SOTTO LA BASILICA DI S. MARCO EVANGELISTA

LA FACCIATA

- 336 - La Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio sorge a piazza Venezia, di fianco a Palazzo Venezia a cui è incorporata ed è la chiesa nazionale dei veneti residenti a Roma. La sua fondazione, risalente al 336, si deve a Papa San Marco,  dedicata al santo evangelista di cui portava il nome in un luogo chiamato ad Pallacinas. 

- 449 - La basilica sarebbe sorta nel luogo dove S. Marco Evangelista avrebbe vissuto nel suo soggiorno romano intorno al 41 d.c. e che fu poi trasformato in oratorio. Negli atti del sinodo di papa Simmaco del 499, la chiesa è ricordata come Titulus Marci.

- 792 - La chiesa fu restaurata nel 792 da papa Adriano I, 

- 883 - nell'833 venne restaurata da papa Gregorio IV e più volte nei secoli, ricostruita poi nella forma attuale nel 1468 da Papa Paolo II, che ne fece la chiesa dei veneziani a Roma. Oggi la basilica mostra la decorazione barocca dei restauri del XVII e XVIII secolo.

La facciata, con un portico a tre arcate e semicolonne addossate a pilastri, è di stile rinascimentale e da alcuni attribuita a Leon Battista Alberti. Dietro c'è il campanile romanico con trifore, decorato con ceramiche antiche. Durante i lavori di restauro, nei sotterranei della prima basilica sono state ritrovate le ossa dei martiri, tra cui quelle di San Marco, ora sotto l'altare maggiore. 

 
La facciata si compone di due ordini di archi sorretti da pilastri che inquadrano un portico ed una loggia. Le arcate del portico sono divise da semicolonne con capitelli compositi a volute diagonali e foglie, mentre la loggia è scandita da lesene con capitelli corinzi, su cui sono appesi quattro scudi tenuti da teste leonine: le due lesene centrali presentano, a destra, lo stemma di Paolo II Barbo, un leone rampante coronato dallo stemma della Santa Sede, e, a sinistra, un busto di S.Marco; le lesene laterali presentano invece gli stemmi del cardinale Marco Barbo, il leone rampante sormontato dallo stemma cardinalizio. 

Da questa loggia il papa, finché visse a palazzo Venezia, benediceva la folla radunatasi nella piazza per le occasioni solenni e per questo motivo conosciuta come la Loggia delle Benedizioni.

- IX secolo - L'interno, diviso in tre navate, pur di epoca barocca, conserva elementi di varie epoche, come il mosaico absidale del IX secolo con Papa Gregorio IV che offre un modello della chiesa a Cristo. 


- 1154 - La chiesa mantenne il proprio aspetto, tranne che per l'aggiunta del campanile nel 1154.

- Nel 1465 - venne edificata la loggia delle benedizioni in facciata, realizzata in stile rinascimentale per volere di papa Paolo II, tra il 1465-1470.

- 1654 - L'aspetto attuale della chiesa è legato al restauro iniziato nel 1654-1657 e completato poi per volere del cardinale Angelo Maria Querini nel 1735-1750, in cui venne data l'impronta barocca che la basilica conserva ad oggi.

Dentro la Chiesa affreschi quattrocenteschi di Melozzo da Forlì, raffiguranti San Marco Papa e San Marco Evangelista e la tomba di Leonardo Pesaro, del 1796, opera di Antonio Canova.

L'ANDRONE


LA FACCIATA DI SPOGLIO

La facciata della chiesa costituita da una loggia per le benedizioni come avevano anche San Pietro e San Paolo, fu costruita nel 1466: è tradizionalmente attribuita a Leon Battista Alberti, ma da molti oggi attribuita al suo seguace Francesco del Borgo. 

La loggia venne purtroppo costruita e pure decorata con marmi sottratti al Colosseo e al Teatro di Marcello, secondo l'intento dell'epoca di cancellare qualsiasi ricordo dell'Impero Romano, colpevole di essere stato pagano.



L'INTERNO

La chiesa fu restaurata varie volte, soprattutto dopo i saccheggi successivi alle incursioni dei Goti, dei Longobardi e dei Bizantini dei secolo VI e VII: papa Adriano I (772-795) ne restaurò il tetto e le navate laterali, papa Gregorio IV (827-844) demolì le parti pericolanti del tempio, ricostruendole ed ornando l’abside con i magnifici mosaici tuttora esistenti.

- 1154 - Nel 1154 la chiesa fu dotata di un ciborio, opera di quattro marmorari romani, Giovanni, Pietro, Angelo e Sassone, figli di Paolo Romano del quale rimangono le colonne di porfido poste agli ingressi laterali del presbiterio nonché dieci colonnine attualmente nel portico.

- 1445 - Tra il 1455 ed il 1471, papa Paolo II Barbo, che accanto alla chiesa aveva costruito il proprio palazzo, detto di S.Marco e poi Venezia, destinò chiesa e palazzo alla comunità veneziana di Roma e fece coprire la cupola con lamine di piombo incise con le insegne papali.

Fece decorare il soffitto a cassettoni della navata centrale, al centro del quale spicca lo stemma di Paolo II Barbo (il leone rampante), furono restaurati ed adornati con nicchie i muri della navata centrale, eretto il portico esterno con la loggia sovrastante.


Le inondazioni del Tevere di quegli anni raggiunsero spesso la chiesa, minandone la stabilità e la buona conservazione degli arredi. Si salvò invece il mosaico bizantino dell'abside con papa Gregorio IV, che, con il supporto di San Marco, offre un modello della basilica a Gesù Pantocrator con mano benedicente, vestito di porpora e oro e coronato dall'alto, che ha in mano il vangelo con le parole "Io sono la luce, la vita e la resurrezione" e poggia su un piedistallo con l'alfa e l'omega, l'inizio e la fine dei tempi.

- 1503 - Tra il 1503 ed il 1523 il cardinale Domenico Grimani fece rifare il pavimento con grandi riquadri di arte cosmatesca ricavati purtroppo dallo splendido pavimento romano.
 
Il Cristo Pantocrator è quello severo e giudicante, su chi ha obbedito e chi no. Spesso ai lati sono raffigurati la Madonna e San Giovanni Battista che si rivolgono a lui in atteggiamento supplice, affinchè non stermini l'umanità. 

Ai suoi piedi una colomba, simbolo dello Spirito santo. Gli affreschi con San Marco Papa e San Marco Evangelista sono di Melozzo da Forlì; in basso un gregge di agnelli esce dalle porte di Gerusalemme e Betlemme e si avvia verso l'agnello mistico, posto al centro, su una collina da cui scaturiscono i quattro fiumi dell'Eden.

Una scritta in latino in basso celebra l'opera di Gregorio IV e gli augura la ricompensa nei cieli. Nell'arco dell'abside ai lati sono raffigurati San Pietro e San Paolo e al centro Cristo dentro un clipeo, tra i simboli clipeati dei quattro evangelisti; Pier Francesco Mola tra il 1651 e il 1656 esegue il quadro del di San Michele che scaccia Lucifero e l'affresco con Il martirio dei santi Abdon e Sennen.

- 1753 - Il cardinale Angelo Maria Quirini nel 1735 su progetto di Filippo Barigioni fa sostituire le belle colonne di granito con altre di mattoni rivestite di diaspro di Sicilia, con l’aggiunta dei rilievi a stucco come decorazione della navata maggiore, con la costruzione dell’altare maggiore ed il rinnovo degli stalli del coro.

 
- 1796 - Antonio Canova  esegue la tomba di Leonardo Pesaro.

- 1840 - Tra il 1840 ed il 1843 il cardinale Giacomo Giustiniani fece sostituire le tegole in piombo del tetto e restaurare il mosaico absidale; e venne scoperta la cripta. 

- 1947 - Per ridurre l’umidità della chiesa, tra il 1947 ed il 1949 la cripta fu riaperta e restaurata e furono effettuate esplorazioni delle fasi antiche dell’edificio. Vennero trovati resti di costruzioni romane, tra cui un ambiente adorno di un mosaico con cantharus e tralci di vite (inizio IV secolo d.c.). 

A 2,30 metri sotto il livello della chiesa attuale, i resti della prima chiesa parrocchiale (titulus) del IV secolo, a tre navate divise da colonnati (resti delle fondamenta) con pavimento in opus sectile di marmi colorati ed altare disposto a metà della navata centrale. Quest’edificio fu probabilmente distrutto da un incendio e quindi nel V secolo se ne sovrappose un secondo, che ne invertì l’orientamento. 

Sulla seconda chiesa si trovano i resti della terza chiesa, del IX secolo, sempre a tre navate, sovrapposta alla pianta della seconda, lunga 40,50 metri, larga 30,50, l’abside era già quello odierno, così come i muri perimetrali, dove si aprono 13 finestre per parte, più o meno conservate. Due colonnati di 12 colonne sormontati da archi dividevano la chiesa in tre navate di cui si conserva la cripta a pianta semianulare.

L’atrio del portico, adorno di numerosi antichi frammenti e lapidi con iscrizioni in greco, conserva la vera di pozzo con iscrizioni del secolo XI in cui il prete Giovanni, donando il pozzo in onore di Dio e di S.Marco, invitava gli assetati a bere e minacciava maledizioni a chi osasse trarre profitto pecuniario dalla sua acqua.

Nell’atrio una lunga iscrizione del 1466 ricorda i lavori eseguiti da Paolo II ma soprattutto l’antica epigrafe mortuaria di “Vannotia Cathanea”, ovvero Vannozza Cattanei, amante di papa Alessandro VI Borgia e madre di Cesare, Giovanni e Lucrezia Borgia. Lapide proveniente da S.Maria del Popolo dove la donna un tempo aveva la tomba, poi scomparsa


“A Dio Ottimo Massimo – A Vannozza Cattanei, celebre guida per i figli Cesare, duca di Valentines, Giovanni, duca di Gandia, Goffredo, duca di Squillace, Lucrezia, duchessa di Ferrara, insigne per onestà, esimia per religione, di pari età e saggezza, di ottimi meriti per l’ospedale Lateranense, Geronimo Pico, procuratore del fedecommesso, pose secondo disposizione del testamento. Visse anni 76, mesi 4, giorni 13, morì nell’anno 1518, 26 novembre”.

La navata centrale conta pilastri con 24 finte colonne rivestite da diaspro di Sicilia e 24 finestre bifore in stile gotico; tra le finestre e le arcate vi sono affrescate le Storie di S. Marco papa e le Storie dei martiri Abdon e Sennem, con rilievi a stucco degli Apostoli. Nel presbiterio, l’urna di granito contenente il corpo di S. Marco papa e dei Santi Abdon e Sennen, anch’essa attribuita al Barigioni.

Il mosaico absidale del IX secolo, ha al centro il “Cristo benedicente che regge un libro”, sul quale si può leggere “Ego sum lux, ego sum vita, ego sum resurrectio“, ovvero “Io sono la luce, Io sono la vita, Io sono la resurrezione”. Alla sinistra del Cristo vi sono raffigurati: S. Felicissimo, S. Marco Evangelista che presenta papa Gregorio IV con in mano il modello della chiesa da lui ricostruita e con il capo racchiuso in un nimbo quadrato come si usava allora per raffigurare i viventi, S. Marco papa, S. Agapito martire e S. Agnese vergine e martire.

Nella zona inferiore è raffigurato l’Agnello, sotto il quale scorrono quattro fiumi (il Tigri, l’Eufrate, il Fison ed il Geon) e verso cui da Gerusalemme e da Betlemme muovono i 12 agnelli simbolo dei fedeli. In passato dinanzi alla chiesa si tenevano diverse manifestazioni popolaresche, come il “ballo de li poveretti” che si svolgeva ogni primo di maggio, con popolane e giovanotti dei vari rioni ma anche gobbi, storpi, vecchietti in vena di follie, con grande divertimento dei romani.

MADAMA LUCREZIA

La festa si svolgeva davanti al simulacro di Madama Lucrezia, ornato, per l’occasione, di collane di cipolle, capi d’aglio e peperoncini. Il simulacro, che fa parte della congrega delle “statue parlanti” (insieme a Pasquino, Marforio, Abate Luigi, il Facchino ed il Babuino) era situato un tempo dinanzi alla basilica, mentre oggi è appoggiato al lato sinistro della chiesa. Il nodo delle vesti sul petto permette di identificare il busto con Iside ed era situato, in origine, nel “Tempio di Iside“.

Durante la Repubblica del 1799 il popolo romano buttò giù il suo busto, che cadde a bocca sotto. Il giorno dopo, sulle sue spalle, comparve la scritta a grossi caratteri: “Non ne posso veder più“. E ancora, nel 1591, Gregorio XIV, sentendosi morire, si fece trasportare a palazzetto Venezia, sperando di riprendersi, grazie anche ad un alto steccato attorno alla residenza che attutiva i rumori circostanti: e invece morì. Madama Lucrezia, freddamente, sentenziò: “La morte entrò attraverso i cancelli“.

FONTANA DELLA PIGNA

FONTANA DELLA PIGNA

Proprio di fronte alla basilica vi è la Fontana della Pigna, un elegante stelo, al centro di un piccolo bacino, sul quale due corolle di tulipani stilizzati sostengono una pigna. L’acqua fuoriesce da due cannelle laterali e si raccoglie nelle vaschette a fior di terra protette da quattro colonnine. La fontana fu voluta dal Comune di Roma, che volle ripristinare alcuni simboli di antichi rioni o di mestieri scomparsi. 

Il lavoro venne affidato a Pietro Lombardi nel 1927, che realizzò anche altre fontane: la Fontana delle Anfore (Piazza Testaccio), la Fontana dei Libri (via degli Staderari), la Fontana delle Arti (via Margutta), la Fontana delle Tiare (largo del Colonnato), la Fontana delle Palle di Cannone (via di Porta Castello), la Fontana dei Monti (via di San Vito), la Fontana della Botte (in via della Cisterna)e la Fontana del Timone (di fronte all’antico Porto di Ripa Grande).


BIBLIO

- C. Carocci, A. M. Corbo, L. Nicoletti - La Basilica di S. Marco al Campidoglio: guida storico-artistica con schede didattiche corredate da una planimetria illustrata - Roma - 1982 -
- Darko Senekovic, S. Marco, in: D. Mondini, C. Jäggi, P. C. Claussen, Die Kirchen der Stadt Rom im Mittelalter 1050-1300 - Band 4 (M-O), Stuttgart 2020 -
- Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti - col. "Tradizioni italiane" - Newton & Compton - Roma - 2017 -
- Christoph Luitpold Frommel - Roma, in Paolo Francesco Fiore - Storia dell'architettura italiana - Il Quattrocento - Milano - Mondadori Electa - 1998 -
Roma - collezione "L'Italia" - Touring Editore - 2004 - Milano -

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