GAIO ATEIO CAPITONE - G. ATEIUS CAPITO



ATEIO MALEDICE CRASSO CHE VA A FARE UNA GUERRA PARTICA DISASTROSA

Nome: Gaio Ateio Capitone, ovvero Gaius Ateius Capito
Nascita: 38 a,c,
Morte: 22 d.c.
Padre: Gaio Ateio Capitone
Console suffetto: anno 5 d.c.
Gens: Ateia
Professione: giurista

Figlio di Gaio Ateio Capitone, il tribuno della plebe che nel 55 a.c. ostacolò ed esecrò pubblicamente Marco Licinio Crasso che andava a combattere i Parti procurando a Roma una delle più grandi sconfitte della sua storia. Fu uno dei più distinti giuristi dell'età augustea, che fu console suffectus nell'anno 5.

Capitone divenne il più insigne giurista della prima età imperiale alla pari del suo più famoso rivale, Marco Antistio Labeone, ovvero Marcus Antistius Labeo (... – 10 o 11), dal quale si differenziava sia per le opinioni politiche, sia nei concetti della giurisprudenza.

Roma fu civilissima proprio perchè i suoi studiosi si applicavano per migliorare le fonti del diritto, onde dare ai cittadini una possibilità di uguaglianza almeno nei diritti fondamentali. In tal senso Roma fu la massima civiltà antica, civiltà che riportò non solo nel diritto ma anche nell'arte pittorica, scultorea, poetica, letteraria, storica e architettonica ancora oggi insuperate. 

Capitone e Labeone fondarono le due più importanti scuole di diritto della Roma antica, caratterizzate da un differente approccio al diritto (Cfr. D.1.2.2.47):
- la scuola dei Sabiniani, fondata da Ateio Capitone, si distingueva per un atteggiamento maggiormente conservatore rispetto al diritto.
- la scuola dei Proculiani, fondata da Labeone, caratterizzata da un atteggiamento più innovatore nei confronti del diritto da parte dei suoi adepti.

A questo proposito si racconta un aneddoto:
"Un barbiere che operava all’aperto, al di fuori della sua bottega, serviva un cliente radendolo sul marciapiede del foro; dei bambini, giocando fra loro, tirano una pallonata maldestra che colpisce la mano del barbiere che disgraziatamente taglia la gola dell’avventore. 
Il barbiere era responsabile della morte del cliente?
Se oggi la risposta può sembrare piuttosto scontata, altrettanto non era all’epoca: i Sabiniani ne sostenevano, infatti, l’innocenza, indicando come causa, piuttosto, il comportamento sprovveduto del cliente a farsi radere in un luogo esposto.
Molto più ragionevolmente la scuola di Labeone, ovviamente, sottolineava come fosse l’esercente dell’attività il responsabile, in quanto doveva svolgere la sua attività in luoghi idonei e sicuri, scegliendoli ed operando secondo la normale diligenza
."

Labeone si dimostrò più conservatore e difensore degli ideali repubblicani, Capitone aderì prontamente al nuovo ordine costituzionale romano legandosi ben presto ad Augusto, l'imperatore di Roma. Le sue idee politiche gli garantirono il favore di Ottaviano che lo ricompensò facendolo accedere al consolato (sebbene solo come consul suffectus) all'età di 43 anni, nel 5 d.c.

Tacito ci fornisce un giudizio alquanto negativo di Capitone, proprio in raffronto al rivale Labeone:
« Labeone serbava incorrotto il senso della libertà e godeva per questo di più larga rinomanza, mentre la condotta ossequiosa di Capitone lo rendeva più caro ai dominatori. Al primo, appunto perché non salì oltre la pretura, questa ingiustizia procurò maggior considerazione: il secondo, per avere ottenuto il consolato, si attirò l'odio che nasce dall'invidia. »
(Annales, III, 76)

Non si può però dimenticare che il dominio degli imperatori romani dette all'Impero un impulso notevolissimo non solo nell'estensione ma pure nei commerci, nelle innovazioni, nelle scoperte di terre e di scienza, di leggi e di diritto, di matematica e di medicina, di arte e di architettura.

LABEONE IL RIVALE DI CAPITONE

IL PEGGIOR NEMICO DI ATEIO

Iniziò circa duemila anni fa da alcune ambigue insinuazioni di Tacito, che hanno trasformato Capitone in un cortigiano ambizioso e corrotto e nota altresì che Capitone discendeva da un avo che era stato centurione di Silla e da un padre che non era andato oltre la carica di pretore, insomma un uomo da poco che nulla aveva a che vedere un homo novus perchè era pure un tradizionalista.



LE OPERE

Tutte le opere di Capitone sono andate perdute, purtroppo vi fu con il cristianesimo una devastazione totale di tutti i libri o scritti in quanto ritenuti pagani e fuorvianti dalla religione che, al contrario della religione pagana, prevaleva su ogni campo. Pertanto di queste preziose opere se ne conosce solo il titolo attraverso la citazione di autori della tarda antichità:

- De pontificio iure (Sulla legge del pontificato), di almeno sei libri;
- De iure sacrificiorum (Sulle leggi sui sacrifici);
- Coniectanea (Varie) almeno nove libri su tematiche varie;
- De officio senatorio (Sul ruolo senatorio)
- Un'opera il cui titolo è sconosciuto sugli auguri;
- Epistulae (Lettere).


BIBLIO

- Theodor Mommsen - Diritto pubblico romano - V volumi - 1888 -
- Theodor Mommsen - Diritto penale romano - 1899 -
- Theodor Mommsen - Codex Theodosianus - editore critico con Paul Meyer - 1905 -
- Alexander e Barbara Demandt - Storia di Roma imperiale. Dagli appunti delle lezioni del 1882/86 di Sebastian e Paul Hensel - 2004 -
- Melillo G., Palma A., Pennacchio C. - Labeone nella giurisprudenza romana. Le citazioni nei giuristi successivi, le Epitomi, i Pithana, i Posteriores - Edizioni scientifiche - 1995 -
- De Martino Francesco - Storia della Costituzione romana - ed. Iuvene - 1975 -


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