DEI ROMANI DEGLI INFERI



SIMBOLO DEGLI EPICUREI CHE NON TEMEVANO LA MORTE

I Romani con questo nome intendevano tutte quelle divinità sotterranee come: Ade, Tartaro, Averno, Carna, Larenta, Laverna, Tarpea e altri. In contrapposizione con le divinità celesti Dei Superi e con le divinità della terra, dette divinità ctonie. 

Le divinità infere non erano nè negative nè positive, ovvero non più di quanto lo fossero gli Dei Superi. Esse erano preposte alla cura dell'Oltretomba, ovvero del mondo infero che accoglieva le anime dei defunti. Anche essi avevano i loro culti, i loro sacerdoti e i loro sacrifici.


MARTE SILVANO
- Gli Atti degli Arvali testimoniano nel territorio portuense il culto del Dio etrusco Selvans (latinizzato in Silvanus o Mars-silvanus, in associazione a Marte). Dunque Silvano protegge animali e piante ma anche gli uomini dalle malattie, ma occorre guardarsi da lui, perchè è pericoloso per i neonati che mira a condurre agli inferi, e quando una donna ha partorito si pongono tre guardiani che di notte girano attorno al perimetro della casa, che colpiscono con la scure, poi col pestello, e infine spazzano con la scopa.


MURCIA
- Murtia, o Murcia o Mursia hanno la stessa matrice "mu" che sappiamo connessa con Madre e Morte. Trattavasi di una Dea italica antichissima e triplice, con un lato donativo e uno distruttivo: amore e morte. Non è dunque strano che fosse Dea dell'amore e dell'abbandono, ma pure della tristezza e della depressione per la vecchiaia e la morte. Nel suo aspetto di datrice di morte era dea Infera.


ACCA LARENZIA
Larenta era detta pure Acca Larenzia, divinità ctonia, custode del mondo dei morti, o Larunda, come era chiamata dai Sabini. 


LAVERNA
Dea probabilmente infernale, protettrice dei profitti leciti e non, dei ladri e truffatori e delle selve. I suoi luoghi di culto si trovano in boschi mal frequentati e dall'atmosfera sinistra.


TELLUS
- Dea della semina e delle messi, ritenuta anche divinità degli Inferi.


VEDIOVIS
O Veiove, Dio degli Inferi, della malaria, della febbre e dei morbi figurato come uomo con frecce e una capra, forse identificato con Apollo o con il Giove dell'oltretomba. Aveva un tempio sul Campidoglio e sull'isola Tiberina. 


PLUTONE
Figlio di Crono e di Rea. Quando i fratelli si spartirono il governo del mondo a lui toccò il mondo sotterraneo. Raramente egli lascia il suo regno per incontrare gli altri Dei, invece incontra spesso Ermes che aveva il compito di accompagnare le anime dei defunti.


LEMURI
Erano le anime dei morti.

DEA MANIA DEGLI INFERI

LARI
spiriti benevoli degli antenati, anch'essi di origine etrusca, il cui compito era di proteggere e benedire i nuclei familiari e le loro abitazioni dalle minacce esterne.


MANI
I Romani chiamavano così gli Dei Mani, ovvero le anime dei morti, erano gli spiriti purificati divenuti tutelari della famiglia. Avevano culto particolare in famiglia.


ERECURA
Dea associata al mondo infero e al Dio sotterraneo romano Dis Pater, per cui assumerà in seguito gli attributi di Proserpina sposa di Ade, come risulta da un altare di Sulzbach.


NENIA
Divinità femminile dei Romani, che le avevano eretto un tempio presso la Porta Viminale. Secondo Macrobio, Nenia era uno dei nomi della Morte, a Roma invocata con fervore affinchè non li colpisse.


LARENTA (O ACCA LARENTIA)
Identificata come Mater Larum spiega perché durante i Laurentalia si offrissero sacrifici ai Lares, gli spiriti benevoli degli antenati, anch'essi di origine etrusca, il cui compito era di proteggere e benedire i nuclei familiari e le loro abitazioni dalle minacce esterne. Larenta, o "Dea Muta" era una divinità femminile del sottosuolo e dell'oltretomba, quindi il lato oscuro della Madre Natura, quello relativo alla morte.


MANIA
Come Mania, moglie di Mantus, divinità di origine etrusca adottate dai Romani, era Dea dell'oltretomba e madre di fantasmi, non-morti e spiriti della notte.


ADE
- Detto anche Tartaro o Alerno o Averno.


PERSEFONE 
- da pertho, perdere, distruggere , e phoæ, = strage di morti. Uno dei nomi di Proserpina, Dea arbitra della vita, la Juno Lucina, da cui la figlia Permfone o Juno inferna. I filologi la considerano come la virtù vegetativa della terra che corrompe i semi per farli rinascere, onde nel mito questa Dea soggiornava sotterra.
( Tibullo des Fabl)


Risulta che gli Arvali, sacerdoti della Dea Dia, invocassero nei loro riti quattro Dee: Deferunda, Coinquenda, Commolenda e Adolenda, che erano in realtà i quattro aspetti di un'unica divinità.
Deferunda è colei che trasferisce, Coinquenda colei che taglia, Commolenda colei che polverizza, Adolenda colei che fa nascere. Sembra l'avvicendarsi di vita e morte dove:

DEFERUNDA - è la Dea che trasferisce il vivo sulla soglia dell'Aldilà.
COIQUENDA - è la Dea colei che taglia il filo della vita.
COMMOLENDA - E' la Dea che polverizza le ossa.


DITE 
- Divinità Latina degli inferi. Era figlio di Saturno e di Opi.


DISPATER
- in contrapposizione con le divinità celesti Dei Superi e con le divinità della terra divinità ctoniche regnava il mondo sotterraneo, sua sposa era Erecura, poi associata a Proserpina. 


SORANO
- Dio del termine e della morte, venerato da Sabini, Latini, Falisci, Etruschi e Romani sul Monte Soratte, monte sacro a nord di Roma che si erge isolato in mezzo alla campagna. I suoi sacerdoti erano gli Hirpi Sorani ("Lupi di Soranus") che nelle cerimonie camminavano sui carboni ardenti, reggendo le interiora delle capre sacrificate.
Soranus venne identificato con Apollo ma come sole nero, cioè un Dio solare infero, e la sua paredra era la Dea Cavatha per gli Etruschi e Feronia per i Falisci, il cui santuario maggiore (Lucus Feroniae) era presso il Monte Soratte.


TARPEA
Dea degli inferi che tagliava il filo della vita.

PLUTONE

VIDUUS
- Viduus ("colui che divide") era un Dio minore, deputato a separare (in latino viduare) l'anima dal corpo dopo la morte. Viene citato da San Cipriano nel "De vanitate idolorum", in cui si precisa che a Viduus non venivano eretti altari all'interno della città di Roma:
«In tantum vero Deorum vocabula apud Romanos figuntur ut sit et apid illos viduus Deus, qui anima corpus viduet, qui quasi feralis et funebris intra muros non habetur, sed foris, collocatur


FAME 
- Demone personificazione della fame. Abitava l'ingresso dell'Ade in compagnia del Bisogno, dei Morbi e della Paura.


BISOGNO
- Demone personificazione del Bisogno. Abitava l'ingresso dell'Ade in compagnia della Fame, dei Morbi e della Paura.


MORBI
- Demoni personificazione dei Morbi. Abitavano l'ingresso dell'Ade in compagnia della Fame, del Bisogno e della Paura.


PAURA
- Demone personificazione della Paura. Abitava l'ingresso dell'Ade in compagnia della Fame, del Bisogno e dei Morbi.


CERBERO
Fglio di Tifone e di Echidna. Era un cane a tre teste, ma Esiodo sosteneva che ne avesse 50, Pindaro e Orazio 100. Aveva il compito di impedire alle ombre di uscire dall'inferno e di vietare ai vivi di varcarne la soglia. La sua figura è stata descritta da Apollodoro, da Virgilio e da Apuleio nelle Metamorfosi.


LARVE
Erano gli spiriti dei morti che in vita erano stati malvagi. Tormentavano e spaventavano i vivi, per tenerle lontane dalla casa in capofamiglia a mezzanotte per nove volte spargeva delle fave nere davanti la porta di casa.


GENII
naturalmente dell'oltretomba.


BIBLIO

- Andrea Romanazzi - Guida alla Dea Madre in Italia. Itinerari fra culti e tradizioni popolari - Roma - Venexia - 2005 -
- Andrea Carandini - Roma. Il primo giorno - Roma-Bari - Laterza - 2007 -
- Agostino d'Ippona - La città di Dio - libro VI -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica - a cura di Furio Jesi - Rizzoli Editore - Milano - 1977 -
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -


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