SOTTO S. MARIA DELLA PACE


La chiesa di Santa Maria della Pace, che si trova nell'omonima piazza nel rione Ponte e precisamente in in via dell’Arco della Pace, non distante da piazza Navona, sorge in luogo dell’antica cappella “S.Andrea de Acquarenariis“, nome che deriva dai numerosi venditori di acqua presenti nella zona, i quali, attingendo direttamente dal Tevere, dovevano purgare l’acqua dalla “rena” che vi era mescolata.

La Congiura dei Pazzi, del 26 aprile 1478, fu una cospirazione ordita dai banchieri fiorentini de' Pazzi, contro i Medici che governavano Firenze, con l'appoggio del papato, della Repubblica di Siena, del Regno di Napoli e del Ducato di Urbino. La congiura portò all'uccisione di Giuliano de' Medici e al ferimento di Lorenzo il Magnifico, ma senza tuttavia cacciare i Medici da Firenze.



LA PACE DI BAGNOLO

Nel 1482 le truppe della Serenissima guidate da Roberto di San Severino attaccarono da nord il Ducato di Ferrara conquistando diversi territori, sfruttando anche il territorio di Ravenna all’epoca sotto l’egida di Venezia: si chiese ai Medici l’intervento contro Venezia e il Papa ma Lorenzo rifiutò. Poi i veneziani assediarono Ferrara e il Duca di Milano Ludovico il Moro temette l’eccessivo potere in mano alla Serenissima e fece pressione al Papa per deliberare la fine della guerra, firmando una tregua con il Regno di Napoli a dicembre 1482.

La Pace di Bagnolo venne firmata nel 1484 fra la Repubblica di Venezia e il duca di Ferrara, Lorenzo il Magnifico ottenne un nuovo periodo di pace distensivo tra tutti i Principati e con la sua posizione di grande “mediatore” politico ottenne innumerevoli vantaggi dal periodo che seguì la pace di Bagnolo e i rinnovati buoni rapporti con lo Stato della Chiesa.



LA MADONNA CHE SANGUINA

Nell’anno 1482, anche se i lavori terminarono due anni dopo sotto Innocenzo VIII: la chiesa venne chiamata S.Maria della Pace per commemorare la conclusa pace di Bagnolo, che poneva fine alla Guerra di Ferrara tra la Repubblica di Venezia e il duca di Ferrara, Ercole d’Este. Il progetto della nuova chiesa fu affidato all’architetto Baccio Pontelli mentre nei primi anni del 1500 il Bramante realizzò il chiostro ed il convento annessi.

Si narra che nel 1482 un'immagine della Madonna avesse iniziato a sanguinare, colpita da un sasso lanciato da un soldato ubriaco, o forse ferita dalle vicende di guerra. Allora papa Sisto IV fece voto che sulle fondazioni della cappella sarebbe stata edificata una chiesa dedicata a Maria per ricordare l'evento miracoloso. 

Ma si pensa che soprattutto si sciogliesse il voto di Sisto IV per cui se fosse terminata la guerra, avrebbe fatto costruire in questo luogo una grande chiesa dedicata alla Madonna. Il Papa si recò sul luogo e fece cambiare il nome della chiesa in “S. Maria della Virtù“, promettendo per ora il restauro dell’edificio.



L'AMPLIAMENTO DELLA CHIESA

Nel 1611, ampliando la volumetria della chiesa, la tribuna e l'altare maggiore, a cura e spese della famiglia Rivaldi, codesta famiglia si assicurò un'imponente cripta sepolcrale ai piedi dell'altare e nel 1656-1667 papa Alessandro VII fece restaurare l'edificio da Pietro da Cortona, che aggiunse la famosa facciata barocca con due ordini e preceduta da un pronao semi-circolare sostenuto da colonne tuscaniche binate.

La chiesa si spingeva in avanti riempiendo quasi completamente lo spazio della piccola piazza che la precede; molte case furono demolite da Pietro da Cortona per creare questo spazio trapezoidale asimmetrico, che, col suo aspetto unitario intensamente plasmato, si pone tra le principali realizzazioni del barocco romano.

RAFFAELLO SANZIO - SIBILLE E ANGELI

L'INTERNO

L'interno della chiesa si raggiunge dal portale del XV secolo, ha una breve navata con una crociera ottagonale ed una tribuna sormontata da una cupola. Carlo Maderno disegnò l'alto altare (1614) appositamente per il dipinto della Madonna col Bambino.

La prima cappella a destra è detta Chigi, commissionata da Agostino Chigi il banchiere del papa. L'architettura è attribuita a Raffaello, che eseguì anche l'affresco delle Sibille e angeli (1514). Gli affreschi superiori con i quattro Profeti vennero realizzati da Timoteo Viti dopo la morte di Raffaello, su disegno del maestro. L'altorilievo in bronzo di Cristo trasportato dagli angeli sull'altare e dei due santi laterali: Santa Caterina e San Bernardino, è di Cosimo Fancelli.

La seconda cappella, detta Cesi, fu progettata da Antonio da Sangallo il Giovane con una decorazione rinascimentale sull'arcata esterna, e due affreschi, la Creazione di Eva ed il Peccato originale di Rosso Fiorentino. Le statue nelle nicchie dei Santi Pietro e Paolo. e gli altorilievi Profeti e angeli e i dormienti sulle tombe di Angelo Cesi e della moglie Francesca Carduli Cesi (1550) sono di Vincenzo de' Rossi. Le sfingi invece sono di Simone Mosca e per l'altare Carlo Cesi dipinse una Sacra Famiglia con sant'Anna.

LA CUPOLA

La prima cappella sulla sinistra, detta Ponzetti, ha affreschi rinascimentali di Baldassarre Peruzzi, sull'altare la Madonna col Bambino tra le sante Brigida e Caterina e il cardinale Ferdinando Ponzetti (1516), nonché le Storie bibliche nel catino absidale. Qui si trovano anche due monumenti funebri della famiglia Ponzetti, databili al 1505 e il 1509.

La seconda cappella a sinistra, detta Mignanelli, è costituita dai marmi presi dal Tempio di Giove Capitolino. Sull'altare la Madonna in gloria tra i santi Ubaldo e Girolamo è di Marcello Venusti, mentre la lunetta esterna mostra la Cacciata dal Paradiso terrestre e la Famiglia di Adamo di Filippo Lauri (1657).

La tribuna ottagona del Sangallo era ornata da stucchi di Pietro da Cortona. Sopra le cappelle le tele della Visitazione di Carlo Maratta (1655), Presentazione al Tempio di Baldassarre Peruzzi (1524), Nascita della Vergine di Raffaello Vanni e Transito della Vergine di Giovanni Maria Morandi.

La prima cappella a destra dell'altare (Olgiati), ha un Battesimo di Gesù di Orazio Gentileschi (1607), quella a sinistra un Crocifisso quattrocentesco e un altare marmoreo dorato e dipinto della scuola di Andrea Bregno (1490). La Natività e l'Annunciazione sono del Passignano, la decorazione della volta e del catino absidale è di Francesco Albani (1612) e le Sante nel sottarco di Lavinia Fontana (1611-1614). In un'altra cappella a sinistra l'Adorazione dei pastori del Sermoneta.

IL CHOSTRO DEL BRAMANTE


CHIOSTRO DEL BRAMANTE

Il chiostro, che rappresenta e costituisce il più bell’esempio di corte del primo Rinascimento a Roma, fu edificato dal Bramante (1500-1504) per il cardinale Oliviero Carafa, disegnato a pianta quadrata attraverso la ripetizione di un modulo pari alla larghezza del portico. 

Lo spazio centrale è circondato da 16 pilastri che formano un portico continuo di volte a crociera. Il primo livello al piano terreno ha un quattro arcate rette da pilastri dorici su cui sono addossate paraste ioniche che sostiene una trabeazione con fregio continuo, con archi a tutto sesto impostati su alette.

Al secondo livello invece vi è un ordine di paraste pseudo-corinzio, che rigirano sui fianchi in corrispondenza delle alette del primo livello, con l'inserimento di colonne libere, dello stesso ordine, che raddoppiano il passo delle arcate sottostanti. All'interno del portico le lunette sul muro di fondo sono affrescate con Storie della vita della Vergine, alle quali si aggiungono episodi legati alla chiesa e all'immagine miracolosa.

RESTI DEL TEMPIO DI GIOVE

VIA DEL TEMPIO DI GIOVE

Via del Tempio di Giove collega via di Villa Caffarelli a via di Monte Tarpeo e prende il nome dal tempio dedicato a Giove Ottimo Massimo e a Giunone e Minerva, i cui resti sono ancora ben visibili ai piedi della loggia di palazzo Caffarelli custoditi all’interno di una copertura in vetro. 

Si tratta dell’angolo inferiore destro del podio costruito in filari di blocchi di tufo sul quale il tempio fu costruito secondo la tradizione dei re etruschi di Roma. L’inaugurazione avvenne nel 509 a.c., un gigantesco edificio di 53 x 62 metri, testimone della grandezza di Roma.

Il santuario voleva sostituire quello della lega federale latina sul Monte Cavo (mons Albanus) e, quindi, a fare di Roma il centro incontestato della lega, un tempio a sei colonne sulla fronte e sei sui lati lunghi, mentre sul fondo si aprivano le celle dei numi tutelari. Il tempio fu distrutto dagli incendi dell’83 a.c., del 69 e dell’80 d.c. e ricostruito in marmo tutte e tre le volte.

Successivamente i suoi marmi vennero spogliati e riutilizzati per chiese e palazzi nobiliari della Roma cinquecentesca che molto costruì con abili architetti e fantastici pittori ma molto demolì della Roma pagana privandoci di uno sterminato patrimonio mai più eguagliato nei secoli. Molti marmi di quel tempio vennero riutilizzati per s. Maria della Pace. 

Insomma più che gli incendi la devastazione del tempio capitolino fu dovuto all'edificazione della chiesa con i marmi di Padre Giove, Smontare i tempio costava molto meno che far venire i marmi dalle cave e il vantaggio era doppio: creare i nuovi templi cristiani e cancellare dalla memoria gli antichi templi pagani.


BIBLIO

- L. Zeppegno e R. Mattonelli - La chiese di Roma - Roma - Newton Compton Editore - 1996 -
-  Sabina Maniello, Orazio Gentileschi - un documento relativo al "Battesimo" in Santa Maria della Pace - Alma Roma -
- E. Piva -Venezia e la guerra di Ferrara - Rovigo - 1892 -
- Federico Gizzi - Le chiese rinascimentali di Roma - Newton Compton -1994 -
- AA.VV.. Roma, Touring Editore - Milano - 2008 -
- Patrizio Pensabene - Provenienze e modalità di spogliazione e di reimpiego a Roma tra tardoantico e Medioevo - in O.Brandt - Ph. Pergola - Marmoribus Vestita - Miscellanea - F. Guidobaldi - Città del Vaticano - 2011 -

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