Nascita: Corduba 54 a.c. circa
Morte: Roma 39 d.c. circa
Professione: scrittore, retore e storico romano
Famiglia: plebea ma agiata famiglia equestre di origine italicaMoglie: Elvia, sposata il 10 a.c.
Figli:
- Marco Anneo Novato, che fu governatore dell'Acaia, - Lucio Anneo Seneca detto il giovane, famoso filosofo e scrittore
- Marco Anneo Mela, padre del poeta Lucano
Giunse a Roma giovanissimo nel 43 a.c. per praticare i suoi studi, e subito predilesse gli studî retorici, sebbene non esercitò mai la professione di oratore. Finiti gli studi tornò a Cordova per poi tornare a Roma e restarci per il resto della sua vita, frequentando celebri oratori e dedicandosi a un'opera storica, ora perduta, sulla storia romana dalla fine delle guerre civili ai suoi tempi (almeno fino alla morte di Tiberio).
Nelle scuole di retorica conobbe Marco Porcio Latro, con il quale ebbe stretti rapporti di amicizia per tutta la vita. Il suo oratore preferito era Cicerone, disapprovando così la tendenza alle trovate sceniche e all'esagerata emotività dell'oratoria tipica del suo tempo.
Fu tra i maggiori intellettuali dell’epoca augustea: storico e appassionato di retorica, la sua fama si deve alla (parziale) sopravvivenza dell’ "Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores", comprendente sette Suasoriae e dieci libri di Controversiae.
Negli ultimi anni scrisse un'opera sulla retorica del suo tempo, "Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores", composta di due parti: una raccolta, in dieci libri, di argomenti e brani di orazioni, soprattutto sulle cause civili, con prefazioni a ogni libro, intitolata "Controversiae" (mancanti i libri III, VI e VIII), e un'altra, in un libro di declamationes d'argomento storico o mitologico, "Suasoriae" (manca l'inizio), dove giudica Cicerone il più grande oratore romano.
Nonostante il soprannome retore non insegnò mai retorica, ma la sua opera fu la raccolta degli insegnamenti ricevuti in gioventù, per trasmettere le sue memorie e conoscenze ai figli onde aiutarli ad "addestrarsi al foro e alle magistrature".
Morì intorno al 39 d.c., quasi centenario.
SENECA |
LE OPERE
Historiae ab initio bellorum civilium
Seneca il Vecchio fu anche autore di un'opera storica scomparsa, le "Historiae ab initio bellorum civilium". Nel maggio del 2018, esaminando e ricomponendo dei frammenti carbonizzati di un antico papiro (conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli) la filologa Valeria Piano ebbe la grande sorpresa di riconoscere l'opera di Seneca il vecchio ritenuta perduta per sempre.
L'opera narra la storia di Roma dall'inizio delle guerre civili al periodo della sua morte e che fu pubblicata da suo figlio, con un'introduzione in cui parla del padre e dell'opera dove, come specifica Lattanzio, la storia dell'Urbe era scandita da una metafora biologica, che univa le fasi della storia romana alle fasi della vita di Seneca secondo un sistema ripreso poi da Floro nella sua Epitoma:
« Seneca divise, non senza profitto, le epoche della città romana. Egli ha affermato che in un primo momento la sua infanzia fu sotto il re Romolo, dal quale Roma nacque e, per così dire, fu educata; allora la sua infanzia sotto gli altri re fu cresciuta e modellata con più numerosi sistemi di istruzione e delle istituzioni; ma alla fine, nel regno di Tarquinio, quando ormai era cresciuta come si deve, non sopportava la schiavitù; e, dopo aver gettato via il giogo di una tirannia altezzosa, ha preferito obbedire alle leggi, piuttosto che ai re; e quando la sua gioventù è terminata entro la fine della guerra punica, poi a lungo con forza ha confermato che aveva cominciato ad essere virile.
L'opera narra la storia di Roma dall'inizio delle guerre civili al periodo della sua morte e che fu pubblicata da suo figlio, con un'introduzione in cui parla del padre e dell'opera dove, come specifica Lattanzio, la storia dell'Urbe era scandita da una metafora biologica, che univa le fasi della storia romana alle fasi della vita di Seneca secondo un sistema ripreso poi da Floro nella sua Epitoma:
« Seneca divise, non senza profitto, le epoche della città romana. Egli ha affermato che in un primo momento la sua infanzia fu sotto il re Romolo, dal quale Roma nacque e, per così dire, fu educata; allora la sua infanzia sotto gli altri re fu cresciuta e modellata con più numerosi sistemi di istruzione e delle istituzioni; ma alla fine, nel regno di Tarquinio, quando ormai era cresciuta come si deve, non sopportava la schiavitù; e, dopo aver gettato via il giogo di una tirannia altezzosa, ha preferito obbedire alle leggi, piuttosto che ai re; e quando la sua gioventù è terminata entro la fine della guerra punica, poi a lungo con forza ha confermato che aveva cominciato ad essere virile.
Infatti, quando Cartagine è stata spazzata via, dopo esser stata a lungo la sua rivale al potere, stese le mani per terra e per mare su tutto il mondo, fino a quando, dopo aver sottomesso tutti i re e le nazioni, quando i materiali per la guerra ora mancavano, abusò della sua forza, con la quale essa stessa si distrusse. Questa è stata la sua prima età, quando, lacerata da guerre civili e oppressa dal male intestino, di nuovo ricadde nel governo di un unico sovrano, per così dire girando ad una seconda infanzia. »
(Lattanzio, Divinae Institutiones, VII 15 - trad. A. D'Andria)
Oratorum et rhetorum sententiae, divisiones, colores
L'unica opera di Seneca il Vecchio a noi pervenuta, almeno in parte, si intitolava Oratorum et rhetorum sententiae, divisiones, colores, cioè "Le tesi sostenute nelle opere degli oratori e dei retori, la distribuzione della materia, il colorito e lo stile dell'esposizione".
Divisa in dieci libri di "Controversiæ" e un libro di "Suasoriæ": a noi sono giunte le Controversiæ, sette delle Suasoriæ ed alcuni estratti degli altri scritti.
Trattasi di lezioni pratiche di eloquenza e di retorica che ci fanno capire egregiamente la formazione culturale dell'epoca, analizzata nelle prefazioni premesse a ogni libro, in cui si discutono le caratteristiche dei vari retori, che spesso Seneca aveva conosciuto di persona. La tripartizione sententiae, divisiones e colores del titolo rispecchia lo schema seguito dall'autore che prima riporta le sententiae più importanti dai più illustri declamatori; nella divisio, Seneca spiega il criterio logico-argomentativo dei vari declamatori; infine vengono i colores, ovvero i modi con cui l'oratore prova a "colorire" i fatti.
Nell'opera l'autore osserva la decadenza della retorica che sia Quintiliano che Tacito attribuiscono al cambiamento da Repubblica a Principato, ma che Quintiliano attribuirà proprio a Seneca figlio. Così
la retorica, con l’avvento del principato, era diventato ormai solo materia di spettacolo visto che non si poteva più attaccare il potere.
L'unica opera di Seneca il Vecchio a noi pervenuta, almeno in parte, si intitolava Oratorum et rhetorum sententiae, divisiones, colores, cioè "Le tesi sostenute nelle opere degli oratori e dei retori, la distribuzione della materia, il colorito e lo stile dell'esposizione".
Divisa in dieci libri di "Controversiæ" e un libro di "Suasoriæ": a noi sono giunte le Controversiæ, sette delle Suasoriæ ed alcuni estratti degli altri scritti.
Trattasi di lezioni pratiche di eloquenza e di retorica che ci fanno capire egregiamente la formazione culturale dell'epoca, analizzata nelle prefazioni premesse a ogni libro, in cui si discutono le caratteristiche dei vari retori, che spesso Seneca aveva conosciuto di persona. La tripartizione sententiae, divisiones e colores del titolo rispecchia lo schema seguito dall'autore che prima riporta le sententiae più importanti dai più illustri declamatori; nella divisio, Seneca spiega il criterio logico-argomentativo dei vari declamatori; infine vengono i colores, ovvero i modi con cui l'oratore prova a "colorire" i fatti.
Nell'opera l'autore osserva la decadenza della retorica che sia Quintiliano che Tacito attribuiscono al cambiamento da Repubblica a Principato, ma che Quintiliano attribuirà proprio a Seneca figlio. Così
la retorica, con l’avvento del principato, era diventato ormai solo materia di spettacolo visto che non si poteva più attaccare il potere.
Le sententiae, frasi ad effetto miranti alla massima concentrazione espressiva, ornate da figure di parola e di suono, per stupire e suscitare emozioni, rimanda allo stile asiano, uno stile ricco di concetti e figure
retoriche che, a discapito di quello atticista, si affermerà nel I d.c., fortemente criticato da Quintiliano, che gli contrappone lo stile di Cicerone, fluido e scorrevole.
SENECA |
Suasoriae e Controversiae
La suasoria apparteneva al genere deliberativo, e consisteva nella simulazione di un’orazione che avesse l’obiettivo di convincere (suadere) un personaggio famoso della storia o del mito a fare o desistere da un’azione. La controversia, invece, era del genere giudiziario, con la riproduzione fedele di un dibattimento, da posizioni opposte, di una causa, sulla base del diritto romano o greco.
Seneca il Vecchio riportò dunque nell’ "Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores esempi di suasoriae e controversiae" i ricordi della scuola di retorica, a cui Seneca il Vecchio resterà sempre legato, pur non avendo mai esercitato il mestiere di oratore.
La suasoria apparteneva al genere deliberativo, e consisteva nella simulazione di un’orazione che avesse l’obiettivo di convincere (suadere) un personaggio famoso della storia o del mito a fare o desistere da un’azione. La controversia, invece, era del genere giudiziario, con la riproduzione fedele di un dibattimento, da posizioni opposte, di una causa, sulla base del diritto romano o greco.
Seneca il Vecchio riportò dunque nell’ "Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores esempi di suasoriae e controversiae" i ricordi della scuola di retorica, a cui Seneca il Vecchio resterà sempre legato, pur non avendo mai esercitato il mestiere di oratore.
Le Historiae ab initio bellorum civilium
Seneca il Vecchio scrisse anche le "Historiae ab initio bellorum civilium", cioè “Storie dall’inizio delle guerre civili” dove l'intento era quello di indagare le cause della fine della Repubblica e del passaggio al Principato attraverso lo studio delle guerre civili.
Lattanzio riporta che Seneca analizzò la storia di Roma come fosse la storia della vita di un corpo, scandagliandone giovinezza, maturità e decadenza. ma Seneca non associava l’inizio delle guerre civili al periodo di Mario e Silla, bensì faceva risalire la crisi repubblicana all’epoca graccana, ccon la seditio Gracchana, per l’autore, il primo germe della decadenza della Repubblica.
ASINIO POLLIONE |
ASINIO POLLIONE
Sembra che Seneca il Vecchio rifiutasse la vulgata “ufficiale” delle opere storiche (i Commentarii) di Augusto e Cesare, e adottò come fonte le Historiae di Asinio Pollione, già rimproverato da Orazio per aver scritto troppo liberamente. Ma mentre l’amico Asinio Pollione pubblicò comunque l’opera (oggi scomparsa), Seneca il Vecchio temette la censura augustea, e quindi lasciò incompleta l’opera.
Fu il figlio a pubblicare le Historiae, probabilmente nei primi anni del principato di Claudio, non senza conseguenze. Quest’atto quasi “ideologico”, infatti, contribuì a scatenare le ire dell’imperatore, già ostile nei confronti di Seneca e intento a spazzare via gli ultimi rimasugli di repubblicanesimo.
LE HISTORIE RITROVATE
Le "Historiae" ab initio bellorum civilium, ritenute ormai perdute, sono state invece ritrovate in un papiro ercolanese, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, dove sono stati riconosciuti il nome di Seneca il Vecchio e il suo contenuto.
BIBLIO
- Seneca - Ad Helviam matrem -
- Seneca il vecchio - la storia ritrovata: decrittati i preziosi papiri ercolanesi, su ilmattino.it. - 2018 -
- Divinae Institutiones - E. Pianezzola - Spunti per un'analisi del racconto nel "thema" delle Controversiae di Seneca il Vecchio - in "Materiali e Contributi per la Storia della Narrativa greco-latina", n. 3 - 1981 -
E. Migliario - Luoghi retorici e realtà sociale nell'opera di Seneca il Vecchio - in "Athenaeum", n. 77 (1989 -
Fu il figlio a pubblicare le Historiae, probabilmente nei primi anni del principato di Claudio, non senza conseguenze. Quest’atto quasi “ideologico”, infatti, contribuì a scatenare le ire dell’imperatore, già ostile nei confronti di Seneca e intento a spazzare via gli ultimi rimasugli di repubblicanesimo.
LE HISTORIE RITROVATE
Le "Historiae" ab initio bellorum civilium, ritenute ormai perdute, sono state invece ritrovate in un papiro ercolanese, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, dove sono stati riconosciuti il nome di Seneca il Vecchio e il suo contenuto.
BIBLIO
- Seneca - Ad Helviam matrem -
- Seneca il vecchio - la storia ritrovata: decrittati i preziosi papiri ercolanesi, su ilmattino.it. - 2018 -
- Divinae Institutiones - E. Pianezzola - Spunti per un'analisi del racconto nel "thema" delle Controversiae di Seneca il Vecchio - in "Materiali e Contributi per la Storia della Narrativa greco-latina", n. 3 - 1981 -
E. Migliario - Luoghi retorici e realtà sociale nell'opera di Seneca il Vecchio - in "Athenaeum", n. 77 (1989 -
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