GIUNONE REGINA
Inni Orfici:
" Racchiusa nei grembi cerulei, aereiforme, era di tutto sovrana, beata compagna di Zeus,
che offrì ai mortali brezze gradevoli che nutrono la vita, madre delle piogge, nutrici dei venti, origine di tutto.
Senza di te nulla conobbe affatto la natura della vita, perchè, mescolata all'aria santa, tutto partecipi,
infatti tu sola domini e su tutto regni, agitata sull'onda con sibili d'aria.
Ma, Dea beata, dai molti nomi, di tutto sovrana, vieni benevola rallegrandoti nel bel volto."
Hera, ovvero Era, ovvero Giunone, il cui nome significa “signora”, era figlia, come Zeus, di Cronos e Rea, di lei si innamorò Zeus, ovvero Giove che però non era bravo a corteggiare, per cui invece di palesarle i suoi sentimenti, in un un giorno d’inverno, mentre Era filava, si trasformò in cuculo, entrò dalla finestra e le si posò sulla spalla. Dopodiché riprese le sembianze del Dio, e la costrinse a sposarlo. Il perchè si fosse presentato come cuculo resta un mistero.
Le nozze avvennero all’arrivo della primavera, e Giunone venne incoronata Regina degli Dei. La Dea simboleggiava anche la fecondità della terra e le era sacro il cuculo poiché si pensava annunziasse con il suo canto l’arrivo della pioggia che rende fertile il terreno. Fu per questo venerata come protettrice del matrimonio e dell’amore coniugale a simbolo della fedeltà; il suo culto venne professato dalle donne, che proteggeva al momento del parto.
Vi era comunque corrispondenza quasi totale tra la Giunone italica e la Era greca. Per i popoli italici Iuno o Giunone era, tra l’altro, la dea della luce mattutina, e quindi dell’atmosfera, come per i greci. Ebbe vari appellativi come: verginale, matronale, pronuba, coniugale, lucina, ma fu anche protettrice dello stato, assumendo così anche carattere politico.
GIUNONE POLIADE
Come poliade, Dea della città, Dea politica si interessò dei popoli e delle fazioni:
"
Ma dall’inachia Argo, ecco, veniva
la fiera sposa di Giove, le vie dell’aria teneva:
e lieto Enea fin dal cielo lontano, dal siculo
capo Pachino la dardana flotta scoperse.
Alzar già case li vede, fidarsi ormai della terra,
lasciar da parte le navi. Si fermò, con acuto dolore,
poi scuotendo la testa così sfogò il cuore in parole:
«Ah la razza odiosa e contrari ai miei fati
i fati dei Frigi! Perirono forse nelle pianure Sigèe?
Vinti, forse si arresero? O Troia, ardendo, i suoi uomini
arse? In mezzo alle schiere, in mezzo alle fiamme
hanno trovato la via. Ma, credo, la mia potenza alla fine
giacque esausta o, sazia d’odio, io volli fermarmi!
Anzi, privi di patria, anche fra l’onde, implacabile
volli inseguirli, ai fuggiaschi per tutto il mare mi opposi.
Consunte contro i Troiani del cielo e del mare ho le forze."
IUNO PRONUBA
Nel mito italico-romano, pur copiando molto quello greco, la Iuno italica, già madre e moglie di Ianus, Giano, col nome di Ianua (la porta), fu Dea dell'inizio e della fine, a cui era dedicato l'inizio dell'anno Ianuarius, Gennaio, sostituita da Giano in questo aspetto. Come Dea dell'inizio e della fine si interessava delle nascite e per attivarle in modo consono proteggeva i matrimoni e le spose.
In tal senso favoriva i matrimoni, le cerimonie nuziali, la buona disposizione d'animo della sposa, la sua vestizione ed acconciatura, l'organizzazione della cerimonia sacra e del banchetto nuziale, ma soprattutto, come avrebbe fatto una brava madre, si occupava dello stato d'animo della sposa, infondendole fiducia, speranza e buona disposizione d'animo per lo sposo, affinchè le nozze avessero un lieto fine.
Nell’antica Roma, la matrona che assisteva la sposa nella cerimonia nuziale; doveva essere di onesti costumi e univira (non passata a seconde nozze) ma era pure un epiteto delle divinità femminili protettrici delle nozze, soprattutto di Giunone. Pronuba veniva dal verbo nubĕre «sposare», relativo però alla donna.
Pronubo era chi assisteva lo sposo nella cerimonia nuziale, ma di lui Giunone non si occupava. Si riteneva che il periodo ideale per la celebrazione del matrimonio fosse la seconda metà di giugno, mese sacro appunto a Giunone Pronuba, divinità protettrice delle nozze.
GIUNONE PARANINFA
Ma c'era un altro aspetto di Giunone pronuba, cioè a favore delle nozze, ed era che la dea si adoperava perchè le nozze avvenissero, perchè la fanciulla fosse impalmata da un buon marito. pertanto la Dea era invocata dalle fanciulle affinchè non restassero nubili. poi gli Dei romani decaddero insieme all'impero romano, ma le fanciulle avevano bisogno di pregare una Dea che procurase loro delle fauste nozze, per cui Giunone Pronuba venne sostituita da Santa Rita da Cascia.
BIBLIO
- Arici Cesare - Inno festivo a Giunone Pronuba di Bachillide poeta greco volgarizzato - «Per le faustissime nozze di Odoardo Donismondi e Angela Martinengo», da Francesco Martinengo padre della sposa - ed. Niccolò Bettoni - Brescia - 1811 -
- Publio Ovidio Nasone - Metamorfosi -
- Gabriella D'Anna - Dizionario dei miti - ediz. Newton&Compton - Roma - 1996 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Laura Rangoni - La grande madre - Il culto del femminile nella storia - Milano - Xenia - 2005 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998 -
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