ZENOBIA (Usurpatrice: 270-273)




Nome: Julia Aurelia Zenobia
Nascita: Palmira, 240
Morte: Tivoli, 275
Padre: Giulio Aurelio Zanobi
Madre: Ignota
Consorte: Settimio Odenato
Figli: Vaballato, Hairan II, Settimio Antioco
Regno: 270-273


"Il suo volto era scuro e di colore bruno, i suoi occhi erano neri e potenti oltre il normale, il suo spirito divinamente grande e la sua bellezza incredibile. I suoi denti erano così bianchi che molti pensavano che avesse perle al posto dei denti."
(Historia Augusta)

Septimia Zenobia (Palmyrene: AD 240 – c. 274) fu una famosa regina del III secolo dell'Impero palmireno in Siria. Oltre alle prove archeologiche, la vita di Zenobia è stata riportata in diverse fonti antiche, come la Historia Augusta, una raccolta di biografie tardo-romane, 

Fu una monarca colta e di famosa bellezza, e favorì un ambiente intellettuale nella sua corte, aperta a studiosi e filosofi. Era tollerante nei confronti dei suoi sudditi e proteggeva le minoranze religiose. 
La regina mantenne un'amministrazione stabile che governava un impero multiculturale e multietnico.

Anche se ritenuta bellissima, non esistono immagini contemporanee di Zenobia, ma solo iscrizioni sulle basi delle statue della regina, che indicano vi fosse una statua della regina evidentemente demolite in parte dai romani e in parte dai cristiani. Le uniche rappresentazioni conosciute di Zenobia sono i ritratti idealizzati delle sue monete. Del resto le sculture palmirene erano normalmente impersonali, a differenza di quelle greche e romane.



IL NOME

Zenobia nacque nel 240-241 circa e portava il gentilicium (cognome) Septimia. Il suo nome nativo palmireno era Bat-Zabbai, nome aramaico che significa "figlia di Zabbai", dove il che segue non denota necessariamente il padre, ma in genere l'antenato della famiglia. Il suo nome greco, utilizzato in molte iscrizioni palmirene, era Zenobia.

Da notare che a Palmira, quando scritti in greco, nomi come Zabeida, Zabdila, Zabbai o Zabda venivano spesso trasformati in "Zenobios" (maschile) e "Zenobia" (femminile).



LE ORIGINI

Nulla sappiamo sulle sue origini; sicuramente nobili visto che sposò il sovrano della città, Odaenathus. La società palmirena era un insieme di tribù semitiche, soprattutto aramee e arabe, per cui Zenobia potrebbe aver avuto ascendenze sia aramee che arabe. 

ZENOBIA
Non si sa nulla di sua madre, l'identità di suo padre è discussa ed è dubbio che Zenobia avesse una sorella. Per gli storici il padre di Zenobia poteva essere stato Giulio Aurelio Zenobio che compare su un'iscrizione palmirena come strategos di Palmira nel 231-232; però l'unico gentilizio che compare nelle iscrizioni di Zenobia è "Septimia" (non "Julia Aurelia").

Si è ipotizzato che Antioco potesse essere un lontano antenato: come re seleucide Antioco IV Epifane o Antioco VII Sidete, la cui moglie era la tolemaica Cleopatra Thea. 

Ma poichè Antioco è menzionato senza un titolo reale, si ritiene che fosse un antenato diretto o un parente piuttosto che un re seleucide vissuto tre secoli prima di Zenobia.

Nella Historia Augusta, Zenobia sarebbe stata una discendente di Cleopatra e avrebbe rivendicato una discendenza dai Tolomei. Fu Zenobia stessa a dire che suo figlio Vaballathus, nominava Alessandria "la mia città ancestrale", il che indica una rivendicazione di ascendenza tolemaica. Zenobia avrebbe ricevuto un'educazione da nobile palmirena che secondo la Historia Augusta da bambina amava la caccia e, oltre al palmireno, parlava correntemente l'egiziano, il greco e il latino. 

Sia Dittenberger che von Sallet ritenevano che Zenobia portasse il gentilicium Julia Aurelia durante il matrimonio e che avesse assunto il gentilicium Septimia dopo la morte di Odaenathus; von Sallet sosteneva che le monete coniate da Vaballathus ad Alessandria recassero le iniziali dei nomi "Julius", "Aurelius" e "Septimius", prima del proprio nome. Pertanto Vaballathus prese il nome della sua famiglia materna accanto a quello paterno.

Ammiano Marcellino scrisse delle abitudini degli uomini nei "bagni a volta" e di come essi esaltassero le donne "con adulazioni così vergognose come i Parti fanno con Semiramide, gli Egizi con Cleopatra, i Cari con Artemisia o gli abitanti di Palmira con Zenobia". Doveva riferirsi a Zenobia poichè l'opera fu scritta dopo l'invasione dell'Egitto da parte di Palmira, unitamente a quanto si sa sulle presunte rivendicazioni di discendenza di Zenobia da Cleopatra. 



I FIGLI

A parte Vaballathus, a Zenobia sono stati attribuiti altri figli. 
- L'immagine di un bambino di nome Hairan appare su un sigillo impresso insieme a quello del fratello Vaballathus; manca il nome della madre e il sigillo non è datato. 
- Udo Hartmann pensa che il figlio di Odaenathus, Herodianus, fosse Hairan I, un figlio di Odaenathus che compare nelle iscrizioni palmirene dal 251. 
- David S. Potter, invece pensa che Hairan II sia il figlio di Zenobia e che sia Herodianus invece di Hairan I. 
- Nathanael Andrade ritiene che Hairan I, Herodianus e Hairan II sono la stessa persona, rifiutando un secondo Hairan.



LA RELIGIONE

Zenobia seguiva il paganesimo palmireno, in cui venivano venerate diverse divinità semitiche, con Bel a capo del pantheon. Zenobia ospitava cristiani ed ebrei e per questo le fonti antiche hanno molto illazionato sulle credenze della regina: 
- le fonti manichee sostenevano che Zenobia fosse una di loro; 
- un manoscritto del 272 menziona che la regina di Palmira sostenne i manichei nello stabilire una comunità ad Abidar, che era sotto il governo di un re di nome Amarō, che potrebbe essere il re lakhmide Amr ibn Adi. 
- Il vescovo Atanasio di Alessandria scrisse che Zenobia non "consegnava le chiese agli ebrei per trasformarle in sinagoghe"; sebbene la regina non fosse cristiana, comprendeva il potere dei vescovi nelle comunità cristiane.
- Dopo oltre un secolo Atanasio di Alessandria la definì "ebrea" nella sua Storia degli ariani. Nel 391, l'arcivescovo Giovanni Crisostomo scrisse che Zenobia era ebrea, confermato da un cronista siriaco del 664 e dal vescovo Bar Hebraeus nel XIII secolo. 
Forse perchè le fonti talmudiche le erano ostili per la soppressione degli ebrei di Neardesia da parte di Odaenato, ma Zenobia pare avesse il sostegno di alcune comunità ebraiche soprattutto ad Alessandria. 
È più probabile, tuttavia, che Zenobia tollerasse tutti i culti nel tentativo di attirare il sostegno dei gruppi emarginati da Roma.
Al Cairo è stata ritrovata una targa che originariamente recava un'iscrizione che confermava la concessione dell'immunità a una sinagoga ebraica. Sebbene non datata, le lettere dell'iscrizione risalgono a molto tempo dopo l'epoca di Cleopatra e Antonio; Zenobia e suo figlio sono gli unici candidati per un re e una regina che governarono l'Egitto dopo i Tolomei.
Comunque solo i resoconti cristiani segnalano l'ebraismo di Zenobia; nessuna fonte ebraica ne fa menzione e si sa che per un cristiano un ebreo era un'onta, ma si sa pure che la Chiesa oiava le donne al potere.

FORSE ZENOBIA

IL MATRIMONIO

Il nome gentilizio Septimius sta ad indicare che la famiglia di appartenenza di Settimio Odenato ricevette la cittadinanza romana sotto la dinastia dei Severi, diventando la famiglia più importante di Palmira dal 190. Odenato era figlio di Settimio Erode, senatore e capo di Palmira, figlio di Vaballato.

- 225 circa - A quattordici anni Zenobia divenne la seconda moglie di Settimius Odaenathus, il ras ("signore") di Palmira. 

- 260 - Nei primi secoli d.c., Palmira era una città subordinata a Roma e faceva parte della provincia di Siria Fenice. L'imperatore Valeriano marciò contro il monarca persiano sassanide Shapur I, che aveva invaso le regioni orientali dell'impero; Valeriano fu sconfitto e catturato. Odaenato, formalmente fedele a Roma e al suo imperatore Gallieno (figlio di Valeriano), fu dichiarato re di Palmira. 

- 263 - Odenato guidò campagne vittoriose contro la Persia, per cui fu incoronato Re dei Re d'Oriente e incoronò il figlio maggiore, Erodiano, come co-regnante. Oltre ai titoli reali, Odaenato ricevette quello di corrector totius orientis (governatore di tutto l'Oriente), e governò i territori romani dal Mar Nero alla Palestina. 

- 267 - Zenobia aveva tra i venti e i trent'anni, quando Odaenato e il figlio maggiore furono assassinati al ritorno da una campagna bellica, nei pressi di Heraclea Pontica, in Bitinia. 


MAEONIO L'USURPATORE

Maeonius fu il nipote o il cugino di Settimio Odenato, il generale romano che aveva conquistato le province orientali dell'impero a seguito della cattura dell'imperatore romano Valeriano da parte dei Sasanidi bel 260.

Stando alla Historia Augusta, Maeonio uccise Odenato e suo figlio Hairan (chiamato Erode dalla Historia) durante una celebrazione, e sarebbe stato istigato da Zenobia che voleva far succedere al marito i propri figli; lo storico Edward Gibbon (1737 – 1794) afferma che l'assassinio fu una vendetta per un breve esilio di Meonio, ordinato da Odenato per una mancanza di rispetto nei propri confronti.

Secondo Giovanni Zonara, storico bizantino del XII secolo, Meonio fu ucciso immediatamente dopo l'assassinio di Odenato; la Historia afferma che Meonio si proclamò imperatore, solo per essere ucciso per ordine di Zenobia, che prese così il potere. Dopo l'assassinio di Odaenato, Zenobia divenne reggente del figlio Vaballathus e mantenne il potere per tutto il suo regno.



LA REGINA DI PALMIRA

ODENATO
Zenobia è citata come regina in un'iscrizione due o tre anni dopo la morte di Odaenato, ma era probabilmente già regina quando suo marito divenne re. Sembra che abbia accompagnato il marito nelle sue campagne, risollevando il morale dei soldati e acquistando una forte fama e influenza politica.

Nella Historia Augusta, Maeonius fu imperatore per un breve periodo prima di essere ucciso dai suoi soldati; tuttavia, non esistono testimonianze del suo regno. Al momento dell'assassinio di Odaenato, Zenobia potrebbe essere stata con il marito ma non c'è prova del suo coinvolgimento nell'assassinio. 

I documenti storici sono concordi che Zenobia ottenne facilmente la reggenza e non ebbe ritardi nel trasferimento del trono a Odaenato a suo figlio, il decenne Vaballathus. Anche se agì sempre come reggente per il figlio, Zenobia tenne le redini del potere nel regno e Vaballathus non potè mai, ammesso che lo volesse, esercitare il potere.

Vaballathus assunse dunque immediatamente i titoli reali del padre e la sua prima iscrizione conosciuta lo registra come Re dei Re. I titoli romani di Odaenato, come dux Romanorum, corrector totius orientis e imperator totius orientis, differivano da quelli reali orientali perché i gradi romani non erano ereditari.
 


IL GOVERNO DI ZENOBIA

Zenobia era abituata a trattare con la diversità multilinguistica e multiculturale, poiché proveniva da una città che abbracciava molti culti. Nel suo regno vi erano zone orientali-semitiche e zone ellenistiche; Zenobia evitò gli scontri e seppe trattare con i gruppi etnici, culturali e politici della regione. La regina proiettò un'immagine di monarca siriana, di regina ellenistica e di imperatrice romana, che ottenne un ampio sostegno alla sua causa.

Zenobia trasformò la sua corte in un centro culturale, con molti intellettuali e sofisti di Palmira favorendo anche la migrazione degli accademici verso la città. Il più noto filosofo di corte fu Longino, che arrivò durante il regno di Odaenato e divenne il tutore di Zenobia nella paideia (educazione aristocratica). Molti storici, tra cui Zosimo, hanno accusato Longino di aver influenzato la regina ad opporsi a Roma, ma su questo le opinioni sono discordi.

Dal II al IV secolo, gli intellettuali siriani sostennero che la cultura greca fosse nata in realtà dal Vicino Oriente e dall'Egitto. Così la dinastia di Palmira era una dinastia imperiale romana che succedeva ai governanti persiani, seleucidi e tolemaici dove la cultura ellenistica avrebbe avuto origine.

I più importanti cortigiani e consiglieri di Zenobia erano i suoi generali, Septemius Zabdas e Septimius Zabbai; entrambi generali sotto Odaenathus che da lui avevano ricevuto il gentilicium "Septimius".
Odaenato riconosceva il privilegio dell'imperatore romano di nominare i governatori provinciali e co Zenobia continuò questa politica durante il suo primo regno.

- 263 - Per celebrare l'incoronazione di Erodiano, nel 263 fu eretta una statua a Palmira. Secondo l'iscrizione sulla base della statua, commissionata da Settimio Worod, allora duumvir (magistrato) di Palmira, e da Giulio Aurelio, procuratore (tesoriere) della regina. Un'iscrizione su una pietra miliare sulla strada tra Palmira ed Emesa, datata all'inizio del regno di Zenobia, la identifica come "illustre regina, madre del re dei re".

- 272 - Un'iscrizione sulla base di una statua eretta per lei da Zabdas e Zabbai, datata all'agosto del 271 la definisce "illustrissima e pia regina". Secondo le sue monete, la regina assunse il titolo di Augusta (imperatrice) nel 272 e regnò con il nome regale di Septimia Zenobia Augusta.

PALMIRA PRIMA DELLA GUERRA IN SIRIA


GUERRA CONTRO I PERSIANI

La Historia Augusta narra che Zenobia assunse il controllo dell'Oriente durante il regno di Gallieno e lo storico bizantino Zosimo scrive che la regina aveva una residenza ad Antiochia. Durante i primi anni di reggenza, Zenobia per proteggere i confini persiani, aveva previdentemente fortificato molti insediamenti sull'Eufrate (tra cui Halabiye - poi chiamata Zenobia - e Zalabiye).

- 268 - Secondo la Historia Augusta, il prefetto pretoriano Aurelius Heraclianus fu inviato per affermare l'autorità imperiale sull'Oriente e fu respinto dall'esercito palmireno. Esistono però dei dubbi, poiché Eracliano partecipò all'assassinio di Gallieno nel 268.
Odaenato fu assassinato poco prima dell'imperatore ed Eracliano non avrebbe potuto essere inviato in Oriente, combattere i Palmiri e tornare in Occidente in tempo per essere coinvolto nella congiura contro l'imperatore.

- 269 - Gli scontri con i Persiani sassanidi avvennero nel 269, Vaballathus assunse il titolo di Persicus Maximus (il grande vincitore in Persia) contro un esercito persiano che voleva controllare la Mesopotamia settentrionale.

Nello stesso anno, mentre Claudio Gotico (successore di Gallieno) difendeva i confini dell'Italia e dei Balcani dalle invasioni germaniche, Zenobia consolidava la sua autorità; i funzionari romani in Oriente erano in bilico tra la fedeltà all'imperatore o a Zenobia.

Secondo lo storico Jacques Schwartz, Zenobia voleva proteggere gli interessi economici di Palmira, minacciati dall'incapacità di Roma di proteggere le province. I

- 270 - Zenobia lanciò un'invasione che portò la maggior parte dell'Oriente romano sotto il suo controllo annettendosi anche l'Egitto. Mentre Claudio combatteva i Goti sulle montagne della Tracia, Zenobia inviò il suo generale Settimio Zabdas a Bostra, capitale dell'Arabia Petraea. In Arabia il governatore romano Trasso, al comando della Legio III Cyrenaica, venne sconfitto affrontò e ucciso dai Palmireni. Zabdas saccheggiò la città e distrusse il tempio di Zeus Hammon, il santuario venerato dalla legione.

Poi il generale Zabdas marciò verso sud e l'Arabia e la Giudea vennero sottomesse. Il dominio sull'Arabia è confermato da molte pietre miliari che portano il nome di Vaballathus. L'invasione dell'Arabia è testimoniata dalla cessazione della produzione di monete a nome di Claudio della zecca di Antiochia, e nel novembre 270, la zecca iniziò a emettere monete a nome di Vaballathus.

- 271 - L'invasione dell'Asia Minore avvenne nella primavera del 271. I palmireni annessero la Galazia e, secondo Zosimo, raggiunsero Ancyra. La Bitinia e la zecca di Cyzicus rimasero fuori dal controllo di Zenobia e i suoi tentativi di sottomettere Calcedonia fallirono.

La campagna in Asia Minore è scarsamente documentata, ma la parte occidentale della regione non venne occupata; in Asia Minore non furono coniate monete di Zenobia o di Vaballathus e non sono state trovate iscrizioni reali palmirene.

AURELIANO


INVASIONE DELL'EGITTO

La data dell'invasione dell'Egitto è incerta; Zosimo la colloca nell'estate del 270 e pure Watson la colloca nell'ottobre 270, dopo la morte di Claudio. Zenobia aveva sostenitori e oppositori tra gli egiziani locali. Ma Tenagino Probo, il prefetto d'Egitto, era impegnato nella lotta contro i pirati per cui Zabdas entrò in Egitto con 70.000 soldati, sconfiggendo un esercito di 50.000 Romani, poi si ritirò lasciando una guarnigione di 5.000 soldati. 

All'inizio di novembre, però Tenagino Probo tornò e radunò un esercito; espulse i Palmireni e riconquistò Alessandria, Zabdas però tornò a sua volta e la città dovette arrendersi a lui mentre il prefetto romano fuggì a sud.

L'ultima battaglia si svolse presso la fortezza di Babilonia, dove si era rifugiato Tenagino Probo; i Romani stavano vincendo  ma Timagene, forte della sua conoscenza del territorio, tese un'imboscata alle retrovie romane; Tenagino Probo si suicidò e l'Egitto divenne parte di Palmira. 



IL NUOVO REGNO

Le monete egiziane furono emesse a nome di Aureliano e del re palmireno entro il novembre 270. 
A metà del 271 il suo regno si estendeva da Ancyra, nell'Anatolia centrale, all'Egitto meridionale, pur rimanendo ufficialmente subordinato a Roma. 

Zenobia dopo aver ampliato il suo territorio, coniò monete con i ritratti di Aureliano e Vaballathus; Aureliano fu definito "imperatore" e Vaballathus "re". L'anno di regno nei primi esemplari della moneta era solo quello di Aureliano. 

- 271 - Nel marzo del 271, nonostante Aureliano fosse indicato come monarca supremo, nominandolo per primo nelle formule di datazione, la moneta iniziò a riportare anche l'anno di regno di Vaballathus. Indicando nella moneta che il regno di Vaballathus iniziava nel 267 (tre anni prima di quello dell'imperatore), Vaballathus sembrava essere il collega più anziano di Aureliano. È improbabile che Aureliano avrebbe accettato una simile condivisione del potere, ma nel 271 non poté agire a causa delle crisi in Occidente. 



LA RIVOLTA

Le zecche di Alessandria e Antiochia rimossero il ritratto di Aureliano dalle monete nell'aprile del 272, emettendo nuovi tetradrammi a nome di Vaballathus Augustus  e Zenobia Augusta. Così Aureliano marciò verso l'Oriente, ma fu ritardato dai Goti nei Balcani; sembra che la campagna di Aureliano decise la regina a diventare usurpatrice, con un decorso che va dalla fine di marzo ad agosto. 

 Aureliano trascorse l'inverno 271-272 a Bisanzio e probabilmente attraversò il Bosforo per raggiungere l'Asia Minore nell'aprile 272. Tutte le città dell'Asia Minore aprirono le porte all'imperatore romano, e Aureliano invase la Siria; conquistò Alessandria e il resto dell'Egitto. Zenobia ritirò la maggior parte dei suoi eserciti dall'Egitto per concentrarsi sulla Siria e salvare Palmira
 
Nel maggio del 272, Aureliano si diresse verso Antiochia e, a circa 40 chilometri a nord della città, sconfisse l'esercito palmireno nella battaglia di Immae. Zenobia si ritirò con il suo esercito a Emesa dove con 70.000 uomini, quasi sbaragliò i Romani. La sconfitta Zenobia andò allora a Palmira e si preparò all'assedio; Aureliano bloccò le vie di rifornimento alimentare e la regina lasciò la città per la Persia per chiedere aiuto.

ZENOBIA NEL TRIONFO DI AURELIANO

LA PRIGIONIERA

Aureliano, venuto a conoscenza della partenza di Zenobia, inviò un contingente che la catturò prima che traversasse l'Eufrate per andare in Persia; Palmira capitolò alla notizia della prigionia di Zenobia e Aureliano inviò la regina e suo figlio a Emesa per il processo, seguiti dalla corte di Palmira.

Secondo la Storia Augusta e Zosimo, Zenobia dette la colpa delle sue azioni ai suoi consiglieri ma forse fu una propaganda di Aureliano, per tema che venisse acclamata come un'eroina. Il destino di Zenobia dopo Emesa è incerto: 

- Zosimo scrisse che morì di malattia o di fame prima di attraversare il Bosforo, diretta a Roma. 

- Per il cronista Giovanni Malalas Aureliano umiliò Zenobia facendola sfilare per le città orientali su un dromedario, e ad Antiochia, la fece incatenare seduta su una predella nell'ippodromo per tre giorni davanti alla popolazione, che Zenobia apparve nel trionfo di Aureliano e fu poi decapitata.

- Secondo gli altri storici, la sua vita fu risparmiata dopo il trionfo di Aureliano. Nella Storia di Augusto si legge che Aureliano donò a Zenobia una villa a Tibur, vicino a Villa Adriana, dove visse con i suoi figli. Sembra che Aureliano avesse molta stima di lei, donna intelligente e colta, si che qualcuno lo prese in giro perchè si era invaghito di una donna. Al che Aureliano avrebbe risposto: "Si ma che donna!"

- Zonaras invece scrive che Zenobia sposò un nobile.

- Per Sincello invece sposò un senatore romano. 



PER I POSTERI

Zenobia fu ritenuta dai posteri una donna molto coraggiosa perchè alla morte del marito, protesse la regione da un vuoto di potere. Fu vista come una combattente per la libertà, un eroina degli oppressi e un simbolo nazionale. Fu soprattutto amata in Siria, dove divenne un simbolo nazionale. Zenobia divenne un'icona per i nazionalisti siriani.

Secondo la Storia augustea, Gallieno era debole perché aveva permesso a una donna di governare parte dell'impero e Zenobia era una sovrana più abile dell'imperatore. ma quando il potere passò a Claudio Gotico, egli fu saggio a delegare il potere a Zenibia. Sotto Aureliano però la regina diventa insolente. orgogliosa e manipolata dai suoi consiglieri.
 
La Storia Augusta attribuì a Zenobia molti tratti maschili per non far fare ad Aureliano una brutta figura.
Zenobia avrebbe vestito come un imperatore, andava a cavallo, era seguita da eunuchi invece che da dame di compagnia, marciava con il suo esercito, e beveva con i suoi generali, In realtà la figura di Zenobia venne esaltata in composizioni di musica, dipinti e romanzi più o meno storici.


BIBLIO

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- Powers, David S. - "Demonizing Zenobia: The legend of al-Zabbā in Islamic Sources" - In Roxani, Eleni Margariti; Sabra, Adam; Sijpesteijn, Petra (eds.) - Histories of the Middle East: Studies in Middle Eastern Society - Economy and Law in Honor of A.L. Udovitch. Brill - 2010 -
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