Tito Livio, nel Libro XI, riferisce che con la Battaglia del Sentino del 295 a.c., al termine della III Guerra Sannitica, il Console Curius Dentatus sconfisse e distrusse tutta l'alleanza antiromana, composta dagli eserciti sannitici, etruschi, sabini, umbri, lucani e gallici. A seguito di ciò vennero dedotte le colonie di Castrum Novum Picenum, Sena Gallica e Hatria.
Castrum Noum Picenum venne fondata sulla costa adriatica nell’area della odierna Giulianova, estendendo l’ager romanus nel conquistato territorio degli Equi fino alla costa adriatica, ma il nuovo centro non venne sviluppato secondo il sistema ortogonale romano per la conformazione collinare parallela alla costa, bensì a terrazze digradanti da nord a sud, con un sistema difensivo elevato sul ciglio della collina.
ABRUZZO ROMANA
L'arrivo dei Romani in Abruzzo portò allo sviluppo di piccoli villaggi rurali e delle antiche città come Marruvium, Teate, Anxanum, Interamnia e Amiternum. Gli scavi effettuati fin dal 1986 hanno evidenziato l'edificazione delle strutture in pietre di fiume, raramente in calcare, con ceramica a vernice nera, sovradipinta, d’importazione meridionale.
LA LOCAZIONE |
Vennero realizzati pure muri realizzati con frammenti di anfore, tra i quali una cortina in opus spicatum eseguito eseguito con tali frammenti. Nelle strutture pubbliche quali teatri, anfiteatri, basiliche, fori, impianti termali, templi si esplicò tutta l'arte e il gusto romano dell'architettura monumentale, come si può osservare soprattutto nella città di Alba Fucens nella Marsica e nell'area archeologica di Amiternum.
Per meglio comunicare con il territorio assoggettato si dette il via a importanti vie di comunicazione, come la famosa Via Caecilia, che sembra risalisse al 284 a.c., anno del consolato di L. Caecilius Metellus Denter. La maggior parte delle vie seguivano i corsi fluviali e la costa marittima. Ciò dette grande sviluppo al commercio tanto che, tra III e II secolo a.c., si moltiplicarono gli insediamenti rustici sulle coste e ai piedi della collina dell'agro di Castrum Novum (ager castranus).
Per meglio comunicare con il territorio assoggettato si dette il via a importanti vie di comunicazione, come la famosa Via Caecilia, che sembra risalisse al 284 a.c., anno del consolato di L. Caecilius Metellus Denter. La maggior parte delle vie seguivano i corsi fluviali e la costa marittima. Ciò dette grande sviluppo al commercio tanto che, tra III e II secolo a.c., si moltiplicarono gli insediamenti rustici sulle coste e ai piedi della collina dell'agro di Castrum Novum (ager castranus).
La strada che costeggiava il fiume Tordino, attraversava la città di Castrum, e percorrendo la costa, dava spazio a un sistema di fattorie e villae producendo abbondanti prodotti del suolo, inclusi intensi vigneti con la produzione del vino Piceno, in tutto l'agro delimitato a nord dal torrente Vibrata, ad ovest dall'ager di Interamnia e a sud dal fiume Tordino, come stabilito dalla centuriazione romana.
Del vino Piceno, prodotto nelle qualità del palmense e del pretuzio, venne molto apprezzato financo dagli autori latini e greci, come Polibio, lo storico greco del II secolo a.c., che nel Libro V delle Storie, parlando del «vino dei Picenti» cita i concetti di invecchiamento e di annata, e i processi di cottura del mosto, riferendo che Annibale, giunto nel territorio dei Piceni, « sostenne l'esercito con i vecchi vini di cui era grandissima copia in quella provincia» e che i cavalli, colpiti da un'epidemia, vennero «curati con porzioni di vino caldo ».
Del vino Piceno, prodotto nelle qualità del palmense e del pretuzio, venne molto apprezzato financo dagli autori latini e greci, come Polibio, lo storico greco del II secolo a.c., che nel Libro V delle Storie, parlando del «vino dei Picenti» cita i concetti di invecchiamento e di annata, e i processi di cottura del mosto, riferendo che Annibale, giunto nel territorio dei Piceni, « sostenne l'esercito con i vecchi vini di cui era grandissima copia in quella provincia» e che i cavalli, colpiti da un'epidemia, vennero «curati con porzioni di vino caldo ».
CASTRUM NOVUM
Purtroppo degli importanti reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Giulianova nel corso l’Ottocento, oggi ben poco rimane. Epigrafi, reperti e materiali nella quasi totalità sono andati perduti, sicuramente venduti chissà dove, lasciando traccia solo in alcuni scritti dell'epoca.
A Bellocchio, nei pressi dell’incrocio tra la Statale per Teramo e la nazionale adriatica, vicino alla scuola, si erge ancora un antico ponte che valicava il fossato di Castrum Novum Piceni, in conglomerato pozzolanico con ciottoli e frammenti di pietre e laterizi, con arco a tutto sesto e rivestito da sesquipedali (mattoni da mezzo metro l'uno).
A tre Km in direzione Teramo, sulla destra, dietro una casa e vicino all’imbocco per via Cupa, si notano delle tombe, realizzate con gli stessi materiali del ponte. Nel giardino di villa Maria Immacolata, su via Gramsci, è sopravvissuta una cisterna con tre navate a volte a botte sorrette da tre ordini di archi perpendicolari e poggianti, sulle pareti da un lato, e su sei pilastri dall'altro. Da qui dipartono dei cunicoli sotterranei non del tutto indagati.
GLI SCAVI
Negli scavi del rinvenuto Castrum, situato nei pressi dell'attuale Bivio Bellocchio, nel 1989 si rinvennero:
- oltre duecento lucerne, di cui molte erano integre e mai usate, altre rotte ma ricostruibili, altre frammentate dagli aratri. Evidentemente si trattava di una bottega artigiana di età augustea e poco oltre. Le lucerne presentavano scene erotiche, gladiatorie o di ispirazione mitologica e a motivi zoomorfi e floreali.
- strutture in pietre di fiume,
- laterizi,
- resti di pavimentazioni in mosaico
- due cisterne di diverse dimensioni,
- una necropoli ai piedi della collina su cui sorgeva Castrum Novum. Le quindici tombe rinvenute, coperte con frammenti di tegoloni e coppi di riutilizzo, o con tegoloni bipedali, hanno restituito boccali, coppe. olle, lucerne ed oggetti personali.
- Sotto alla necropoli doveva esservi stato un magazzino perchè vi sono state rinvenute molte anfore di forma Lamboglia 2, atte al trasporto via mare del vino, dell’olio e del garum.
- Medievale ma poggiante su resti romani, sono i resti di una torre nell’angolo sud-est del vecchio cimitero, delle strutture difensive di Castel S. Flaviano, rimodellate su quelle bizantine.
BIBLIO
- Mario Bevilacqua - Impianto vitruviano ed echi albertiani nel disegno urbano di Giulianova - Quasar - Quaderni di Storia dell'Architettura e del Restauro - 1999 -
- L. Migliorati - Coloniae maritimae: riflessioni urbanistiche - La città nel mondo romano - Atti IX Convegno Internaz. di Archeol. Class, - Tarragona 1993 -
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