERCA DI ALLEANZE
Nel 1263, l'imperatore raggiunse un accordo con il principe di Acaia, Guglielmo II Villehardouin, prigioniero dei bizantini a Pelagonia: in cambio della liberazione, il principe dovette cedere oltre un terzo dei propri territori, pagare un riscatto ed un tributo annuale, e nelle terre così conquistate fu istituita la Provincia bizantina di Morea.
Dopo Guglielmo II, Michele cercò di accordarsi anche con Manfredi di Sicilia proponendo di sposare Anna, sorella di Manfredi e vedova di Giovanni III Vatatze ma da un lato Anna rifiutò le nozze mentre la moglie di Michele, Teodora, rifiutò di farsi da parte.
Teodora era figlia di Giovanni Vatatzes, fratello maggiore di Giovanni III Vatatze, a cui ella dovette la sua educazione di forza ed autonomia, essendole il padre deceduto quando lei era ancora in tenera età, per cui anzichè sottomettersi si appellò al patriarca Arsenio il quale costrinse l'imperatore a fare un passo indietro. Michele rimandò Anna dal fratello, e in cambio venne rilasciato il generale Alessio Strategopulo.
Nel 1263, il deposto Sultano Kaykaus II, giunse esule a Costantinopoli per chiedere l'aiuto di Michele che però, tenendo all'alleanza con i Mongoli dell'Iran e non volendo rischiare un conflitto in Anatolia, secondo il suo solito infido carattere, lo fece imprigionare.
Invece sia il Sultano Baibars del Sultanato Mamelucco del Cairo quanto Berke, Khan del Khanato dell'Orda d'Oro accettarono di stabilire amichevoli relazioni diplomatiche e commerciali con Bisanzio.
LE SCONFITTE
Michele inviò un esercito mercenario per conquistare il Principato di Acaia ma le truppe latine, in un attacco a sorpresa, riuscirono ad annientare l'esercito. Pochi mesi dopo, una flotta congiunta bizantino-genovese di 48 galere, venne sconfitta nella Battaglia di Settepozzi per cui le truppe bizantine in Grecia furono tagliate fuori dai rifornimenti e i mercenari, privi di paga, disertarono.
Infine, nella primavera del 1265, un'armata bulgara, con l'appoggio di truppe tartare, saccheggiò gran parte della Tracia bizantina e per poco non fece prigioniero lo stesso imperatore che, abbandonato anche da alcuni ufficiali, riuscì a raggiungere la costa del Mar di Marmara, ad abbordare due galere latine e a tornare nella capitale.
Infine Michele, dopo aver licenziato la flotta genovese, cercò di riappacificarsi con i Veneziani a cui promise nuove relazioni commerciali, più gli stessi diritti concessi ai genovesi con il trattato di Ninfeo; ma il Senato veneziano si limitò a concedere una tregua.
Michele inviò un esercito mercenario per conquistare il Principato di Acaia ma le truppe latine, in un attacco a sorpresa, riuscirono ad annientare l'esercito. Pochi mesi dopo, una flotta congiunta bizantino-genovese di 48 galere, venne sconfitta nella Battaglia di Settepozzi per cui le truppe bizantine in Grecia furono tagliate fuori dai rifornimenti e i mercenari, privi di paga, disertarono.
Infine, nella primavera del 1265, un'armata bulgara, con l'appoggio di truppe tartare, saccheggiò gran parte della Tracia bizantina e per poco non fece prigioniero lo stesso imperatore che, abbandonato anche da alcuni ufficiali, riuscì a raggiungere la costa del Mar di Marmara, ad abbordare due galere latine e a tornare nella capitale.
Infine Michele, dopo aver licenziato la flotta genovese, cercò di riappacificarsi con i Veneziani a cui promise nuove relazioni commerciali, più gli stessi diritti concessi ai genovesi con il trattato di Ninfeo; ma il Senato veneziano si limitò a concedere una tregua.
- Nel 1266, Papa Clemente IV, temendo gli Svevi in Sicilia, si rivolse a Luigi IX di Francia che gli inviò il fratello minore, Carlo d'Angiò, che sconfisse e uccise Manfredi di Sicilia nella battaglia di Benevento. Ottenuta così l'investitura feudale del regno di Sicilia e sconfitti i Svevi nella battaglia di Tagliacozzo, Carlo d'Angiò mirò alla conquista di Costantinopoli.
- Così nel 1267, Carlo stipulò con l'imperatore latino in esilio, Baldovino II, e con Guglielmo II Villehardouin, ultimo Principe di Acaia, il trattato di Viterbo per cui, in cambio di aiuti militari per la riconquista di Costantinopoli avrebbero ottenuto notevoli territori in Grecia. Del resto sin dai tempi dell'accecamento di Giovanni IV la popolazione greca odiava Michele VIII.
- Michele allora si rivolse al fratello di Carlo, Luigi IX di Francia offrendogli appoggio ai suoi progetti di Crociata e Luigi riuscì a convincere il fratello minore a seguirlo nella Crociata di Tunisi. Ma alla morte di Luigi nel 1270, Carlo prese il comando della spedizione contro Bisanzio, che tuttavia dovette sospendere poichè una tempesta distrusse gran parte della sua flotta.
- Salì poi al soglio Gregorio X, con cui Michele intavolò trattative per una riunificazione ecclesiastica sulla oikonomia (unione religiosa che però avrebbe preservato le peculiarità della chiesa orientale), ma fu un nulla di fatto per le molte opposizioni nella chiesa greca.
- Nel 1267, Genova, dopo essere stata sconfitta a Taranto dai veneziani, accettò un compromesso con l'imperatore per cui i Genovesi avrebbero ottenuto un fondaco gratuito a Galata ed una riduzione dei dazi commerciali. L'anno seguente Venezia accettò un accordo analogo.
- Nel 1272, nonostante il matrimonio tra l'erede di Michele, Andronico, e la figlia del re di Ungheria e il matrimonio tra lo zar bulgaro Costantino e Maria nipote dell'imperatore, scoppiò una guerra con la Bulgaria per la contesa delle città di Anchialo e Mesembria, ma i Bulgari dovettero ritirarsi a causa dell'alleanza tra i Mongoli e l'impero.
- Infatti nel 1263 Michele aveva firmato un trattato con il Khan Dell'Orda D'oro cui aveva concesso in sposa la figlia Eufrosine, e poi daveva dato un'altra figlia, Maria Paleologa, in sposa ad Abaqa Khan degli Ilkhanidi di Persia che aveva accettato di unire le forze col suocero Michele VIII per aiutare i Latini in Terra Santa, in preparazione per l'VIII crociata.
I CONCILII ECCLESIASTICI
Papa Gregorio X ammonì i Veneziani dal rinnovare gli accordi con i bizantini e Michele dovette inviare ambasciatori al Concilio di Lione e finalmente nel 1274, i rappresentanti delle chiese orientali ed occidentali scambiarono il segno di pace. Così Michele ottenne il riconoscimento papale del suo governo, la protezione papale contro Carlo d'Angiò, e il consenso ad una crociata contro i Turchi in Asia Minore.
Invece la sorella di Michele, Eulogia, fuggì in Bulgaria cospirando contro il Basileus, e gli arseniti, seguaci del patriarca deposto Arsenio Autoreiano, intrapresero una campagna propagandistica contro il governo, mentre Niceforo II d'Epiro ed il fratello Giovanni di Tessaglia si opposero agli unionisti.
Il primo maggio 1277, Giovanni di Tessaglia, cioè Giovanni I Ducas, detto il Bastardo, figlio illegittimo di Michele II Ducas, sovrano del despotato d'Epiro, convocò un sinodo a Neopatria che lanciò un anatema contro l'Imperatore, contro il Patriarca e contro il Papa: Michele convocò un sinodo in Santa Sofia che scomunicò Giovanni, il quale convocò un secondo sinodo che ribadì la scomunica per l'imperatore e le più alte autorità ecclesiastiche.
Michele reagì con una crudele repressione, che operò l'accecamento, il sequestro dei beni o l'esilio di centinaia di persone e con la pena di morte per chiunque propagandasse scritti anti-unionisti. Questo degenerò in guerra civile indebolendo il prestigio imperiale si che che i turcomanni poterono occupare, tra il 1278 ed il 1282, Antiochia sul Meandro e gran parte della Caria.
GUERRA IN BULGARIA
Sul mare greco l'ammiraglio Licario riuscì a riconquistare l'Eubea e quasi tutte le isole dell'egeo dai feudali veneziani e, nel 1275, una flotta bizantina di 73 galere annientò quelle latine a Demetrias; ma Giovanni di Tessaglia sconfisse le truppe bizantine a Neopatria.
Nel 1277 scoppiò una guerra civile in Bulgaria e il Basileus inviò un esercito per imporre suo genero sul trono, Ivan Asen III, ma il sovrano bulgaro sconfisse duramente le truppe bizantine a Devina. Però Michele ottenne l'appoggio dei Mongoli con cui conquistò vasti territori in Tracia e mise Ivan Asen III sul trono.
Nel 1280, Carlo d'Angiò inviò il suo generale Albania che conquistò Butrinto e assediò Berat ma l'anno dopo il generale bizantino Michele Tarcaniote, con un esercito di soccorso, colpì le truppe assedianti, le circondò e ne fece prigionieri a migliaia, compreso il loro comandante, bloccando l'avanzata via terra del re di Sicilia.
I VESPRI SICILIANI |
I VESPRI SICILIANI
Con la scusa della scomunica papale, Carlo d'Angiò preparò una flotta di oltre 400 navi per 8.000 cavalieri, ottenendo l'alleanza di Venezia, Serbia, Bulgaria, Epiro e Tessaglia. L'Impero Bizantino poteva contare solo sul sultano mamelucco d'Egitto e del Khanato dell'Orda d'Oro.
Eletto papa nel 1281, Martino IV di origini francesi e devoto di Carlo d'Angiò, scomunicò l'imperatore cancellando l'Unione di Lione. Michele VIII si rivolse inutilmente alle altre potenze europee, perchè rispose solo il re d'Aragona, Pietro III, sposato con Costanza di Sicilia, figlia di Manfredi, e che pertanto considerava Carlo un usurpatore del Regno della moglie.
Alla fine del 1280, i baroni siciliani organizzarono una sollevazione popolare convinse Pietro d'Aragona, ad accorrere in loro aiuto. Eletto papa Martino IV grazie al sostegno degli Angiò, si mostrò insensibile alla causa dei siciliani. Intanto, agenti bizantini e aragonesi, largamente provvisti di denaro bizantino, istigarono i Siciliani alla rivolta.
Nel1282 la rivolta si estese a Palermo poi conquistò Messina, e allora Carlo col suo esercito andò ad assediare Messina ma si trovò di fronte allo sbarco dell'esercito aragonese di Pietro III il quale, grazie al denaro del Basileus, aveva armato una flotta ed un esercito per conquistare la Sicilia.
Per tutta risposta, il papa Martino IV oltre a Michele VIII, scomunicò Pietro III, Giovanni da Procida e Benedetto Zaccaria. Michele dovette difendere non solo la Sicilia ma pure l'isola di Creta, ribellatasi a Venezia; la rivolta che durò sei anni impedì a Venezia di inviare soccorsi a Carlo d'Angiò.
Con la scusa della scomunica papale, Carlo d'Angiò preparò una flotta di oltre 400 navi per 8.000 cavalieri, ottenendo l'alleanza di Venezia, Serbia, Bulgaria, Epiro e Tessaglia. L'Impero Bizantino poteva contare solo sul sultano mamelucco d'Egitto e del Khanato dell'Orda d'Oro.
Eletto papa nel 1281, Martino IV di origini francesi e devoto di Carlo d'Angiò, scomunicò l'imperatore cancellando l'Unione di Lione. Michele VIII si rivolse inutilmente alle altre potenze europee, perchè rispose solo il re d'Aragona, Pietro III, sposato con Costanza di Sicilia, figlia di Manfredi, e che pertanto considerava Carlo un usurpatore del Regno della moglie.
Alla fine del 1280, i baroni siciliani organizzarono una sollevazione popolare convinse Pietro d'Aragona, ad accorrere in loro aiuto. Eletto papa Martino IV grazie al sostegno degli Angiò, si mostrò insensibile alla causa dei siciliani. Intanto, agenti bizantini e aragonesi, largamente provvisti di denaro bizantino, istigarono i Siciliani alla rivolta.
Nel1282 la rivolta si estese a Palermo poi conquistò Messina, e allora Carlo col suo esercito andò ad assediare Messina ma si trovò di fronte allo sbarco dell'esercito aragonese di Pietro III il quale, grazie al denaro del Basileus, aveva armato una flotta ed un esercito per conquistare la Sicilia.
Per tutta risposta, il papa Martino IV oltre a Michele VIII, scomunicò Pietro III, Giovanni da Procida e Benedetto Zaccaria. Michele dovette difendere non solo la Sicilia ma pure l'isola di Creta, ribellatasi a Venezia; la rivolta che durò sei anni impedì a Venezia di inviare soccorsi a Carlo d'Angiò.
LA MORTE
Scomparsa la minaccia angioina, Michele dovette affrontare gli alleati serbi e bulgari di Carlo d'Angiò che deposero Ivan III Asen e conquistarono la città di Skopje in Macedonia; per riconquistare la città, il Basileus partì per il fronte ma non fece in tempo perchè morì, l'11 dicembre 1282.
Ebbe l'ambizione di ricostruire Bisanzio ma dovette badare alla ricostruzione della flotta e all'armamento di un numeroso esercito mercenario, che esaurirono il tesoro di stato. Non fu brillante nè come generale nè come capo di stato, se non per le trattative diplomatiche, comunque fu un uomo spietato e crudele.
- Deno J. Geanakpolos - Emperor Michael Palaeologus and the West - Harvard University Press - 1959 -
- B. Ferjančić - Despoti u Vizantiji i južnoslovenskim zemljama - Belgrado - 1960 -
- Donald Nicol - The Last Centuries of Byzantium, 1261–1453 - Cambridge: University Press - 1993 -
- Vryonis - Decline of medieval Hellenism -
- Donald M. Nicol - Byzantium and Venice: A study in diplomatic and cultural relations - Cambridge: University Press - 1988 -
- Alain Ducellier, Michel Kapla - Bisanzio (IV-XV secolo) - Milano - San Paolo - 2005 -
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