SANTUARIO DI GIOVE DOLICHENO



GIOVE DOLICHENO

Il santuario di Giove Dolicheno era un tempio di Roma, che accoglieva una divinità straniera, situato sull'Aventino, il colle più a sud di Roma. Giove Dolicheno (Jupiter Dolichenus) o Dolocenum, o semplicemente Dolicheno è il nome di una divinità asiatica originaria della città di Dolico, in Anatolia, portata verso la fine del I sec. d.c. dai mercanti e soldati originarî di quella regione e identificato con quello di Giove (Iupiter Optimus Maximus Dolichenus).

Di origine hittita, era venerato come Dio della fertilità e della folgore. Fu identificato anche come Ahura Mazda ( "spirito che crea con il pensiero"), nome del Dio unico, creatore del mondo sensibile e di quello sovrasensibile, nella religione zoroastriana (detta mazdeismo o anche mazdaismo).

Gli Ittiti, o Hittitit, furono un antico gruppo di popoli indo-europei che emigrarono nell'Asia Minore formando un impero at Hattusa in Anatolia (Turchia) intorno al 1600 a,c,. Si espansero notevolmente avendo ragione su diversi popoli in quanto possessori per primi delle armi di ferro, molto più taglienti e leggere, pertanto più veloci e maneggevoli delle armi dei popoli di allora che le forgiavano ancora in bronzo.

Il culto fu importato a Roma dalle legioni in ritorno dalla guerra contro i Parti, popoli dell'antica Persia, insieme alla religione mitraica diffondendosi in Italia soprattutto tra il II e il III secolo. Come Mitra aveva un culto misterico e prettamente militare in cui si riteneva che il Dio propiziasse il successo e la sicurezza dell'organizzazione dei soldati.
 
Generalmente è rappresentato con una scure, simbolo di potere distruttivo, anche i littori portavano una scure tra i fasci di grano, e una folgore in mano. A volte è raffigurato sopra un toro; può essere affiancato dalla sposa Giunone Dolichena, Juno Dolichena, che a sua volta sta sopra un'asina ma soprattutto sopra una cerva.

Il santuario di Giove Dolicheno a Roma risale al tempo di Antonino Pio (86 - 161) e i mattoni bollati testimoniano una data di costruzione posteriore al 138, mentre un'iscrizione che lo riguarda è datata al 150. Nella seconda metà del II secolo venne dotato di copertura (inizialmente era all'aperto, simbolo della sua podestà su cielo e terra), come testimoniano i bolli delle tegole. 

Fu restaurato più volte, soprattutto nel III secolo, quando il culto di Giove Dolicheno, divinità originaria dell'Asia Minore ma protettrice dei soldati in genere, estese al massimo il suo culto in tutto l'impero romano. Il tempio è segnalato sui Cataloghi Regionari e grazie a vari ritrovamenti è stato collocato nell'area prospiciente alle chiese di Sant'Alessio e di Santa Sabina e magari sotto di esse.

Venne rinvenuto nel 1935 in occasione dell'apertura di via San Domenico, scavando lungo il lato settentrionale e parte dei lati brevi, dove è stato rinvenuto un cortile e tracce di una fase più antica, probabilmente augustea. La pianta totale del complesso misurava 22,60 x 12 metri, con un atrio che introduceva alla sala principale, seguita da un terzo vano quasi quadrato.

L'ambiente centrale era il più importante e qui vennero rinvenuti i resti di un altare e una grande iscrizione a Giove Dolicheno da parte di tali Annius Iulianus e Annius Victor. In tal modo il culto si rivelò ciò che era, non monoteista anche se molto incentrato su tale Dio.

MANO VOTIVA DI GIOVE DOLICHENO

Nell'edificio vennero scoperte numerose statue, rilievi e iscrizioni, che alludevano infatti a un culto polivalente, che intendeva aggregare diverse divinità, a cominciare da quelle venerate negli edifici sacri sull'Aventino, dove come si sa vivevano molti stranieri e pertanto con divinità straniere: Diana, Iside, Serapide, Mitra, i Dioscuri, il Sole e la Luna. Queste sculture sono oggi esposte nei Musei Capitolini.

Le ricerche condotte poi a iniziare dal 2001 dall’Università di Münster (centro di ricerca in Asia Minore) a Dülük Baba Tepesi (Gaziantep, Turchia) hanno permesso di identificare il santuario centrale di Giove Dolicheno e di chiarire molti aspetti di uno dei culti più diffusi nell’Impero romano.

In età romana l'immagine di Giove Dolicheno, che troviamo diffusa con poche varianti in tutto l'Impero, dovette derivare dalla statua di culto del santuario di Dolichè, come dimostra una statua marmorea trovata nei pressi di Aleppo rappresentante il Dio barbuto, in piedi sul toro, in abito militare (corazza, veste e calzari), con in testa il classico berretto frigio, lo stesso indossato da Mitra.

Nella mano destra teneva la bipenne (perduta) e nella sinistra la folgore. L'abito militare è una prova della devozione che ispirava in Oriente la divinità dei Cesari; infatti per esprimere la potenza di un Dio si lo si raffigurava con l'uniforme dell'imperatore.


BIBLIO

A. H. Kan, Juppiter Dolichenus - Leida - 1943 -
- Giove Dolicheno - su Enciclopedia Britannica -Encyclopædia Britannica
- Tina Squadrilli - Vicende e monumenti di Roma - Staderini Editore - 1961 - Roma -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Verona - Arnoldo Mondadori Editore - 1984 - 
- R. J. Tournay, S. Saonaf - Annales Arch. de Syrie - 1952 -



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