SEPOLCRO DI LARGO TALAMO



L'ESTERNO DEL SEPOLCRO

Il sepolcro di Largo Talamo in via Collatina risale alla prima metà del I secolo d.c. ed è collocato nella zona del Quartiere Tiburtino meglio nota come San Lorenzo, realizzato in epoca Romana con diversi interventi successivi.

Si tratta di una struttura rinvenuta durante alcuni scavi nel 1935 in un cantiere per la costruzione di fognature all’angolo tra via dello Scalo S. Lorenzo e via dei Sardi, a circa 5 metri di profondità, lungo quello che era il tracciato dell'antica Via Collatina e successivamente della Via di Malabarba.

Il monumento era posto lungo l’antica via Collatina, che iniziava a Porta Tiburtina e seguiva un percorso ricalcato fino al ‘900 dal Vicolo di Malabarba. Il primo tratto della via Collatina è ancora riconoscibile all’interno del quartiere di S. Lorenzo nella diagonale di Via dei Falisci, Largo degli Osci, via degli Apuli, dove i palazzi sono stati costruiti prima che fosse attuato il piano regolatore del 1909.

IL MONUMENTO LLA FINE DEL 1800

VIA DI MALABARBA

Via di Malabarba era una strada, oggi non più esistente, che sorgeva nel territorio del Quartiere Tiburtino, e partendo dalla Porta San Lorenzo, quella da cui aveva inizio anche la Via Tiburtina, passava nell'area attualmente occupata dal Quartiere San Lorenzo e, passando a sud dell'area del Verano, raggiungeva Casal Bertone e da lì si congiungeva alla Tenuta di Pietralata.

Il nome della strada deriva da una mola presso un Oratorio di Santa Barbara, pertanto Mola di Santa Barbara corrotta in Mola Barbara e poi in Malabarba. 

Il tracciato di Via di Malabarba doveva corrispondere al primo tratto della Via Collatina che, uscendo da Porta Tiburtina, conduceva infine all'antica città di Collatia.


IL MONUMENTO

Il monumento funebre di largo Talamo era costituito in origine da un basamento costituito di lastre di travertino, cui era sovrapposta una struttura cilindrica. Il sepolcro venne coperto da un edificio poi abbattuto, smontato e ricostruito in largo Eduardo Talamo. 

La struttura era realizzata con un podio a base quadrata di 5,5 metri di lato per 2,7 metri di altezza con al di sopra un basso tamburo cilindrico; podio e tamburo erano in "opus cementitium" (una tecnica edilizia inventata dai Romani. dove la malta era composta da calce mescolata con sabbia). 

L'introduzione del cementizio avviene agli inizi del III secolo, e i muri venivano interamente rivestiti all'esterno in "opus quadratum" (sovrapposizione di blocchi squadrati a parallelepipedo di altezza uniforme, messi in opera in filari omogenei con piani di appoggio continui) in travertino.

L’ingresso del sepolcro era rivolto a sud ed il lato principale ad ovest; su quest’ultimo era posta una panchina in travertino con sostegni a zampa di leone e l’iscrizione con indicate le misure della tomba:
In Fr(onte) P(edes) XXXII
In Agr(o) P(edes) XX.
Dal lato dell’ingresso era il vestibolo, un vano di XII piedi di larghezza, successivamente riutilizzato come colombario di cui non resta traccia.

L'INTERNO
Sulla fronte la maggiore lunghezza del lato era data dalla presenza di un piccolo vano che fungeva in origine da vestibolo, poi riutilizzato come colombario, quando dopo un passaggio di proprietà, il nuovo possessore decise di dedicarsi alla speculazione funebre, attività commerciale abbastanza remunerativa nell’antica Roma.                                                                              Fu poi interrato nella tarda antichità. Della cella circolare manca il pavimento, mentre è parzialmente conservato il bancone che correva tutt’intorno, dedicato ai banchetti funebri.                                                                                                    
Sono anche conservati i pilastri di travertino sormontati da pulvini (elementi architettonici a forma di tronco di piramide rovesciata, posti tra il capitello e l'imposta dell'arco) su cui si impostava la copertura a volta o a cupola, andata poi distrutta.
Tra i pilastri vi sono delle nicchie con incassature rettangolari (dette formae), nelle quali, al momento della scoperta, furono trovati due cinerari ed una sepoltura ad inumazione.

All’interno del sepolcro la cella aveva la parete in opus reticolatum, e le quattro nicchie erano ricavate in corrispondenza dei 4 angoli del podio con un sedile in travertino addossato alla parete circolare; tra le nicchie erano disposti 4 pilastri in travertino che sorreggevano la volta. Nelle nicchie si trovarono alcune urne e uno scheletro.

Il sepolcro venne riutilizzato secoli dopo per due sarcofagi in terracotta rivestiti di intonaco e marmo con bolli laterizi risalenti al 180-212 d.c.. L’intera cella e il sedile erano rivestiti con intonaco rosso con fasce più scure agli angoli e decorazioni di rombi e festoni floreali alternati alle nicchie e ai pilastri; questi ultimi erano intonacati in bianco con fasce scure agli spigoli.

Al di sopra, sempre all’altezza delle nicchie, correva un fregio su sfondo bianco di quadratini con un punto al centro e una zona bianca ornata di foglie e fiori; le pitture sopra le nicchie erano già semidistrutte al momento della scoperta. Al centro della stanza c'è un pozzo circolare con copertura in travertino per il drenaggio dell’acqua piovana.

Si è conservato l’intero rivestimento in travertino del podio mentre del tamburo sono stati trovati due frammenti della cornice di base e del fregio posto in cima; non è stato ritrovato il pavimento; in conseguenza del trasporto gli intonaci con gli affreschi sono andati tutti completamente distrutti come pure il nucleo cementizio e l’opera reticolata dell’interno. 

Al momento della scoperta durante lo sterro dell’ambiente completamente interrato furono trovati numerosi oggetti: un’ara, statuette, vasi fittili e in vetro, anelli. L’ara ha permesso di identificare i proprietari della tomba, i due fratelli Pomponii, appartenenti a una gens plebea di origine sabina, che si vantava di discendere da Numa Pompilio e a cui apparteneva lo straricco Attico, amico fraterno di Cicerone.

Nella ricostruzione del 1935 venne ripristinata la sola opera quadrata del podio; il tamburo in cemento dovrebbe essere stato ricostruito in epoca contemporanea. Il sepolcro è analogo ad altri mausolei risalenti al I secolo a.c.. Quando venne ritrovato, il mausoleo venne trasferito nel luogo dove adesso si trova, in largo Eduardo Talamo. Il 19 luglio del 1943 il sepolcro fu colpito nel bombardamento di S. Lorenzo e nel dopoguerra fu rimontato, sebbene molto danneggiato, nella forma in cui lo vediamo oggi.

I REPERTI

Nei lavori di scavo vennero rinvenuti numerosi reperti tra cui;
- una piccola ara con una dedica alla famiglia Pomponia, probabile proprietaria del sepolcro.
- una statuetta femminile in marmo,
- il bronzetto di un pigmeo nell’atto di scagliare un giavellotto,
- due lucerne,
- molte monete,
- anelli.

Attorno all'edificio erano stati ritrovati alcuni colombari, che in periodi successivi sono stati sovrastati dalla costruzione di vari edifici. 


BIBLIO

- Samuel Ball Platner - The topography and monuments of ancient Rome - I edizione 1904; II edizione 1911 - Boston - Allyn & Bacon -
- N. Purcell - Tomb and Suburb - Gräberstraßen - 1987 -
- Boris Pahor - Necropoli - trad. Ezio Martin - revisione di Valerio Aiolli - prefazione di Claudio Magris - Fazi Editore - Roma - 2008 -
- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana - 1893 -
- Antonio Bosio - Roma sotterranea - Roma - 1632 -



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