SOTTO LA CHIESA DEI SANTI AMBROGIO E CARLO AL CORSO

Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso, anche conosciuta solo come San Carlo al Corso, è una basilica di Roma, nonchè chiesa "nazionale" dei lombardi residenti a Roma. Essa sorge in Via del Corso, antica Via Lata dei romani. Nella mappa di Roma di Leonardo Bufalini del 1551 l'intera Via del Corso è riportata con il nome di Via Lata.

STATUA DI S. AMROGIO DIETRO LA CHIESA
Essa infatti ai tempi di Augusto si chiamava “via Lata“ e già dal Medioevo si chiamava “via Lata” il tratto che dal Campidoglio giungeva a piazza Colonna, invece la parte restante, fino ed oltre la porta del Popolo, era la “via Flaminia”.

Richard Krautheimer, che studiò i sotterranei di santa Maria in via Lata, scoprì le mura di un’isolato fra le odierne Via Lata e Vicolo Doria. All’inizio del III secolo questo ambiente fu trasformato, tramite la costruzione di alcuni muri di divisione, in magazzini per il deposito e lo stoccaggio di merci, in accordo con la nuova destinazione commerciale che assumeva tutta l’antica Via Lata.

Pertanto si suppone che anche sotto la basilica dei SS Ambrogio e Carlo, anch' essi posti sulla Via Lata, si possano certamente trovare magazzini e negozi naturalmente insieme ad edifici abitativi romani. Non si è mai scavato se non per togliere delle tombe di superficie, perchè i rifacimenti sono stati fatti sopra gli edifici preesistenti.

La costruzione della basilica dei santi Ambrogio e Carlo al Corso iniziò nel 1612, in sostituzione di un edificio del X secolo e il titolo cardinalizio della chiesa appartiene stranamente all'arcivescovo di Milano. 

Dal 1906 è officiata dai Rosminiani, prelati addetti alla carità universale fatta di conversione, cultura religiosa e aiuti ai bisognosi (quest'ultima oggi sostituita con un impegno per le missioni). Vi è conservato come reliquia il cuore di san Carlo Borromeo, all'epoca fonte di grande venerazione e di grande ricchezza per la chiesa che l'ospitava.

STATUA DI SAN CARLO DIETRO LA CHIESA
Nel 1471 papa Sisto IV dette alla Confraternita dei Lombardi, come sede, la Chiesa di San Nicola o Niccolò de Toffo (santo sconosciuto) in Campo Marzio ribattezzata col nome di sant'Ambrogio cui fu aggiunto quello di San Carlo dopo la canonizzazione di Carlo Borromeo nel 1610. 

Tutto ciò fino alla costruzione dell'attuale chiesa, sul posto stesso di quella precedente, che fu demolita totalmente senza nulla salvare della chiesa precedente, distruggendo purtroppo anche gli affreschi di Perin del Vaga e di Taddeo Zuccari. 

La chiesa fu inizialmente progettata dal valente architetto Onorio Longhi, amico personale di Caravaggio, insieme a cui fu coinvolto nel celebre processo per omicidio del 1606 e di conseguenza esiliato. La novità del progetto fu la scelta, per il presbiterio, di un ampio deambulatorio dietro l'altare maggiore, volutamente ispirato all'architettura del duomo di Milano.

Dal 1906, la cura della basilica è affidata ai sacerdoti dell'Istituto della Carità, una riedizione dei Rosminiani. La basilica a tre navate ha la pianta a croce latina, Pietro da Cortona, ne disegnò la cupola (1668), e la decorazione in stucco della volta (1669).

L'interno è in stile tardo barocco romano. La volta, il catino dell'abside e i pennacchi della cupola con i profeti, sono affrescati da Giacinto Brandi e Giovanni Battista Beinaschi. All'esterno, ai lati dell'abside e di fronte all'antico Mausoleo di Augusto, si trovano due gigantesche statue dei santi Ambrogio e Carlo.



LA SANTA RELIQUIA

Carlo Maratta e Giacinto Brandi furono responsabili del progetto architettonico, completato intorno al 1730. Durante il pontificato di Pio XI è avvenuto un restauro. 

RELIQUIA DEL CUORE
Sul retro dell'altare maggiore si trova la reliquia del cuore di San Carlo Borromeo. Fu donato alla chiesa nel 1614 dal cardinale Federico Borromeo, cugino del santo che volle trasferirlo da Milano a Roma per far cosa gradita al papa. 

La reliquia del cuore di San Carlo Borromeo giunse nella basilica di Santa Maria del Popolo «posta in una scatola, serrata in diligenza con sigilli dell’Arcivescovado per volere di Dio». Quindi non era in un barattolo sotto spirito, per cui deve essere mantenuto da un miracolo divino a tutt'oggi.

Dunque nel 1613 la reliquia fu inviata a Roma, nel 2010 fu inviata ad Acquarica del Capo (LE), sede della prima Parrocchia in Terra d’Otranto dedicata al Santo, ma a tutt'oggi sembra sia tornata a Roma.

La presenza e la proprietà di una reliquia sacra poteva generare, soprattutto nel Medio Evo ma anche molto oltre, la fortuna di una città, di una chiesa, di un santuario. 

L’oggetto diveniva motivo di attrazione per il luogo, rappresentando, oltre la supposta o reale sacralità del manufatto, un'immensa fonte di ricchezza, tanto che i vari santi vennero chi più chi meno smembrati e fatti a pezzi per beneficare il maggior numero di chiese.

Le ricchezze venivano acquisite non solo per i doni di stoffe preziose e gioielli ma pure per i ricchi lasciti testamentari che gli si dedicavano facendo la fortuna della chiesa che le ospitava, nonchè una inestimabile risorsa per il “turismo” mistico/religioso di pellegrini e fedeli.



SAN CARLO BORROMEO E LA PESTE

Nel 1576 le autorità proclamarono in modo ufficiale che il contagio della peste era penetrato a Milano, San Carlo allora rientrò in città per organizzare l’assistenza spirituale e materiale. Spogliatosi di tutto ciò che gli era rimasto, il Borromeo usò persino gli arredi e i tendaggi dell’arcivescovado per aiutare chi aveva bisogno di aiuto. Ma mentre soccorreva i malati, non tralasciava di pregare e di far pregare, promuovendo funzioni penitenziali, celebrazioni di messe all’aperto e processioni pubbliche.

Frate Giacomo da Milano, scriveva che a queste processioni "eravi tutto il clero regolare e secolare, scalzo e con le corde al collo". Così faceva anche "il buon Cardinale", portando egli in più un "pesantissimo Crucifisso" e terminando, dal pulpito della cattedrale, con "una così divina predica che faceva crepare di pianto gli audienti".

Le processioni con il Santo Chiodo proseguirono poi anche nei giorni seguenti per volontà dello stesso San Carlo. Che a distanza di alcuni anni, in una sua lettera pastorale, esortava i milanesi a ricordare come proprio "con quella santa reliquia, implorando la misericordia di Dio, fummo così mirabilmente e quasi all’improvviso liberati dalla pestilenza".



BIBLIO

- Virgilio Messori - Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo: guida religiosa e artistica, Arciconfraternita SS. Ambrogio e Carlo - Roma - 2013 -
- Arciconfraternita dei Santi Ambrogio e Carlo - "Le statue di San Carlo al Corso" - Roma - 2007 -
- Ilenia Grazioli - Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso in Roma restaurata (1987-2004): restaurata (1987-2004) - Arciconfraternita SS. Ambrogio e Carlo - 2004 -
- Raffaello Martinelli - Le virtù in simboli: negli affreschi della Basilica SS. Ambrogio e Carlo in Roma: catechesi in immagini - Libreria Editrice Vaticana - 2005 -
- San Carlo Borromeo: il Patrono e le tradizioni - Pro Loco Acquarica del Capo -

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