CULTO DI GIUNONE OPIGENA



GIUNONE

Inni Orfici:
"Racchiusa nei grembi cerulei, areiforme, era di tutto sovrana, 
beata compagna di Zeus, che offrì ai mortali brezze gradevoli 
che nutrono la vita, madre delle piogge, 
nutrici dei venti, origine di tutto.
Senza di te nulla conobbe affatto la natura della vita, perchè, 
mescolata all'aria santa, tutto partecipi,
infatti tu sola domini e su tutto regni, agitata sull'onda con sibili d'aria.
Ma, Dea beata, dai molti nomi, di tutto sovrana, 
vieni benevola rallegrandoti nel bel volto."

Giunone Opigena era in particolare colei che assisteva le partorienti, ovvero che aiuta nelle nascite. Trattasi della Dea Giunone o Iuno, da Ianua (la porta per entrare o uscire, vita o morte, inizio e fine), antica divinità italica, legata al ciclo lunare come dimostra il suo diadema a mezza luna, alla natura, alla sessualità e al parto. Spesso era rappresentata nell’atto di allattare, in uno specchio prenestino allatta Giove bambino, quindi una Dea Madre antecedente a Giove. 

Come tutte le Dee madri doveva essere vergine, partorire un figlio e poi accoppiarsi con lui da adulto. In Etruria Giunone era Uni, in triade divina con Tinia (Giove) e Menrva (Minerva). Si comprende che da qui derivi la triade capitolina, precedentemente tutta di linea maschile (Giove, Marte, Quirino). 

Nel mito greco invece, ormai patriarcale, diventa la moglie di Giove, e la lussuria con accoppiamento e prolificità della Grande Madre Natura passa al Dio Padre. Ora è Zeus che si accoppia con tutte, e lo fa nel modo peggiore, cioè con lo stupro, molto diffuso all'epoca, dove le leggi consentivano il reato e non difendevano la donna.

Giunone, Juno,  assunse il ruolo di Regina, sposando il re degli Dei Iovis, per cui perse la libertà sessuale, costretta suo malgrado al matrimonio. Nel mito rimaneggiato è lei a chiedere lo sposalizio a Giove, nei miti precedenti invece è Giove che la obbliga, poichè il matrimonio è istituzione maschile. Lo testimonia nel V sec. a.c. la tragedia delle Danaidi che minacciano di impiccarsi piuttosto che sposarsi nelle Supplici di Eschilo:

Tutto ciò ch’è fatale accadrà:
di Zeus non è valicabile
la mente senza confini.
Come per molte donne che ti precedettero
Con le nozze si concluderà il tuo destino. 

(Eschilo - Le supplici)

Nelle Eumenidi di Eschilo le Erinni piangono perchè le donne, e per prima Giunone, devono sottoporsi al volere dei maschi che impongono loro il matrimonio. La donna da libera, come libero era il maschio nella scelta del partner, doveva sposarsi in monogamia ed essere fedele, mentre il maschio non era tenuto alla fedeltà. 

GIUNONE HERA

IL CULTO ROMANO

Con Giove e Minerva Giunone formava la Triade Capitolina, che costituiva il culto nazionale del popolo romano. A lei era dedicato il mese di giugno, Iunius. La Dea simboleggiava anche la fecondità della terra e le era sacro il cuculo poiché si pensava annunziasse con il suo canto l’arrivo della pioggia che rende fertile il terreno: per questo Zeus, per dichiarare il suo amore a Giunone, aveva scelto di prenderne le sembianze.

Come protettrice del matrimonio, dell’amore coniugale e del parto, il suo culto venne professato specialmente dalle donne, anche se Giunone col marito non se la cavava molto bene, visti i di lui tradimenti, ma era un esempio di sopportazione per le spose molto caldeggiato dai romani maschi.

Cantò Catullo:
Quante volte fu Giunone, la Regina,
a soffocare, comprensiva, il giusto sdegno,
di fronte ai troppi tradimenti del marito!


Fu rappresentata in atteggiamento regale come una donna di grande bellezza e dall'aspetto piacevolmente florido. A Roma non aveva un sacerdozio proprio, ma era ufficialmente servita dalla “regina”, ossia la moglie del “re sacrale”, la Regina Sacrorum, e dalla Flaminica, la moglie del Flamen Dialis, il sacerdote pubblico di Giove. Simbolicamente così importante che alla sua eventuale morte il marito flamen perdeva la sua carica.

Giunone Opigena è un aspetto della Grande Dea Madre romana Giunone, in quanto Dea del parto e figlia della Dea della Terra Ops. Opigena significa "Figlia di Ops", cioè partorita da Ops, personificazione dell'abbondanza della terra o dei raccolti; equiparata alla greca Rea, madre di molti Dei dell'Olimpo, tra cui Era, con cui Giunone era identificata. Il nome Ops  è anche il nome di Copia, Dea dell'abbondanza.

In quanto figlia di una Dea Madre, Giunone Opigena supervisionava il parto e il travaglio e proteggeva le donne in questo momento difficile. Essendo figlia di una Dea dell'abbondanza e della fertilità, era anche invocata per concedere alle donne famiglie numerose e prosperità. A volte viene chiamata assistente di Lucina, una Dea della luce e della nascita, ma anch'essa identificata con Giunone.



BIBLIO

- Publio Ovidio Nasone - Metamorfosi -
- Gabriella D'Anna - Dizionario dei miti - ediz. Newton&Compton - Roma - 1996 -
- Samuel Ball Platner - Aedes Junonis Lucinae - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Londra Oxford University Press - 1929 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Laura Rangoni - La grande madre - Il culto del femminile nella storia - Milano - Xenia - 2005 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998 -


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