Nel culto dell'Antica Roma lucus e nemus indicano il Bosco Sacro, Lucus è la radura (anche creata dall'uomo, ma seguendo un rituale rispettoso delle divinità del bosco, come spiega Catone) o perché in generale è la parte del bosco dedicata al culto.
In epoca arcaica, anche i templi urbani potevano avere un proprio lucus, che poi con l'espansione degli edifici veniva gradualmente ridotto ad un piccolo gruppo di alberi ma riguardato con molta cura; erano invece più diffusi nei santuari rurali o suburbani. Oltre alle epigrafi dedicatorie, altre fonti per una storia dei boschi sacri a Roma sono quelle letterarie.
IL LUCUS EGERIAE
Via di Villa Fonseca, va da via Amba Aradam (Rione Monti) a via di S. Erasmo (Rione Monti) prende il nome dalla villa Fonseca (scomparsa) che fu di proprietà dell'archiatra (medico personale) di Papa Innocenzo X, oggi la zona a giardino è molto ridotta e non è visitabile perché è di proprietà del Ministero della Difesa.
Il Lucus Egeriae era il bosco della ninfa Egeria e comprendeva una grotta e un ninfeo, Lucus Egeriae. Era situato nella vallis Egeriae, che si stendeva da est ad ovest tra la falda meridionale del Celio e la settentrionale del colle oggi chiamato Monte d'Oro, dall'odierna villa Mattei, lungo la via delle Mole di s. Sisto e della Ferratella.
Il lucus ed il ninfeo di Egeria si devono distinguere dal lucus e dal ninfeo delle Camene. Il ninfeo di Egeria stava infatti nella parte inferiore della villa Fonseca e restò visibile fino alla distruzione di questa villa. Ancora si possono vedere le acque, che appaiono oggi nell'orto inferiore della villa Mattei, e precisamente nel ninfeo-bagno all'angolo di via s. Sebastiano e via delle Mole di s. Sisto.
Ivi pure, quindi, si deve collocare il boschetto sacro, celebre per i notturni convegni di Numa con la ninfa Egeria. Giovenale si lagna che alla grotta naturale posta in mezzo al bosco, avessero sostituito un brutto ninfeo artificiale. Noterò da ultimo che la grotta ed il lucus di Egeria di Roma sono una evidente duplicazione, o meglio imitazione di quelli non meno celebri di Aricia, da cui il culto di Egeria è emigrato in Roma.
Si trattava di una villa sul colle Celio, di grandi dimensioni, il Nolli ne fece una pianta nel 1748, si trovava tra le vigne dell'attuale Ospedale di San Giovanni in Laterano e l'attuale via di Santo Stefano Rotondo vie che fanno parte del Rione Monti, di fronte alla palazzina a pianta rettangolare con un'ala a squadra sul fianco destro.
Lì sorgeva una mezza esedra con una piccola fontana centrale, il giardino di forma geometrica, che era interrotto agli incroci dei viali da piccole piazzette a pianta circolare con motivi d'acqua e scene scultoree.
NOI VENERIAMO LE SORGENTI DEI GRANDI FIUMI
Se si presenta al tuo sguardo un bosco sacro, denso di alberi vetusti che superino l’altezza ordinaria, un bosco che, protendendo i rami a loro reciproca protezione, sembri allontanare la vista del cielo, quell’elevazione selvosa, quell’appartata solitudine del luogo, quella meravigliosa ombra così densa e ininterrotta in pieno spazio, tutto ti fa fede di un afflato divino.
Se si presenta al tuo sguardo un bosco sacro, denso di alberi vetusti che superino l’altezza ordinaria, un bosco che, protendendo i rami a loro reciproca protezione, sembri allontanare la vista del cielo, quell’elevazione selvosa, quell’appartata solitudine del luogo, quella meravigliosa ombra così densa e ininterrotta in pieno spazio, tutto ti fa fede di un afflato divino.
E se un monte su rocce ben addentro corrose è tenuto sospeso da uno speco non artificiale, ma scavato di mano della natura fino a raggiungere un’ampiezza così smisurata, la tua anima sarà colpita da un profondo senso religioso.
Noi veneriamo le sorgenti dei grandi fiumi; una improvvisa eruzione di un vasto fiume sotterraneo trova i suoi altari; si presta culto a sorgenti d’acque calde; ci sono stagni resi sacri dalla loro opacità o da profondità smisurate.
(Seneca - Lettere morali a Lucilio - lettera X)
RODOLFO LANCIANI
" Mi pare che spontaneo torni alla niente un altro lucus di esistenza storica, celebre pur esso per un antro ed una sorgente di acque freschissime e per i segreti colloqui di Numa con la ninfa Egeria, e che anzi da questa prende il nome.
Intendo alludere al lucus Egerìae nella valle omonima, e mi sembra evidente che la grande analogia tra questo ed il lucus Saxi porti alla seguente conclusione: o il lucus Saxi è nella mente dei poeti la stessa cosa del lucus Egeriae, e ciò per la non grande distanza che passa tra questo e l'Aventino; o il primo è una duplicazione poetica del secondo.
Forse il lucus abbracciava i luoghi di culto dell'antico pago aventinense, come il Saxum ne sarà stato il luogo di rifugio in caso di pericolo. "
- Giorgio Stara-Tedde - I boschi sacri dell'antica Roma - Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma - 1905 -
- Les bois sacrés - Actes du colloque international organisé par le centre Jean Bérand et l'Ecole Pratique des Hautes Etudes - Naples - Collection du Centre Jean Bérard - 1993 -
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