PORTUS IULIUS

IL PORTO SOMMERSO

LE OPERE IDRAULICHE DI AGRIPPA

Assassinato il grande Cesare nel 44 a.c. giunse da Atene il diciottenne nipote Ottaviano il cui secondo triumvirato (Ottaviano, Lepido, Antonio) fu sancito a Baia nel 43 a.c. nella ex residenza di Cesare. La battaglia contro i cesaricidi avvenne a Filippi nel 42 a.c. con la disfatta delle forze repubblicane e la morte di Bruto e Cassio. 

Sotto la direzione dell'architetto Lucio Cocceio Aucto, il canale artificiale di 300 metri di lunghezza che già collegava i due laghi,  venne allargato a 50 metri, e venne creato presso il porto uno sbocco per il lago di Lucrino scavando il breve tratto sabbioso che lo separava dal mare.

Il porto fu costruito nel 37 a.c. da Marco Vipsanio Agrippa per volontà di Ottaviano «facendo penetrare il mare nei laghi Lucrino e Averno» che divenne base militare navale nel corso della guerra civile contro Sesto Pompeo che avrebbe posto fine alla Repubblica romana e dato inizio al Principato.

Secondo Cassio Dione e Velleio Patercolo, il porto fungeva da rifugio per le navi da guerra con in più l'attrezzatura di un ampio cantiere navale interno. Con operazioni di alta ingegneria era collegato sia al lago di Lucrino, che era molto più vasto all'epoca, sia al lago d'Averno che offriva un approdo sicuro e, grazie ai boschi limitrofi, forniva anche il legname per il cantiere navale.

Portus Iulius possedeva un molo costiero di 372 metri con sostruzioni ad arco che poggiavano su quindici piloni quadrangolari. Era difeso da una lunga diga sulla quale passava la Via Herculea (o Via Herculanea) che che collegava il Sannio alla Lucania, partendo dalla Punta dell'Epitaffio, presso Baia, per giungere fino a Punta Caruso, consentendo l'ingresso al canale navigabile che conduceva al Lucrino.



IL PORTO MILITARE 

Portus Iulius o Portus Julius ovvero Porto Giulio, in onore di Gaio Giulio Cesare Ottaviano della gloriosa gens Iulia, è stato, dal 37 a.c. al IV secolo d.c., un sobborgo (suburbius) portuale della città romana di Puteoli (Pozzuoli), adagiato sulla costa napoletana presso il lago di Lucrino, sulla costa dei Campi Flegrei, a poca distanza dal lago d'Averno.

Il porto costituiva un imponente complesso portuale esteso fino al lago d'Averno e non fu vittima dell'eruzione del Monte Nuovo, un vulcano che nel 1538 gli si riversò a ridosso verso nord, ma attualmente gli impianti risultano sommersi per effetto del bradisismo flegreo, un lento movimento locale della crosta terrestre, diretto dall'alto al basso, ovvero brasidismo positivo che scopre la terra, o dal basso verso l'alto, bradisismo negativo che ricopre la terra.

Il complesso militare aveva anche camminamenti sotterranei (come la Grotta di Cocceio) voluti da Agrippa per mettere in comunicazione il lago d'Averno con il porto di Cumae. Del complesso è stata rilevata solo la parte orientale con i resti di una via che passa fra due file parallele di magazzini portuali, con alzati di murature in opus reticolatum, intonaci, casseforme lignee, impianti idraulici e poi un edificio più grande con orientamento diverso dalle altre strutture, disposto obliquamente e con pavimenti a mosaico, forse la domus dell'ammiraglio.

Il porto romano venne riscoperto nel 1956 grazie alle foto aeree e i rilievi subacquei effettuati, evidenziando il porto antico e un tratto della via Herculanea che si estende per 10 ettari a una profondità di 2,50 - 5 metri.

VILLA CON PESCHIERA

A Sergio Orata venne attribuita l'invenzione dei "pensiles balneae", ossia l'ideazione del riscaldamento a ipocausto nelle terme, che però era noto nell'antica Grecia, per cui l'invenzione di Orata doveva essere l'introduzione del bagno a vapore. Orata fu inoltre fra i primi a dedicarsi all'acquacoltura, creando un allevamento delle ostriche a Baia, che gli procurò grandi guadagni. 

Intanto Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno, alla guida di una flotta pirata, insidiava i traffici marittimi e commerciali tra Egitto e Roma. Vi fu uno scontro armato tra le forze di Ottaviano e le forze di Antonio e Pompeo, ma vinse Pompeo che distrusse la flotta di Ottaviano. Per questo Ottaviano su proposta di Agrippa e del suo capace architetto militare Lucio Cocceo, creò una grossa impresa cantieristica, allargò il canale che collegava il lago d’Averno con il lago di Lucrino e con il mare. 

Ne nacquero un porto militare e un cantiere navale. Così nel 37 a.c., venne ultimato, in onore del divino Cesare, il Portus Julius. Nel 36 a.c. Agrippa vinse e Pompeo ne uscì definitivamente sconfitto. Ma anche i rapporti tra Antonio e Ottaviano cominciarono ad inasprirsi. 

Antonio tentò di conquistare Roma ma, nel 31 a.c. ad Anzio, le forze di Ottaviano ed Agrippa prevalsero nettamente su Cleopatra e Antonio. Grandi furono gli onori tributati ad Ottaviano che, proprio in terra flegrea, al Porto Julius, dove fu proclamato imperatore. 

Nel 50 l’imperatore Claudio ristrutturò ed ampliò le strutture portuali del Porto Julius adeguandolo alle nuove esigenze commerciali. L’abbandono, come porto militare a favore di una più vantaggiosa destinazione d’uso, determinò la trasformazione delle sponde dell’Averno in luoghi per la realizzazione di complessi termali e ittiocultura. 

IL CIRCO DI BAIA SOMMERSA

CLASSIS PRAETORIA MISENATIS

Già porto militare di Cuma, Miseno divenne in età augustea la base della potente flotta navale sul Mar Tirreno la Classsis Praetoria Misenatis che operò soltanto tra il 68 e 69. Per consentire un accesso al mare più rapido, Agrippa fece realizzare uno sbocco fra il lago di Miseno (Maremorto) e la rada antistante racchiusa tra Punta Pennata e Punta Sarparella.

Le spiagge circostanti furono adibite a cantiere navale nonché a scuola di addestramento militare che ancora oggi porta il nome di Miliscola dal termine latino Militum-Schola. 

I marinai di tale flotta, noti come Classis Praetoria Misenensis, erano addetti alle manovre del grande velario che ricopriva il Colosseo durante lo svolgimento degli spettacoli. Sempre a Pozzuoli il celebre architetto Lucio Cocceo fece erigere, in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto, un tempio ancora oggi visibile ed inglobato nel Duomo di Pozzuoli. 

Il 19 agosto dell'anno 14 all’età di 76 anni e dopo 37 anni di successo politico alla guida dell’impero romano, Ottaviano moriva nella sua residenza di Nola. Portus Iulius venne abbandonato nel IV secolo per il progressivo abbassamento della linea di costa causato dal bradisismo. 



LA SCOPERTA

Il porto romano venne scoperto nel 1956 grazie alle foto aeree scattate dal pilota militare Raimondo Bucher. Il monte Nuovo è un vulcano che fa parte dei Campi Flegrei. Si trova nel comune di Pozzuoli presso il Lago Lucrino. Si formò nel 1538 a seguito di un'eruzione che distrusse il villaggio medievale di Tripergole. La formazione del Monte Nuovo rappresenta una delle due eruzioni vulcaniche nei Campi Flegrei avvenute in epoca storica, insieme all'eruzione del 1158 alla Solfatara di Pozzuoli. 

Nel X secolo i Campi Flegrei subirono la loro massima sommersione bradisismica. Essa è attestata a Pozzuoli dal cosiddetto Serapeo dove le parti delle colonne sommerse dal mare ma non sepolte da detriti vennero attaccate dai litodomi fino ad un'altezza massima di 6,30 m. È chiaro che in quest'epoca il Lago di Lucrino non esisteva più, sommerso completamente dal mare che penetrava nel Lago d'Averno. 

Nell'XI secolo il movimento bradisismico si invertì da negativo in positivo: iniziava una progressiva emersione dell'area flegrea interessata dal fenomeno. 

Nel XII secolo, e precisamente nell'anno 1198, si ebbe un'attività più intensa della Solfatara: una maggiore intensità fumarolica ed eruttiva in loco della Solfatara che può essere collegata all'inversione del movimento bradisismico. 


Nel XIV secolo, nell'anno 1301, sull'isola d'Ischia ebbe luogo l'ultima eruzione lavica (colata dell'Arso), accompagnata per alcuni mesi da forti terremoti che si fecero sentire su tutta la costa. Intanto nei Campi Flegrei proseguiva il movimento ascensionale del bradisismo. 

Nel XV secolo Pozzuoli subì terremoti che la rasero al suolo. 

Nel XVI secolo il Lucrino era ancora sommerso dal mare ed appariva come una insenatura marina che raggiungeva l'imboccatura del Lago d'Averno, sulla quale insenatura si affacciava il villaggio di Tripergole. 

Per effetto dell’eruzione che formò l’edificio vulcanico di Monte Nuovo, si ebbe un parziale sollevamento dell’area con la ricostituzione del bacino lacustre del Lucrino, per quanto molto meno esteso rispetto a quello antico.

Ora il bradisismo ascendente era visibile e gli abitanti di Pozzuoli litigarono per accaparrarsi le nuove terre che emergevano lungo la costa, tanto da causare nel 1501 due editti regi di re Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia che assegnavano al demanio della città di Pozzuoli le terre che emergevano sulla costa "dove si andava seccando il mare". 

Dopo il 1511 si ebbe una progressiva intensificazione dell'attività sismica; in modo particolare negli anni 1536 i terremoti si avvertirono in tutta la provincia, Napoli compresa, affliggendo in modo particolare la città di Pozzuoli dove furono danneggiati seriamente numerosi edifici. Nei due giorni precedenti l'eruzione, le scosse telluriche erano continue, sia di giorno che di notte. 

A Lucrino l'eruzione cancella progressivamente il Monticello del Pericolo ed il villaggio di Tripergole postovi sopra, e colma l'insenatura marina su cui questi si affacciavano; parimenti distrugge e seppellisce la sorgente termale chiamata "Bagno di Cicerone" (ovvero "Bagno del Prato") ed i corrispondenti resti della villa di Cicerone detta "Cumanum" (o "Academia"). 

Il villaggio di Tripergole e gli antichi balnea A seguito dell'opera di Pietro da Eboli, il De Balneis Puteolanis (o il De Balneis Terrae Laboris), scritta nel XIII secolo alla corte di Federico II di Svevia, gli Angioini incoraggiarono la popolazione all'uso delle sorgenti flegree a fini terapeutici. Sul Lago Lucrino, presso una piccola collinetta di tufo (chiamata Monticello del Pericolo) su cui essi avevano edificato un castello, sorse ben presto un villaggio chiamato Tripergole. 


Esso si sviluppò dove più numerose si addensavano le fonti e gli impianti termali romani, proprio a seguito dell'afflusso dei numerosi malati. Il villaggio, oltre ad avere un certo numero di case, aveva una chiesa nel castello (dedicata allo Spirito Santo e a Santa Marta) ed una seconda chiesa dedicata a Santa Maddalena, un ospedale con circa 30 letti fatto costruire da Carlo II d'Angiò con annessa una farmacia, poi tre osterie per i forestieri, ed infine una casina di caccia reale, ed una cavallerizza. 

Con l'eruzione vulcanica del 1538 la topografia del luogo cambia totalmente: viene cancellato completamente il villaggio di Tripergole con tutti i suoi edifici civili, religiosi e militari; scompare il Monticello del Pericolo. 

Vengono totalmente distrutte o sepolte le antiche sorgenti termali di epoca romana che si trovavano presso il villaggio (da Pietro da Eboli chiamate: Balneum Ciceronis o Balneum Prati; Balneum Tripergula; Balneum Arcus; Balneum Raynerii; Balneum de Scrofa; Balneum de Sancta Lucia; Balneum de Cruce); distrutti per sempre anche i resti della villa di Cicerone chiamata Academia; scompare anche una grande sala termale romana, di forma circolare con sei finestre nella cupola, chiamata "Truglio"

Il Lago Lucrino subisce un drastico ridimensionamento, riducendosi ad un decimo di quello che era stata la sua estensione in epoca romana, come appare ancora al giorno d'oggi. "Archeologia" sul Monte Nuovo Benché l'eruzione non abbia avuto grandi conseguenze oltre il suo modesto raggio di azione, in loco essa è stata altamente distruttiva. 

Pertanto è impensabile sperare di poter ritrovare intorno al vulcano qualche resto della famosa villa di Cicerone chiamata "Cumanum" oppure i ruderi dello sfortunato villaggio medievale di Tripergole.

Ciò non di meno il Monte Nuovo non manca di offrire ai visitatori alcuni ruderi "archeologici", benché cronologicamente molto più recenti, inquadrabili nella sua storia cinquecentenaria.
 
BALNEAM TRIPERGULAE

Una ricostruzione precisa della situazione topografica in epoca romana è mostrata da un plastico esposto nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello aragonese di Baia, realizzato da archeologi e topografi rigorosamente sulla base di dati scientifici ed evidenze archeologiche:

- una veduta aerea delle strutture attualmente sommerse nel mare del Porto Giulio (due bacini con relativi moli; 
- una strada rettilinea fiancheggiata da numerosi magazzini; 
- un ampio cortile con una fila di stanze centrale, forse una caserma;
- una grande villa con ampio giardino centrale, forse la residenza dell'ammiraglio della flotta; ecc.).

Pietro da Eboli raffigurò come sopra le terme di Tripergule, ovvero il Balneum Tripergulae. Le terme romane, distrutte dall'eruzione del Monte Nuovo, erano caratterizzate da due stanze, in una delle quali ci si spogliava, mentre nell'altra ci si curava. Trovandosi il bagno presso il Lago d'Averno considerato fin dall'antichità l'ingresso al Regno dei Morti,

Pietro da Eboli possedeva una certa conoscenza medica, probabilmente acquisita a Salerno, dove fiorì la prestigiosa Schola Medica Salernitana, la più nota università medica del mondo, e pure la più grande risorsa di esperienza medica dell'Europa occidentale.

Pietro scrisse prima del 1197 il De Balneis Puteolanis dove descrisse i bagni termali dei Campi Flegrei sulla costa tirrena tra Napoli e Baia. Il poema include 35 epigrammi inspirati dalle iscrizioni scoperte su pietre antiche. Il poeta celebrò le virtù terapeutiche di 35 bagni comprese le malattie che questi erano deputati a curare. 


BIBLIO

- Cassiodoro - lettera di Teodorico a Sabiniano -
- Velleio Patercolo - Historiae Romanae ad M. Vinicium -
- Cassio Dione Cocceiano - Historiae Romanae -
- S. Mazzella - Sito et antichità della città di Pozzuoli e del suo amenissimo distretto - Napoli - 1591 -
- G. Locatelli - Del Porto di Ostia e della maniera usata dai Romani nel fabbricare i porti nel Mediterraneo - Dissertazioni - Roma - 1750 -
- Antonio Parascandola - I fenomeni bradisismici del Serapeo di Pozzuoli - Napoli - 1947 -
- Ferdinando Castagnoli -Topografia dei Campi Flegrei - I Campi Flegrei nell'Archeologia e nella Storia - Atti dei Convegni Lincei - Roma - 1977 -

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