GAIUS ATEIUS CAPITO


Nome: Gaio Ateio Capitone, ovvero Gaius Ateius Capito
Nascita: ...
Morte: ...
Gems: Ateia
Professione: tribuno della plebe e augure

Gaius Ateius Capito fu un tribuno della plebe del 55 a.c., conosciuto soprattutto per la sua opposizione alla guerra contro i Parti lanciata da Marcus Licinius Crassus (115 – 53 a.c.). In particolare si opponeva insieme al collega tribuno Publio Aquilio Gallo a Crasso e a Pompeo Magno durante il loro secondo consolato congiunto nel 55 a.c.. 

I due tribuni sostenevano Catone nel tentativo di bloccare la Lex Trebonia, la legislazione presentata da Caio Trebonio per dare a Crasso e Pompeo una provincia proconsolare di cinque anni ciascuno. Ma l'assemblea non accolse le loro obiezioni: Trebonio fece arrestare Catone e fu usata la forza fisica per espellere Ateio e Aquilio quando cercarono di far valere il loro potere di veto. 

Ateio tornò all'assemblea per mostrare le ferite ricevute dai suo oppositori e ottenere solidarietà, ma fu accolto dalle guardie del corpo dei consoli che li respinsero indietro. La Lex Trebonia era il risultato degli accordi politici tra Crasso, Pompeo e Giulio Cesare, il Primo Triumvirato, già negoziati nel 56 a.c. a Ravenna e il mese successivo a Lucca, entrambe nella provincia di Cesare della Gallia Cisalpina. 
Pompeo ricevette le province spagnole e Crasso la provincia di Siria, pur sapendo tutti che voleva muovere guerra alla Partia. 

In una legislazione separata, Cesare ricevette una proroga del suo proconsolato in Gallia. Sicuramente Cesare non vedeva di buon occhio la preparazione di questa guerra, ma aveva il sentore che a lui non avrebbe nociuto, perchè era certo delle sue capacità di comandante ma lo era molto meno delle capacità altrui. Nessuno poteva metterlo in ombra.



PRESAGI E MALEDIZIONI

Nel novembre del 55 a.c., mentre Crasso si trovava in Campidoglio per compiere i voti rituali che precedevano la partenza di un esercito, Ateio affermò di aver osservato delle "dirae", cioè presagi gravi e funesti. Quando altri tentativi di dissuasione fallirono, Ateio cercò di arrestare Crasso prima che potesse salpare.

"Ateio corse avanti fino alla porta della città, dove mise un braciere con del combustibile acceso. Quando Crasso si avvicinò alla porta, gettò incenso e libagioni sul braciere e invocò su di lui maledizioni che erano già di per sé terribili e spaventose e rese ancora più spaventose dai nomi di alcune divinità strane e terribili. ... I Romani credono che queste misteriose e antiche maledizioni siano così potenti che nessuno che le abbia subite può sfuggire al loro effetto.

Così la gente incolpò Ateio per quello che aveva fatto; anche se si era adirato con Crasso per il bene di Roma, aveva coinvolto la stessa Roma in queste maledizioni e nel terrore che si doveva provare per un intervento soprannaturale. L'esecrazione di Ateio Capito nei confronti di Crasso prima di Carrhae divenne proverbiale come esempio di maledizione riuscita con conseguenze incontrollate.

"Ci si chiede come si sentisse Ateio" chiede la storica della religione Sarah Iles Johnston, "vendicato o sconvolto dall'entità delle perdite che le sue maledizioni avevano provocato?". Diversi autori antichi menzionano l'incidente.



LE MALEDIZIONI

Già nelle XII tavole (451-450) erano previste sanzioni per chi pronunciava incantesimi allo scopo di nuocere a qualcuno. Con la "Legge Cornelia de sicariis et veneficiis", voluta dal dittatore Silla, era prevista la pena capitale per le fatture a morte. Insomma tutti ne avevano paura e nessuno ne dubitava.

CONTENITORE DI PIOMBO
E STATUETTA DI CERA
Anche la Chiesa cattolica condannò sia la stregoneria sia i riti magici ad essa connessi e molte pseudo-streghe pagarono sui roghi le loro reminiscenze pagane. Oggi la Chiesa non ha più tale potere giuridico, però la condanna morale per certe pratiche è rimasta, se non altro perchè ritenuta superstizione.

Dal punto di vista delle grandi religioni, ogni credenza o pratica che sia in disaccordo con la religione costituita è superstizione, soprattutto la credenza nell'influsso di fattori sovrannaturali o magici sulle vicende umane. 

Mentre nelle religioni politeiste si credeva anche negli Dei altri, in quelle monoteiste era scandalo, blasfemia e colpa gravissima. Se il miracolo l'ha fatto il proprio Dio è vero, se lo fanno Dei di altre religioni è falso.

Strano, perchè le grandi religioni credono ai miracoli sulle persone, agli interventi divini per punire o salvare, alle acque miracolose, all'intervento dei santi, alle novene o preghiere varie per ottenere vantaggi o scongiurare svantaggi. Si prega oggi per far rientrare le piene dei fiumi come mezzo secolo fa si pregava per fermare un'epidemia. Qual' è la differenza?



ESPULSIONE DI ATEIO

Nel 50 a.c., il censore Appio Claudio Pulcro, molto stimato per la sua competenza sulle procedure del collegio augurale, espulse addirittura Ateio dal senato con l'accusa di aver falsificato gli auspicia. Secondo la visione popolare, il disastro di Carrhae fu causato dall'ignoranza dei presagi da parte di Crasso. Cicerone, che era egli stesso un augure e quindi addestrato a valutare i segni divini, presenta una prospettiva più complessa nel suo libro De divinatione. 

Nel libro 1, l'interlocutore Quinto Cicerone, fratello dell'autore, sostiene che Appio si sbagliava. Anche se gli auspici fossero stati falsificati, dal momento che si sono rivelati veri nel risultato, Ateio aveva stabilito un legame significativo con la volontà divina. Se fossero stati falsi, la colpa sarebbe ricaduta sull'uomo che ha parlato falsamente, non su colui al quale è stata fatta una falsa dichiarazione. 

Ma i presagi predicono ciò che può accadere se non si prendono le dovute precauzioni, e la colpa ricade sull'uomo che non ha ascoltato. Ateio si spinse oltre, anche se Cicerone omette questo punto: poiché maledisse Crasso, in linea con la sua opposizione alla campagna partica, fu incolpato di aver contribuito alla morte dei soldati romani.

Dopo il tribunato del 55 a.c. non si conosce alcuna carica pubblica di Ateio. Nonostante la sua precedente opposizione ai piani del triumvirato, nel 46 a.c. divenne un sostenitore di Cesare. Nel 44 a.c., Capito fu incaricato da Cesare di distribuire terre ai suoi veterani. Poi di lui non si sa più nulla.


BIBLIO

- Raymond Bloch - La divinazione nell'antichità - Napoli - 1995 -
- J. Gimazane - La magia in Plinio il Vecchio e il suo confine con la cosmologia, la “religio”, la medicina e le credenze popolari - 224 -
- Leonardo Magini - Sciamani a Roma antica. I romani e il mondo magico - editori Castelvecchi - 2015 -
- M. T. Cicerone - De divinatione -
- M. T. Cicerone - De Natura Deorum -
- George Dumezil - La religione romana arcaica - a cura di Furio Jesi - Rizzoli Editore - Milano - 1977 -

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